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La crisi senza fine della Ferrari

La macchina del 2023 non funziona, Vasseur incolpevole e una proprietà distante dal suo simbolo più conosciuto, il futuro di Leclerc: ecco perché la Rossa sta vivendo il momento più difficile degli ultimi trent'anni

La peggiore Ferrari degli ultimi trent'anni. Forse. E, soprattutto, una Ferrari dentro un tunnel buio di cui non si scorge la fine in tempi accettabili perché il fallimento del progetto tecnico della SF-23, affondata a Jeddah dopo essere naufragata al debutto in Bahrain, allunga un'ombra sinistra non solo sul 2023 appena iniziato. A sostenerlo non è uno dei milioni di tifosi delusi del Cavallino ma Leo Turrini, la firma più riconosciuta e riconoscibile nel panorama delle quattro ruote. Di chi è la colpa? E come se ne esce? Panorama lo ha chiesto a un uomo che conosce bene i meccanismi che regolano la vita e le stagioni di Maranello. La risposta non è confortante.

In Arabia Saudita è naufragata anche l'ultima illusione che per la Ferrari possa essere una stagione normale?

"Temo proprio di sì, credo sia il momento più buio della storia recente del Cavallino. Mi riferisco alla Formula Uno perché l'azienda va benissimo, ma dico questo perché siamo in presenza di un progetto tecnico che non funziona per usare un eufemismo. La macchina ha sempre gli stessi problemi, sul giro secco non è lontana dalla Red Bull ma in corsa dura tre giri e a questo discorso tecnico si somma il resto".

Che è quanto è accaduto negli ultimi mesi nei box

"E' un disagio organizzativo pesantissimo perché è stata presa una decisione senza senso cambiando il capo del reparto corse non nei tempi giusti, dando a Vasseur il tempo di conoscere le persone dello staff e lavorare sul progetto, ma fuori tempo massimo. E' arrivato a Maranello il 10 gennaio e chi vive la Formula Uno sa che una macchina è preparata 6-8 mesi prima".

Il risultato è quello che stiamo vedendo oggi?

"Lui è in una condizione così: non c'entra nulla con la Ferrari di questa stagione, deve rifarsi uno staff, il capo dell'aerodinamica se n'è andato dopo il primo gran premio e lo scenario è sconfortante".

Milioni di tifosi della Ferrari si devono rassegnare al cosiddetto anno di transizione?

"Parlare di anno di transizione è improprio. Nel 2020 e 2021 dell'era Binotto la Ferrari aveva annunciato che avrebbe concentrato tutte le risorse sull'anno del cambio dei regolamenti e nel 2022 paradossalmente qualcosa di buono si è visto. Poi troppi errori e un motore troppo fragile. Ora arrivi al 2023, con le regole identiche, sei concentrato dalla fine dell'estate quando hai sospeso gli aggiornamenti, e gli esiti sono questi. Non vedo prospettive a breve".

Non c'è luce in fondo al tunnel?

"Vasseur dovrà cambiare la squadra e cercare ingegneri da fuori, ma ci sono norme per le quali se anche convincessi Newey a mollare la Red Bull e venire a Maranello, per un anno non potrebbe comunque lavorare e poi inciderebbe dal 2024 sulla macchina del 2025. Uno scenario da brividi".

Le parole di Elkann sul ritorno alla vittoria entro il 2026, che avevano fatto arrabbiare tutti, rischiano di trasformarsi quasi in un auspicio privo di contenuti?

"Quella frase è stata detta prima della gara di Monza, l'ultima in cui il presidente ha parlato pubblicamente di Formula Uno non essendosi nemmeno presentato, in nessuna forma, alla presentazione di questa macchina. Si è come defilato. Forse sapeva o presagiva qualcosa quando faceva il riferimento al record del 21 anni senza titolo da non superare. Però fammi dire una cosa su Elkann e sulla presidenza".

Dimmi...

"Sono molto insoddisfatto di questa presidenza perché la Formula Uno ha la necessità di avere un leader che dia l'impronta. Non è che Montezemolo facesse lui l'auto e nemmeno Marchionne, di cui si può parlare malissimo ma quando è venuto a mancare la Ferrari era in testa ad entrambe le classifiche mondiali,. Questo presidente non ha nelle sue corde la passione per le corse e questo non è positivo. La Ferrari è passione, sentimento, emozione e c'è bisogno che chiunque ci lavora, dal top all'ultimo degli uscieri, deve avvertire l'orgoglio di essere parte di questa storia".

Leclerc ha lo sguardo basso di chi ha capito di aver buttato via un altro anno

"Parla il linguaggio del corpo. Sta vivendo una frustrazione profondissima perché è innamorato della Ferrari, si è identificato totalmente con la causa accettando stagioni in cui se andava bene poteva fare due podi al massimo, scommettendo sul progetto. L'anno scorso si è illuso come tutti, adesso lo vedo in uno stato di prostrazione".

Ha un contratto che scade nel 2024, sono mesi di grandi riflessioni

"Nelle gare gli accordi importanti si fanno con largo anticipo. E' strano che nessuno senta la necessità di considerare il suo rinnovo una priorità. E' vero che c'è l'urgenza di un auto che non va, ma bisogna dare un segnale".

Che Leclerc abbia dubbi è normale, no?

"Posso evocare la storia di Alesi, arrivato in Ferrari nel 1991 a furor di popolo quando era considerato l'erede di Senna. Lo volevano tutti, lui stracciò un precontratto con la Williams perché sognava di correre per la Ferrari. Capitò dentro un periodo buio di scarsa competitività che mi ricorda quello di oggi e alla fine il treno era passato e non trovò mai più una collocazione da leader in un top team. Temo che Leclerc si stia facendo qualche domanda: se non corra il rischio di essere non il nuovo Schumacher ma l'Alesi del terzo millennio. E non per colpa sua".

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Giovanni Capuano