La rivolta di Yevgeny Prigozhin
(Ansa)
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La rivolta di Yevgeny Prigozhin

Il leader della Wagner: “La guerra civile è iniziata”. E Mosca conferma di aver attivato le misure di sicurezza dopo che il gruppo paramilitare ha deciso di ribellarsi al comando militare russo

Che a Mosca stia succedendo qualcosa di inimmaginabile lo ammette persino la Tass che ha confermato che dalla notte scorsa a Mosca sono state messe in atto misure di sicurezza, dopo l'appello del leader del gruppo paramilitare Wagner Group a ribellarsi al comando militare russo. “Le misure di sicurezza sono state rafforzate a Mosca, i siti più importanti sono sottoposti a maggiore sicurezza, così come gli organi statali e le infrastrutture di trasporto”, ha affermato alla Tass un funzionario non identificato delle forze di sicurezza.

Ma che cosa ha spinto Yevgeny Prigozhin a rompere gli indugi e a dichiarare che “La guerra civile è iniziata”? Da mesi il proprietario del Wagner Group ha iniziato la sua personale battaglia contro i massimi esponenti dell’esercito regolare russo ed in particolare contro il capo di Stato Maggiore delle forze armate, Valery Gerasimov, e il ministro della Difesa, Sergej Shoigu accusati a più riprese di inefficienza prima e poi di non aver inviato munizioni ai suoi uomini a Bakmut e infine di averne causato la morte.

Quello che è poco noto è che Yevgeny Prigozhin ha più volte alzato il prezzo delle prestazioni della sua milizia, ma ad ogni sua richiesta Vladimir Putin ha risposto picche; anzi, secondo alcune fonti di intelligence, la milizia da qualche mese non riceverebbe quanto pattuito (almeno dieci milioni di dollari al mese). Tenuto conto che ogni miliziano guadagna tra i tre e i settemila dollari al mese non è difficile immaginare lo scontento di Yevgeny Prigozhin che è, prima di tutto, un imprenditore a cui poco importa della fedeltà alla bandiera o dei discorsi patriottici di Putin.

Secondo il sito russo Vazhnye Istorii, ripreso da Ukrainska Pravda, il Cremlino, resosi conto che Prigozhin con le dichiarazioni di ieri aveva rovesciato il tavolo, ha tentato di trovare un compromesso provando a fargli ritrattare le durissime dichiarazioni fatte contro i vertici militari russi. Secondo le fonti consultate, Prigozhin avrebbe ricevuto “una chiamata dall'amministrazione presidenziale, non da Putin, e gli è stato offerto di ritrattare, spiegando che i suoi messaggi erano opera di hacker che avevano falsificato la sua voce”. Yevgeny Prigozhin non si è certo intimorito dalla chiamata e ha rifiutato. A quel punto, Vladimir Putin ha ordinato di avviare l'inchiesta penale a suo carico e subito dopo il comitato nazionale antiterrorismo ha aperto un procedimento penale contro il capo di Wagner “per invito alla ribellione armata”, intimando a Yevgeny Prigozhin di “interrompere le azioni illegali”.

La rottura con il presidente russo si è consumata stamattina, quando Vladimir Putin ha parlato alla nazione e ha definito la rivolta armata lanciata dal Wagner Group: “Un colpo di pugnale alle spalle alle nostre truppe e alla Russia” ed ha assicurato che “per le gravi azioni di tradimento i responsabili la pagheranno”. Poi Putin ha affermato: “Difenderemo il nostro popolo e il nostro Stato da qualsiasi tradimento. Adesso si decide il destino del nostro popolo”. Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell'Interno ucraino, su Twitter scrive: “Prigozhin ha passato il Rubicone e non si fermerà fino a quando sarà fisicamente distrutto o avrà raggiunto i suoi obiettivi. Oggi l'Ucraina si è avvicinata di più alla vittoria completa sulla Russia e alla riconquista di tutti i territori, Crimea compresa. Prigozhin conosce Vladimir Putin da oltre 30 anni e vede come dopo aver lanciato il massacro sanguinoso contro l'Ucraina per la sua illusione di grandezza, ora non controlla più la situazione”. Nonostante Mosca faccia di tutto per mostrare di poter gestire la minaccia, ci sono voci di defezioni nel ristretto giro di potere di Vladimir Putin. Secondo Fontanka, il giornale più popolare a San Pietroburgo che cita dati di FlightRadar24, l'aereo presidenziale sarebbe decollato da Mosca e sarebbe già atterrato a San Pietroburgo. Non si sa se il presidente Vladimir Putin era a bordo. Dopo il suo aereo, sarebbe atterrato anche un altro degli aerei governativi, un Airbus RSD523. Poco prima, il portavoce del Cremlino Peskov aveva assicurato che “il presidente è al lavoro al Cremlino”. Secondo i dati di FlightRadar, l'aereo speciale Il96-300PU (Point of Control) era decollato alle 14:16 ora di Mosca. L'aereo presidenziale è equipaggiato per controllare le Forze Armate.

Il leader ceceno Ramzan Kadyrov, un tempo amico di Yevgeny Prigozhin con il quale fino a poche settimane fa si era fatto riprendere in momenti conviviali, ha definito l’ammutinamento del gruppo paramilitare Wagner “Una coltellata nella schiena e una vera insurrezione armata. Dichiaro totale sostegno a Vladimir Putin come presidente della Federazione russa e comandante in capo che vede l’insieme, mentre ognuno di noi vede solo la sua parte e noi faremo la nostra parte per aiutare”. Tuttavia, nessuno si illuda perché tra gli uomini del Wagner Group e i miliziani ceceni c’è un abisso ed è parere di molti esperti che questi ultimi verranno spazzati via all’istante.

Mentre la situazione si aggrava di ora in ora mentre scriviamo Yevgeny Prigozhin ha dichiarato: “Sto marciando su Mosca con i miei 25mila uomini pronti a morire”. Sul canale Telegram Rbc-Ucraina si legge: “Mosca si prepara all'assedio. La città è praticamente blindata e isolata dalle forze militari e di polizia, con check-point in quasi ogni incrocio, e stanno richiamando tutto l'equipaggiamento militare che finora era rimasto nelle riserve e nelle zone di confine”.La situazione a Mosca potrebbe avere riflessi anche in Bielorussia visto che Valery Sakhashchyk, ex comandante dei paracadutisti bielorussi che ora comanda un'unità militare bielorussa dissidente che combatte con l'Ucraina, sul canale Telegram del Kyiv Post ha invitato i militari dell’esercito bielorusso ad unirsi alla ribellione, dicendo: “O cogliamo questa storica opportunità, o perderemo tutto”. Infine, riguardo alla domanda se Prigozhin può avere agito da solo o se qualcuno dall'esterno lo sta aiutando, non è possibile dare una risposta definitiva in assenza di ulteriori informazioni. Al momento, non ci sono dettagli che indichino il coinvolgimento di attori esterni tuttavia, se si sceglie di fare una guerra assurda e si mette la propria fiducia in un gruppo di mercenari, negando loro le munizioni e smettendo anche di pagarli con regolarità, c'è il rischio che la situazione sfugga di mano e che i mercenari si rivolgano ad altri che offrano loro denaro e supporto e magari un salvacondotto per lasciare il Paese.

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Stefano Piazza