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(Ansa)
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Armi, soldi e propaganda. Così la Russia si è presa L'Africa

«il Gruppo Wagner lavora come un coltellino svizzero in Africa e ha una missione di influenza molto importante. Il gruppo utilizza diversi metodi, come finanziare media e giornalisti africani, sponsorizzare contenuti pubblicitari sui social network o utilizzare fabbriche di troll» hanno dichiarato i ricercatori di “Tutti gli occhi su Wagner"

Domenica scorsa allo stadio “Seyni-Kountché” di Niamey (Niger) piu’ di 30.000 persone hanno manifestato il loro supporto alla giunta golpista che lo scorso 26 luglio ha deposto il presidente democraticamente eletto, Mohamed Bazou. Non sono mancati gli slogan contro l’Ecowas e l’odiatissima Francia. Allo stadio era presente una delegazione dei membri del governo provvisorio nigerino che ha salutato il pubblico che sventolava le bandiere nigerine e quelle russe.

A proposito di bandiere anche ieri gruppi di manifestanti hanno sventolato per le vie della capitale nigerina i vessilli del Wagner Group e urlato slogan contro la Francia. «Wagner = sicurezza, dignità e forza!» è quello che si legge in uno dei tanti cartelli con l'immagine della Wagner, la compagnia militare privata dell’oligarca Yevgeny Prigozhin che secondo uno studio dei ricercatori Maxime Audinet ed Emmanuel Dreyfus dell’Institut de Recherche Stratégique de l'Ecole Militaire (Irsem) è «il principale indicatore della presenza russa in Africa».

Come scrive Le Figaro «Wagner rappresenta ormai l'indispensabile braccio armato della Russia grazie a fake news molto efficaci». Ad esempio, domenica 6 agosto giorno nel quale scadeva l’ultimatum dell’Ecowas numerosi account Telegram legati ai mercenari russi hanno iniziato a diffondere la notizia che un contingente di combattenti era partito da Bamako (Mali) per raggiungere il Niger ma dopo un rapido controllo del collettivo «All Eyes on Wagner» l'operazione coordinata dal Mali, è risultata falsa.

Secondo i ricercatori di “Tutti gli occhi su Wagner" «il Gruppo Wagner lavora come un coltellino svizzero in Africa e ha una missione di influenza molto importante. Il gruppo utilizza diversi metodi, come finanziare media e giornalisti africani, sponsorizzare contenuti pubblicitari sui social network o utilizzare fabbriche di troll», riassume il collettivo. A Le Figaro Antoine Glaser, giornalista e autore di numerosi libri sull'Africa racconta di come il Cremlino manipola le informazioni approfittando di un discorso filo-panafricano ostile alla presenza francese. «La Russia naviga sul sentimento antifrancese e ne approfitta per ingaggiare una guerra dell'informazione contro l'Occidente. Una strategia in atto da anni».

Yevgeny Prigozhin era presente al recente vertice Russia-Africa di San Pietroburgo

Non a caso al recente vertice Russia-Africa di San Pietroburgo si è materializzato Yevgeny Prigozhin che secondo alcuni osservatori, avrebbe anche lavorato (dietro le quinte) a San Pietroburgo anche in funzione di quello che sarebbe poi accaduto post-golpe a Niamey. I sospetti secondo Le Monde si sono intensificati ulteriormente quando uno dei fedeli luogotenenti del leader di Wagner, Dmitry Sytyi, responsabile delle operazioni politiche e civili del gruppo paramilitare a Bangui (Centrafrica), ha pubblicato una foto di Prigozhin e di un funzionario centrafricano, con la didascalia: «Vediamo volti familiari» anche se nessuno è in è stato in grado di stabilire quando è stata scattata l'immagine.

Nella Repubblica Centrafricana come ricorda il ricercatore il giornalista e ricercatore John Lechner già analista politico per Azerbaigian, Turchia e Uzbekistan presso la Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale( organo consultivo bipartisan del governo federale), «Wagner ha diverse stazioni radio, un elemento importante per ottenere informazioni in Africa». Nella Repubblica Centrafricana, Lobaye Invest, la società mineraria affiliata al Wagner Group, finanzia la principale emittente radiofonica di Bangui, Lengo Songo.

In Burkina Faso agli inizi di gennaio i paramilitari russi hanno iniziato una gigantesca operazione di disinformazione a sostegno della giunta militare, con contenuti pubblicitari sponsorizzati su Facebook, come analizza “All Eyes on Wagner”: «Le stesse pagine del social network sono state poi reinvestite ad aprile in Niger, quando una delegazione di parlamentari francesi era a Niamey». Il comunicato stampa informa che la Compagnia Militare Privata schiererà un contingente a Niamey, capitale del Niger, per scopi di protezione. In precedenza, la Nigeria aveva annunciato di essere pronta a invadere il Niger. La presenza del PMC di Wagner può aiutare a fermare l'escalation crescente e scoraggiare i francesi e i nigeriani dall'intervento diretto.

Lo Stato russo invece per la sua penetrazione nel continente africano si affida alle sue istituzioni ufficiali come spiega a Le Figaro Thierry Vircoulon, ricercatore dell'Ifri e coordinatore dell'Osservatorio per l'Africa centrale e meridionale: «Prima c'è la comunicazione diplomatica con le sue ambasciate nel continente, le numerose visite del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, dall'inizio della guerra in Ucraina, i social network e gli account YouTube ufficiali sono molto utilizzati per veicolare il discorso antioccidentale di Putin». Dopo ogni visita di Lavrov arrivano puntali casse di armi che servono ad alimentare il potere dei satrapi locali fedeli a Mosca. Ma attenzione a credere che l’operazione Africa dei russi sia iniziata oggi visto che sono pochissimi i paesi africani a non avere accordi militari siglati con la Russia.

