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Le Caivano d'Italia, periferie a rischio

Non solo il quartiere napoletano finito nelle cronache per gli ultimi episodi. Ci sono tante zone nelle città italiane in cui lo Stato fatica a far rispettare le proprie leggi

In Italia non esiste solo Caivano. Lo stupro delle due cuginette balzato su tutti i Tg nazionali ha mostrato soltanto una delle tante periferie d’Italia lasciate in mano alla criminalità dove lo Stato sembra aver rinunciato ad entrare. Ghetti in cui sono costrette a vivere in condizioni estreme migliaia di persone, stipate in palazzoni senza servizi e dove a dettare legge è la criminalità che sì è sostituita allo Stato. Sacche di degrado che rappresentano il fallimento delle politiche abitative per le fasce più deboli, asserragliate in casa per sopravvivere, ad abusi, omicidi, montagne di rifiuti, scarsa igiene, assenza di trasporti, ma soprattutto alla paura di essere aggrediti o addirittura uccisi. Un mondo sospeso quello delle periferie “maledette” che ritroviamo in tutte le regioni italiane.

Le Caivano d’Italia

Partendo dal Sud uno dei quartieri più degradati è il Librino a Catania noto alle cronache per lo spaccio di stupefacenti ed il traffico di armi. Sempre in Sicilia un altro simbolo del degrado è il quartiere Zen di Palermo che ospita 16mila abitanti. Lo Zen è una vera e propria centrale di spaccio. A Reggio Calabria invece ad essere “famosi” per criminalità, prostituzione, furti, immondizia e spaccio di droga sono i quartieri di Arghillà nord e di Archi cep denominati ghetti “enclave della ndrangheta”.

In Puglia la situazione non migliora e nel quartiere Candelaro a Foggia sparatorie, omicidi e spaccio sono all’ordine del giorno. Sono nel 2022 ci sono stati 12 omicidi in stile narcos messicani ma non c’è stato nessun clamore mediatico.

Mentre in Campania non sono più Scampia e Secondigliano a preoccupare ma il quartiere Ponticelli con continui agguati, vendette e l'uso frequente di bombe. A Ponticelli infatti non è raro assistere a deflagrazioni nella notte in più punti del quartiere che costringono i cittadini a vivere nella paura. Anche nella capitale la situazione è critica. In alcuni quartieri di Roma la criminalità ha preso il controllo del territorio e da mesi è in atto una guerra tra clan per aggiudicarsi le piazze di spaccio che ha causato già diversi morti.

Tra i quartieri più tristemente noti c’è Corviale che ha al suo interno l’edificio del Serpentone, luogo simbolo dedicato alle attività della camorra e della criminalità organizzata romana. Altra zona critica è il quartiere di Tor Bella Monaca in cui è possibile trovare ogni tipo di droga e dove il prete anti spaccio Don Coluccia solo pochi giorni fa, stava per essere investito a causa del suo impegno contro la criminalità.

In Lombardia, Quarto Oggiaro, nella periferia di Milano, è da sempre nota per essere la sede delle principali attività criminose del capoluogo lombardo. E negli anni, nonostante i vari sforzi fatti, la situazione non è mutata completamente e sembra che proprio in questa zona la vendita della metanfetamina sia ai suoi massimi livelli. In Piemonte alle Vallette c’è lo “sfortunato” quartiere di Torino epicentro della delinquenza giovanile e di tante situazioni sociali difficili, di disagio e povertà economica. Mentre in Liguria il quartiere Begato di Genova è stato ribattezzato come il “Quartiere dei morti ammazzati” con il record di avere 1.723 persone seguite dai servizi sociali.

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Linda Di Benedetto