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(Ansa)
Dal Mondo

Biden a Kiev per mostrare il sostegno dell'Occidente. E Mosca si infuria

Mosca, informata della visita, prima approva, poi minaccia: «Biden come Hitler. Domani Putin dirà come verrà lavata quest'onta». Intanto in Moldavia proteste di piazza pro-Mosca (che starebbe manipolando la protesta)

Che a Kiev qualcosa di grosso stava per succedere lo si era capito fin dalle prime luci dell’alba dopo che le strade del centro della capitale ucraina erano state bloccate al traffico poi a sorpresa sul suo canale Telegram il presidente Volodymyr Zelensky ha scritto: «Joseph Biden, benvenuto a Kiev. La tua visita è un segnale estremamente importante di sostegno a tutta l'Ucraina».

Il presidente americano accompagnato dalla moglie Jill è arrivato a Kiev in treno dalla Polonia, dove secondo il programma ufficiale diramato dalla Casa Bianca sarebbe dovuto arrivare questa sera da Washington per una visita di due giorni. Contrariamente a quanto affermato da alcuni commentatori che avevano parlato di «visita segreta», secondo l'Associated Press (AP) «gli Stati Uniti hanno avuto una comunicazione di base con Mosca per escludere rischi che potessero portare a uno scontro diretto tra le due potenze nucleari».

Ecco, Mosca. Il Cremlino era quindi stato avvertito e per diverse ore non ha commentato l'accaduto. Come si legge sul sito internet dell’AP, «la visita ha segnato la rara occasione in cui un presidente Usa si è recato in una zona di conflitto in cui gli Stati Uniti o i suoi alleati non hanno il controllo dello spazio aereo. La Casa Bianca non è entrata nei dettagli, ma ha affermato che una comunicazione di base con i russi è avvenuta per garantire una prevenzione della conflittualità poco prima della visita di Biden, nel tentativo di evitare qualsiasi errore di calcolo che potesse portare le due nazioni dotate di armi nucleari in un conflitto diretto». Nel pomeriggio però ecco le parole, durissime: «Biden come Hitler. Ha dimostrato come lui voglia distruggerci. Avremmo potuto ucciderlo ma domani Putin spiegherà come verrà lavata quest'onta».

Mosca quindi non ha dubbi: la visita è stata un atto aperto di sfida allo storico rivale. Mentre da Washington quello che filtra è che Biden con la sua presenza abbia voluto far capire a Putin che, con un occidente ancora così unito a fianco del paese aggredito, le possibilità di successo sul campo dell'Armata Rossa siano molto ma molto scarse, se non inesistenti. Un pareggio sul campo che dovrebbe portare ad un'apertura di una trattativa per un accordo che porti quantomeno alla tregua.

Non è stato semplice organizzare la visita del presidente USA visto come scrive l'AP«l’esercito americano non ha una presenza in Ucraina a parte un piccolo distaccamento di marines a guardia dell'ambasciata a Kiev, rendendo la visita di Biden più complicata di altre recenti visite di precedenti leader statunitensi in zone di guerra. Mentre Biden era in Ucraina, aerei di sorveglianza statunitensi, tra cui il radar aviotrasportato E-3 Sentry e un velivolo elettronico RC-135W Rivet Joint, sorvegliavano Kiev dallo spazio aereo polacco». Il presidente degli Stati Uniti ha lasciato l’Ucraina alle ore 13.00 dopo aver trascorso cinque ore a Kiev. Durante la conferenza stampa congiunte Biden ha affermato che «la guerra di conquista di Putin sta fallendo. L'esercito russo sta perdendo i territori occupati. I soldati russi stanno scappando dall'esercito e le persone dalla Russia stessa, perché non vedono futuro nel loro Paese», poi ha aggiunto: «L'economia russa sta rallentando, è isolata nella sua lotta. Putin pensava che l'Ucraina fosse debole e l'Occidente fosse diviso. Ma noi siamo rimasti uniti, la Nato è rimasta unita e lui non è stato in grado di dividerci. Solo Dio sa cosa Putin sta pensando al momento, ma sicuramente ha sbagliato».

Non solo dichiarazioni da parte di Joe Biden ma anche l’annuncio di altri 500 milioni di dollari in aiuti. Il nuovo pacchetto prevedrà equipaggiamento militare, munizioni di artiglieria, armi anticarro portatili e obici mentre sono in arrivo «nuove sanzioni nei confronti della Russia» a «sostegno all'integrità territoriale dell'Ucraina». Zelensky ha ringraziato Biden e ha sottolineato come l’Ucraina e gli Stati Uniti condividano «una visione comune» augurandosi che «il 2023 diventi l'anno della vittoria».

Zelensky ha detto che l’Ucraina farà di tutto «affinchè il mondo libero vinca questa storica battaglia» e a proposito di questo ha ringraziato tutti quei Paesi per il loro sostegno: «Abbiamo già raggiunto risultati storici, anche grazie agli alleati, agli Stati Uniti. Ringrazio il presidente Biden, il suo lo staff, il Congresso americano, per la sua presenza a Kiev, per il livello di cooperazione con noi». Il presidente ucraino si è anche detto certo di poter riconquistare altri territori: «Gli Stati Uniti non hanno sostenuto il paese solo con la solidarietà, con le parole ma anche fornendo sistemi di difesa aerea, i missili Patriot, un equipaggiamento cruciale che ha permesso al nostro esercito di difendersi e di resistere», poi Zelensky ha aggiunto: «So che ci sarà un pacchetto di misure di sostegno all'Ucraina nelle prossime settimane e questo è un segno chiaro della posizione che hanno deciso di assumere gli Stati Uniti che ci aiuterà sicuramente a difendere le nostre città, i nostri cittadini dall'aggressione e dall'invasione da parte della Russia e che alla fine ci porteranno alla vittoria». Mentre si teneva la visita di Joe Biden l'ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield ha affermato, come racconta la CNN, che la Cina passerebbe una «linea rossa» se decidesse di fornire aiuti militari letali alla Russia per la sua invasione dell'Ucraina: «Accogliamo con favore l'annuncio cinese che vogliono la pace, perché è quello che vogliamo sempre perseguire in situazioni come questa. Ma dobbiamo anche essere chiari sul fatto che se ci sono pensieri e sforzi da parte dei cinesi e di altri per fornire un supporto letale ai russi nel loro brutale attacco contro l'Ucraina, ciò è inaccettabile».

Mentre scriviamo si è aperto un nuovo fronte di crisi in Moldavia dove migliaia di persone sono scese in piazza per partecipare alle proteste contro il governo organizzate dal partito filo-russo Sor, di fronte agli aumenti delle bollette energetiche che qui ora consumano più del 70% del reddito familiare. Tra gli slogna più ripetuti c’era «Vogliamo che i russi vengano qui. Vogliamo far parte della Russia». Alcuni giorni prima del raduno la presidente Maia Sandu avevav avvertito che la Russia «sta complottando per inviare nel paese sabotatori addestrati dai militari travestiti da civili, per rovesciare il governo». Mosca ha smentito la circostanza accusando il governo moldavo «di voler distogliere l'attenzione dai propri fallimenti sociali ed economici».

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Stefano Piazza