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Putin rimuove Gerasimov dopo aver incontrato Prigozhin

Il generale ricompare in un video come operativo, ma il suo ruolo è cambiato dopo un accordo tra il presidente e il capo della Wagner

Questa mattina il capo di Stato maggiore delle forze armate russe, generale Valerij Gerasimov, è riapparso in un video pubblicato dal ministero della Difesa. Si tratta della sua prima apparizione in pubblico dalla rivolta armata del gruppo Wagner dello scorso 24 giugno. Nel video che dovrebbe essere stato girato nella giornata di ieri Gerasimov viene identificato con il suo titolo di capo di Stato maggiore mentre spiega come le forze armate russe abbiano sventato un attacco missilistico ucraino contro la Crimea e le regioni di Rostov e Kaluga.

Secondo alcune indiscrezioni Gerasimov sarebbe stato rimosso dall'incarico di responsabile della cosiddetta «operazione militare speciale» dal presidente russo Vladimir Putin pur mantenendo formalmente la carica di capo di Stato maggiore. Al suo posto dovrebbe essere nominato il generale Mikhail Teplinsky, da un anno al comando delle truppe aeree. Valerij Gerasimov e il ministro della Difesa Sergej Shoigu fin dall’inizio del conflitto sono stati i principali bersagli degli attacchi del leader del gruppo Wagner, Evgenij Prigozhin.

A proposito di quest’ultimo: stamani i quotidiani francesi Libération e Le Figaro hanno pubblicato una notizia a dir poco clamorosa. Citando «fonti dei servizi di informazione occidentali» il giornale scrive che «Evgeny Prigozhin sarebbe a Mosca e avrebbe incontrato Vladimir Putin. Almeno da venerdì 1 luglio Prigozhin sarebbe al Cremlino, dove è stato convocato dai suoi principali comandanti. Avrebbe incontrato Vladimir Putin e sarebbe stato ascoltato dal generale Viktor Zolotov, comandante della guardia nazionale Rosgvardia e fedelissimo del presidente, e da Serghei Naryshkin, capo dei servizi di informazione esterni russi».

Nemmeno il tempo di battere la notizia che è arrivata la conferma del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che a Ria Novosti ha dichiarato: «Il presidente russo Vladimir Putin, cinque giorni dopo il tentativo di ribellione, ha incontrato al Cremlino la leadership della Compagnia militare privata Wagner. In effetti, il presidente ha tenuto un incontro del genere. Ha invitato 35 persone. Tutti i comandanti dei distaccamenti e la direzione della compagnia. Compreso lo stesso Prigozhin. Questo incontro si è svolto al Cremlino il 29 giugno. È durato quasi tre ore». Secondo Peskov, Putin all'evento «ha dato una valutazione delle azioni della compagnia al fronte e ha anche dato la sua valutazione degli eventi del 24 giugno, ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti e ha offerto loro ulteriori opzioni per l'occupazione». Poi quando gli è stato chiesto se all'incontro fossero presenti rappresentanti del ministero della Difesa, Peskov ha risposto che «non aveva più niente da dire su questo incontro».

A questo punto la destituzione di Valerij Gerasimov andrebbe letta come frutto di un possibile accordo tra Putin e Prigozhin che ne ha chiesto più volte la rimozione. Allo stesso tempo però sarebbe un segno di debolezza del presidente russo che avrebbe ceduto alle richieste del capo dei mercenari del gruppo Wagner. Intanto sul campo si continua a combattere e le forze russe hanno attaccato nelle ultime ore il distretto di Nikopol, nella regione di Dnipropetrovsk: lo ha reso noto su Telegram il capo dell'Amministrazione militare regionale, Sergiy Lysak, affermando che «per il momento non si registrano vittime e l'entità dei danni causati dai proiettili russi è ancora in fase di chiarimento».

Poi Lysak ha aggiunto che ieri sera «è stata attaccata la comunità di Marganets e durante la notte è stata presa di mira con l'artiglieria pesante la città di Nikopol». Su Telegram il viceministro della Difesa ucraina, Hanna Malyar, ha parlato della «netta avanzata sul fianco sud della città di Bakhmut. Nella direzione di Bakhmut il nemico è sulla difensiva. C'è una netta avanzata delle nostre truppe sul fianco meridionale. Sul fianco nord non ci sono cambiamenti di posizione». Nel suo ultimo aggiornamento sul conflitto l’Institute for the Study of War (ISW) scrive che il 9 luglio le forze ucraine hanno condotto operazioni di controffensiva su almeno tre settori del fronte e che il comandante delle forze di terra ucraine, il colonnello generale Oleksandr Syrskyi, ha dichiarato che le forze ucraine continuano ad avanzare con successo nella direzione di Bakhmut.

Funzionari ucraini hanno riferito che le forze ucraine hanno continuato a condurre operazioni di controffensiva nelle direzioni di Berdyansk e Melitopol. Gli ucraini hanno annunciato questa mattina con una nota del portavoce dello Stato maggiore delle forze armate ucraine Andriy Kovaliov, che l’esercito ha riconquistato 14 chilometri quadrati dalle forze russe nell'est e nel sud del Paese la scorsa settimana come parte della sua controffensiva. «Più di 10 km² di terra ucraina sono stati liberati nel sud dell'Ucraina la scorsa settimana», ha dichiarato alla televisione ucraina, aggiungendo che 4 km² sono stati liberati anche nel settore di Bakhmut». Queste cifre se confermate portano a 193 km² la superficie totale riconquistata dall'Ucraina dal lancio della sua controffensiva all'inizio del giugno scorso. Infine, non si fermano le prese di posizione e i distinguo sulla fornitura delle bombe a grappolo all’Ucraina in arrivo dagli Stati Uniti.

Anche la Cina dopo la Germania, la Spagna, l’Inghilterra e l’Italia ha espresso la sua contrarietà alla fornitura dei micidiali ordigni. Per il portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, «il trasferimento irresponsabile di munizioni a grappolo può facilmente portare a problemi umanitari. Le preoccupazioni umanitari e le legittime esigenze di sicurezza militare dovrebbero essere affrontate in modo equilibrato e dovrebbe essere adottato un atteggiamento di prudenza e moderazione nel trasferimento di munizioni a grappolo». Per la Cina «il dialogo e il negoziato sono l'unica via d'uscita per risolvere la crisi ucraina. Le parti interessate non dovrebbero aggiungere benzina sul fuoco, intensificare i conflitti e aggravare ulteriormente la crisi ucraina». Tutto vero ma il problema è che chi ha invaso l’Ucraina non intende ritirarsi e questo è un fatto.

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Stefano Piazza