Il ruolo di Russia Today

Un ruolo centrale lo gioca il canale di propaganda finanziato dal Cremlino Russia Today diretto da Margarita Simonyan accanita sostenitrice di Vladimir Putin e della guerra in Ucraina che da giornalista è a favore della censura. «Abbiamo avuto due periodi nella nostra storia di censura limitata o assente, dal 1905 al 1917, ricordiamo come è finita, e durante la Perestrojka e gli anni ’90 successivi, ricordiamo come è finita, è finita con il crollo del Paese» ha detto in una recente intervista nella quale ha poi proseguito affermando: « Nessuna grande nazione può esistere senza il controllo sulle informazioni. Chi ci ha fatto aggiungere alla nostra costituzione che la censura è vietata, lo ha capito benissimo «Loro che ci hanno insegnato per decenni, no no no, la società deve essere libera, un’economia sviluppata non può esistere senza un sistema politico sviluppato o un sistema politico libero, tutto questo è spazzatura totale».

Infine Margarita Simonyan ha concluso inneggiando alla dittatura cinese: «Guardate solo la Cina, vi piace l’economia cinese? A me piace. Hanno qualche libertà? Nella vita politica del loro Paese, nella vita informativa del Paese? No, non ce l’hanno e non l’hanno mai avuta. Forse non è male, forse è una buona cosa». Dopo che in Europa è stata bandita bandita per l'azione eversiva di propaganda RT si sta riorientando verso l'Africa, dove come osserva John Lechner « è una presenza efficace, anche perché il contenuto è gratuito, cosa che lo è di più nei paesi dove non ci sono molti giornalisti indipendenti» .

Gli affari degli oligarchi

La Russia sta estendendo la sua influenza sul continente africano in molti modi anche grazie alla comunità degli affari come sostiene Thierry Vircoulon Coordinatore dell'Osservatorio dell'Africa Centrale e Meridionale, Centro Africa Subsahariana dell’Ifri: «Gli oligarchi russi in Africa sono numerosi, e hanno reti proprie, tra gli ambienti economici e politici». Come scritto in precedenza il Cremlino gioca a tutto campo in Africa non lesinando nessuno sforzo per penetrare in Africa dove talvolta invia persino delegazioni della Chiesa ortodossa come avvenuto in Kenya, Burundi o Congo Brazzaville.

Tutto questo pero’ non potrebbe funzionare senza i propagandisti locali molto attivi come Kémi Séba, alias di Stellio Gilles Robert Capo Chichi. Si tratta di un attivista franco-beninese, panafricano e antisemita, che è di casa sugli schermi di Russia Today o Afrique Médias, un media francofobo di lunga data. Subito dopo colpo di stato in Niger, Kemi Seba ha postato freneticamente sui social network: il 5 agosto ha criticato su Twitter « i vassalli dell'Occidente che sostengono i presidenti corrotti dell'Africa occidentale».

Kémi Séba secondo un'inchiesta condotta dalla rivista Jeune Afrique e con la collaborazione di diversi è stato finanziato direttamente da entità appartenenti a Yevgeny Prigozhin fin da 2018 tanto che sono stati provati versamento pari a 440.000 euro tra maggio 2018 e luglio 2019. Questo franco-beninese, leader di Pan-Africanist Emergencies, è colui che si mise alla testa del il Tribu Ka, gruppo di suprematisti neri che nel 2006 fece irruzione in rue des Rosiers , un quartiere ebraico di Parigi, lanciando minacce e insulti antisemiti. Un tempo vicino a due noti antisemiti quali Alain Soral e Dieudonné, gradualmente ha cambioato narrazioe il tema della razza per un argomento più unificante e piu’ gratificante a livello economico: il panafricanismo. Evidente come tutto attivismo attivismo antifrancese abbia colpito il capo del gruppo Wagner che lo ha messo a libro paga.

La sconfitta di Emmanuel Macron

Nell’aprile scorso Kémi Séba travolto dalle accuse di avere preso soldi da Yevgeny Prigozhin non ha nascosto i suoi legami il Wagner poi incalzato ha detto di non avere rapporti con loro da anni. Séba ha racconata a Le Figaro: «Yevgeny Prigozhin mi ha chiesto di compiere azioni violente contro i simboli occidentali in Africa ma io ho rifiutato».

Inutile aggiungere che nessuno gli crede. Infine, se la Russia sta dilagando in Africa nonostante non abbia nulla da offrire ma solo da prendere la grande sconfitta è la Francia di Emmanuel Macron. Quando il giovane tecnocrate arrivò All’Eliseo nel 2017, promise di combattere l'aumento del sentimento antifrancese che non è certo condiviso da tutti sul territorio, e che, come scrive il direttore de Le Figaro, «è diretto meno contro i francesi che contro la Francia». Macron si recò subito in Mali per promettere che la Francia esercito avrebbe annientato il jihadismo di al-Qaeda e Isis che si combattono ogni giorno. Poi, poco dopo, andò in Burkina Faso facendo molte promesse poi non mantenute: nuovi partenariati, più visti per gli studenti, e molto altro.

I due colpi di stato in Mali e quelli in Burkina Faso seguiti da quello in Guinea che oggi è vero “narcostato” e quanto accade in queste ore in Niger, mostrano come il presidente francese non è stato capace di affrontare la propaganda maligna orchestrata da Mosca. Ci vorrà del tempo prima che questi paesi africani capiscano che i russi li stanno fregando (per l’ennesima volta dopo gli europei e i cinesi), ma intanto la popolazione locale brucia le bandiere francesi e sventola quelle russe e quelle del Wagner Group.

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Stefano Piazza