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(Ansa)
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La situazione in Libia è preoccupante

Nuovi scontri si sono registrati di recente, mentre alcune fonti parlano della possibilità che nasca un terzo governo. La tensione nel Paese sta crescendo

La tensione continua a rimanere alta in Libia. Alcuni giorni fa, si sono registrati nuovi scontri tra gruppi armati a Tripoli. In particolare, i tafferugli hanno visto fronteggiarsi i sostenitori del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah e quelli del suo rivale, Fathi Bashagha. È dallo scorso febbraio che i due si contendono la legittimità della premiership: una situazione che ha progressivamente riportato il Paese sull’orlo di una guerra civile. “Siamo fiduciosi che non causerete nuove guerre per distruggere il Paese”, ha dichiarato Dbeibah mercoledì in occasione dell’ottantaduesimo anniversario dell’istituzione delle forze armate, spingendo inoltre “coloro che scatenano guerre, in violazione dei propri doveri militari, a imparare dalle esperienze del passato”. Parole, quelle del premier, che lasciano trasparire preoccupazione. La situazione generale tuttavia rischia di peggiorare.

Secondo quanto riferito lunedì dalla testata Libya Observer, sembra che, in occasione di un incontro in Turchia tra il presidente della Camera dei rappresentanti Aguila Saleh e il capo dell’Alto Consiglio di Stato libico KhaledAl-Mishri, sarebbe stata discussa l’ipotesi di formare un terzo governo, guidato dallo stesso Saleh. Per ora, parrebbe essere arrivata una smentita. Tuttavia, riferiva sempre Libya Observer, l’ipotesi di un terzo esecutivo sarebbe sorta a causa del fastidio, nutrito da Saleh, verso la recente intesa raggiunta tra Dbeibah e il generale Khalifa Haftar. Un’intesa, quest’ultima, che potrebbe essere il riflesso di dinamiche internazionali.

Dbeibah è storicamente vicino alla Turchia, mentre Haftar è notoriamente sostenuto dalla Russia. Ricordiamo d'altronde che il dossier libico è stato affrontato durante il colloquio, avvenuto a Sochi lo scorso 5 agosto, tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. “Il presidente Erdogan e il presidente Putin hanno sottolineato il loro incrollabile sostegno alla sovranità, all'integrità territoriale e all'unità nazionale della Libia. I due leader hanno sottolineato l'importanza di tenere elezioni libere, eque e credibili basate sul più ampio consenso possibile tra i libici e hanno riaffermato il loro sostegno al processo politico a guida libica sotto gli auspici delle Nazioni Unite”, si legge nel comunicato finale del vertice.

Ora, nonostante la genericità di questa posizione considerata in sé stessa, va sottolineato che a Sochi i due leader hanno mostrato una significativa intesa a livello generale: ragion per cui, non è affatto escludibile che stiano raggiungendo un accordo di spartizione definitiva della Libia. Del resto, il riflesso di tale “distensione” potrebbe essere rappresentato proprio dall’inedita intesa da Dbeibah e Haftar. Il punto sarà semmai capire come, in caso, verranno a inserirsi in questa cornice le manovre politiche di Saleh e Al-Mishri. La sensazione generale è che stia aumentando progressivamente l’ambiguità nelle fazioni rivali libiche: un elemento, questo, che sta già portando a capovolgimenti di alleanze e a scenari politici inediti. Il problema è che la tensione continua a crescere. Tutto questo, mentre l’instabilità nel Sahel preoccupa sempre di più.

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Stefano Graziosi