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(Imagoeconomica)
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Dai e dai la fine del Ramadan diventerà Festa Nazionale

Come previsto, dalla scuola di Pioltello si sta allargando il numero di scuole, università e persone che chiedono pari trattamento per la festa cara all'Islam. E, se andassimo avanti a ragionare così, il finale è scritto

Fanno bene gli studenti universitari musulmani che stanno chiedendo la chiusura degli atenei per la Festa di Fine Ramadan di domani. Fanno bene per una semplice questione di equità sociale: se gli studenti musulmani della famosa scuola di Pioltello fanno festa perché non possiamo fare lo stesso anche loro? Cosa sono, musulmani di rango minore? Non meritano la stessa attenzione degli altri? Guai, qui siamo contro ogni discriminazione, quindi domani chiudiamo anche le università.

E chi lavora? Perché un adulto che sta in fabbrica o in ufficio dev’essere trattato diversamente rispetto agli studenti? Cosa sono, musulmani di rango minore? Non meritano la stessa attenzione degli altri? Guai, qui siamo contro ogni discriminazione, quindi domani chiudiamo anche fabbriche ed aziende come fosse domenica.

E le altre feste dell’Islam? Perché non rispettare il venerdì, giorno della preghiera? Cosa vogliamo fare, distinzioni tra una festa e l’altra? Non è irrispettoso farli lavorare e studiare in quello che è il giorno più importante della loro religione? Qui siamo contro ogni discriminazione, siamo per l’accoglienza, quindi da settimana prossima il venerdì diventa giorno di festa: niente scuola, lavoro, solo festa.

Scherziamo, ma non troppo, leggendo quanto sta succedendo in Italia, leggendo degli studenti che hanno chiesto ai loro rettori il medesimo trattamento-Pioltello. Dove, immaginiamo quanto siamo orgogliosi della loro iniziativa mostrata a tutta Italia con la testa alta ed il sindaco a fare lezioni di accoglienza ed apertura al resto del Paese.

Quanto però successo dimostra, come avevamo scritto settimane fa, il vero errore che stava dietro la chiusura della scuola per la fine del ramadan: si è creato un precedente che, come accade sempre in Italia, fa legislazione e diventa la regola.

C’è chi continua a giustificare questo parlando di «arricchimento» per ciascuno di noi. Qualcuno mi dovrebbe spiegare in cosa consiste questo arricchimento concretamente se non con il dare la possibilità ai ragazzi della scuola di Pioltello di dormire fino all’ora che vogliono, senza puntare la sveglia alle 7. Anche perché proprio la situazione di Pioltello, intesa come scuola e città, dimostra che le difficoltà dell’integrazione sono enormi e soprattutto insuperabili se da entrambe le parti non c’è la volontà di incontrarsi. Ed i genitori che abbiamo incontrato fuori dalla scuola raccontano di un tessuto sociale dove in realtà gli italiani sono sottomessi, attaccati, in difficoltà.

Nessuno è contro l’islam, o le altre religioni. Quello a cui sono contrario sono le imposizioni fatte in nome della parità che invece sono un chiaro segnale di debolezza; sono contrario alle scelte fatte per guadagnarsi qualche copertina di giornale o un passaggio in tv. L’integrazione si fa, per prima cosa, non concedendo trattamenti di favore ma trattando tutti alla stessa maniera rispettando le nostre regole, tradizioni e calendari scolastici.

Anche perché qualcuno ci deve spiegare ad esempio perché non vengono rispettate e festeggiate le date care agli ebrei, ai buddisti, agli indù, ai seguaci di qualsiasi altra religione. Qui siamo contro ogni discriminazione, quindi che si rispettino tutte le feste, di tutti.

Ps. Ultima domanda: nelle università ormai o si occupa in nome della Palestina o si chiede la chiusura delle lezioni in nome dell’Islam. Quand’è che si studia?

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Andrea Soglio