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(Ansa)
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Il Ministro Piantedosi blocca due navi Ong in una sfida a punta di diritto

Sono ancora ferme nel Mediterraneo senza possibilità per il momento di attracco nei porti italiani le due navi fermate da una disposizione del Viminale in una sfida tra ordine pubblico e diritti umani

A 24 ore dalla fiducia data dalla Camera al Governo Meloni, il neo ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha firmato una direttiva che impone alle navi Ong Ocean Viking e Humanity One di restare fuori dai confini marittimi italiani. Un atto concordato tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e Piantedosi che in una comunicazione a polizia e capitaneria definisce la condotta delle navi Ong che sono ancora in mare con 320 migranti a bordo tra Lampedusa e Valletta (Malta) “non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale ed è in corso di valutazione il divieto di ingresso nelle acque territoriali”.

«La mia preoccupazione è che siano intervenuti con questa direttiva su temi di sicurezza pubblica che poco hanno a che fare con il diritto internazionale sul soccorso in mare, perché le competenze del Ministero dell’Interno non hanno un peso prevalente su questo argomento» commenta l’ammiraglio Vittorio Alessandro, marinaio di lungo corso, responsabile delle relazioni esterne delle Capitanerie di porto negli anni degli sbarchi a Lampedusa.

Cosa ne pensa di questa direttiva?

«Per la mia esperienza personale il grosso dei viaggi arriva con imbarcazioni minori autonome. Quindi è una battaglia contro le navi Ong e l’argomento usato è la presunta pericolosità delle persone a bordo di queste navi, quando il salvataggio in mare a cui si attengono capitani e motovedette è prevalente su ogni altro profilo».

Quindi è una direttiva complessa...

«È una direttiva dal taglio anomalo, ispirata di sicuro a ragioni di ordine pubblico ma nessuno può sapere con certezza chi ci sia a bordo di queste navi che si possa definire pericoloso. Quindi non credo che sia improbabile che possa essere essere impugnata dall’Europa stessa, viste tutte le pronunce giurisdizionali che portano nella direzione opposta e ribadiscono l’obbligatorietà del soccorso in mare. Anzi secondo me sembra più di essere di fronte ad un braccio di ferro ideologico che potrebbe finire come il caso della nave Diciotti, soprattutto perché nelle prossime settimane il tempo andrà a peggiorare e ci si potrebbe trovare in situazioni di emergenza».

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Linda Di Benedetto