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(Ansa)
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Lo scontro tra Mosca e Prigozhin può azzoppare la politica russa in Africa

L’influenza russa su vari Paesi del continente africano passa attraverso il Wagner Group. E adesso il Cremlino rischia di perdere terreno nell’area

La gravissima crisi in atto tra il governo russo e il Wagner Group fa emergere una significativa incognita sulla politica africana di Mosca. Non dimentichiamo infatti che, negli ultimi anni, il Cremlino ha rafforzato la propria influenza su alcune parti del continente proprio grazie a questa compagnia di mercenari.

Il Wagner Group è presente innanzitutto nella parte orientale della Libia, dove spalleggia storicamente il generale Khalifa Haftar: un’area che i mercenari hanno usato come trampolino di lancio verso il Sahel. È bene infatti rilevare che, proprio attraverso il Wagner Group, Mosca è riuscita a includere nella propria orbita il Mali, strappandolo di fatto all’influenza francese. Inoltre, non va trascurato che i mercenari russi intrattengono stretti legami con i paramilitari sudanesi delle Rsf (a cui avrebbero anche fornito armamenti utilizzando basi dello stesso Haftar). Tutto questo, mentre – secondo l’intelligence statunitense – il Wagner Group avrebbe addestrato dei ribelli con l’intento di rovesciare il governo del Ciad. Si registrano poi fondati sospetti che i mercenari esercitino influenza anche in seno al Burkina Faso. Infine, ma non meno importante, la compagnia di Yevgeny Prigozhin vanta una storica presenza nella Repubblica Centrafricana. Tra l’altro, sulla scia di queste manovre si sono mossi nell’area anche stretti alleati della Russia, a partire dall’Iran che ha per esempio consolidato negli scorsi mesi le proprie relazioni con il Mali.

Insomma, il Wagner Group si è rivelato uno strumento cruciale per la politica africana di Mosca, oltre ad una fonte di preoccupazione per l’Occidente: si è infatti spesso temuto (non senza fondamento) che i mercenari potessero utilizzare gli ingenti flussi migratori che attraversano il Sahel per mettere sotto pressione il fianco meridionale della Nato. E adesso la domanda è ovvia. Che cosa succederà?

Secondo Reuters, lo scontro tra Prigozhin e il governo russo potrebbe “offuscare” le operazioni del Wagner Group nel continente africano, compromettendo anche le sue finanze: non dimentichiamo infatti che questa compagnia ha spesso fatto leva sullo sfruttamento delle risorse naturali locali (come l’oro in Sudan, per esempio). Si pone poi una questione politico-diplomatica. Quale impatto avrà questa situazione sull’influenza di Mosca nel Sahel e in Libia? È difficile dirlo. Reuters ha riferito che finora sia il Mali sia la Repubblica Centrafricana si sono rifiutati di commentare i disordini in corso in Russia. Come si comporteranno quindi i Paesi africani che intrattengono strette relazioni con Mosca attraverso i mercenari del Wagner Group?

Sia che quest’ultimo prosegua nella sua linea di scontro sia dovesse fare marcia indietro (come è sembrato lasciare intendere Prigozhin poco fa) è difficile che si possano ricostituire i vecchi equilibri (già da tempo comunque precari) tra i mercenari e il governo russo: in ogni caso, sarà quasi impossibile ricomporre realmente la frattura. Senza contare che i disordini scoppiati in Russia potrebbero mutare la percezione che i Paesi africani hanno del potere di Vladimir Putin: se l’immagine del capo del Cremlino dovesse uscire indebolita dalla crisi in atto, ciò potrebbe avere delle ripercussioni sulla capacità della Russia di mantenere quei Paesi nella propria orbita.

Questa situazione potrebbe quindi infliggere un duro colpo alla politica africana di Mosca, creando verosimilmente le basi per un incremento dell’instabilità nel Sahel: uno scenario assolutamente preoccupante, rispetto a cui il fianco meridionale della Nato non deve farsi trovare impreparato.

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Stefano Graziosi