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Autovelox selvaggio, e pare pure illegale…

Migliaia di automobilisti si sono rivolti alla magistratura che sta accogliendo i ricorsi e le sentenze dei Giudici di Pace. Succede in provincia di Cosenza, dove numerose importanti arterie sono state letteralmente disseminate di sistemi di rilevamento della velocità (Autovelox e tutor)

Succede in provincia di Cosenza, dove numerose importanti arterie sono state letteralmente disseminate di sistemi di rilevamento della velocità (Autovelox e tutor). Migliaia di automobilisti si sono rivolti alla magistratura che sta accogliendo i ricorsi e le sentenze dei Giudici di Pace parlando di postazioni non omologate. E così negli ultimi giorni sono stati addirittura sequestrati autovelox e tutor piazzati lungo la Statale 18 nei comuni di Belvedere Marittimo, Diamante, Fuscaldo, San Lucido e a San Fili, lungo la statale 107, verso Cosenza.

Una paradossale vicenda. Un cortocircuito giuridico-amministrativo si è consumato in Calabria nelle ultime ore: gli agenti della Polizia stradale hanno eseguito numerosi sequestri preventivi a carico dei sistemi di rilevamento automatico della velocità lungo la trafficata Statale 18, un budello d’asfalto che percorre l’intera costa Tirrenica. In particolare l’azione della Polizia Stradale si è concentrata nel tratto che attraversa i comuni di Diamante, Belvedere Marittimo, Fuscaldo e San Lucido, dopo che nelle settimane precedenti era stata la Statale 107 (quella che collega la costa con Cosenza, capoluogo di provincia) ad essere interessata dal sequestro. Gli uomini della Polizia hanno agito su delega della Procura della Repubblica di Cosenza, sequestrando gli autovelox installati lungo la strada statale tirrenica, per verificare le lamentate violazione di Legge: le irregolarità, infatti, erano già da tempo al vaglio della Procura che aveva avviato le indagini sulle difformità dalla disciplina legale.

Gli autovelox che presenterebbero irregolarità dal punto di vista penale potrebbero aver fatto realizzare un ingiusto profitto alle casse comunali ai danni degli automobilisti che si erano ribellati presentando migliaia di ricorsi. A vicenda ora appare più chiara: in uso a diversi Comuni della provincia, i sistemi di rilevamento della velocità erano stati noleggiati da una società privata, il cui titolare risulta indagato per il reato di truffa: e forte sarebbe il sospetto degli inquirenti sull’assenza di omologazione dei sistemi e sulla circostanza che gli stessi fossero stati installati illegittimamente su strade prive di banchine appositamente attrezzate per ospitare l’apparecchiatura.

A finire sotto sequestro un sistema denominato “Scout speed”, installato a bordo di una autovettura privata, ingenerando un vantaggio economico per le casse dei comuni: la Fiat Punto incriminata era stata data in noleggio alle amministrazioni per il rilevamento dinamico del superamento dei limiti di velocità con modalità di contestazione differita, oltre a misuratori di velocità denominati T- exspeed V.2.0 con postazioni fisse per il rilevamento della velocità sia media che puntuale, ed era impiegata lungo le citate statali 107 e 18, che nel periodo estivo vedono decuplicare il volume di traffico. Ad accendere i riflettori sul caso erano stati i numerosi ricorsi, intentati e vinti da cittadini che avevano ricevuto multe da loro ritenute illegittime. Fra i Comuni che hanno utilizzato gli autovelox incriminati ci sono quelli di San Fili, San Lucido, Fuscaldo, Belvedere Marittimo e Diamante.

Sulla paradossale vicenda, Panorama.it ha interpellato l’avvocato cosentino Adolfo Santoro del Foro di Paola, patrocinatore di numerosi ricorsi presentati da decine di automobilisti, tutti accolti dai Giudici di Pace competenti per territorio, ovvero quelli di Belvedere Marittimo e Paola.

Avvocato, l’autovelox selvaggio era tornato a colpire…

«È un vero e proprio affare quello dell’autovelox che coinvolge i comuni del cosentino. Si è partiti imponendo, da parte di questi ultimi, limiti di velocità di 50/70 km/h su tratti di strade statale di competenza ANAS che ricadevano nel rispettivo territorio amministrato, per procedere dapprima agli usuali “appostamenti” con postazioni mobili. Tuttavia la scarsa disponibilità di personale da dedicare a questa attività ha spinto i comuni a rivolgersi a soggetti privati sia per l’installazione di tutor di velocità media che per il controllo in modalità dinamica, il c.d. “scout speed”».

E qui che si nasconde il vero affare per i comuni che adottano questa politica.

«Esatto. Perché contrariamente a quello che si pensa, il comune dotato di autovelox privatizzato, la cassa la fa subito ed indipendentemente dalle multe elevate ai trasgressori. Come sappiamo le pubbliche amministrazioni sono tenute a redigere bilanci annuali e pluriennali di previsione; dunque, se un comune fa un accordo con un privato che gli fornisce le attrezzature necessarie per il servizio autovelox, giustificherà nel bilancio di previsione questo accordo come un vantaggio dal quale l’ente trarrà un certo beneficio economico esattamente quantificato».

Il vantaggio economico per i comuni è evidente…

«Quantificare un’entrata, seppure futura e soggetta a revisione nei bilanci successivi, dà al comune, immediatamente, la possibilità di fare impegni di spesa per ogni capitolo di bilancio. Questo significa, letteralmente, creare disponibilità economiche di cui nei fatti non c’è certezza futura e quindi significa creare debito».

Voi avvocati state patrocinando centinaia di ricorsi…

«I recenti sequestri di apparecchiature e automezzi di proprietà privata nascono dalla giurisprudenza dei Giudici di Pace del territorio (Belvedere Marittimo e Paola, nel cosentino, nda), i quali hanno costantemente rilevato l’assenza di omologazione degli strumenti utilizzati ovvero gravissimi difetti di segnalazione della presenza di tali dispositivi. Ricordiamo che la Corte di Cassazione ha ribadito di recente, con la sentenza 29595/2021, la necessità che a bordo degli autoveicoli addetti al controllo della velocità siano apposti specifici cartelli luminosi indicanti il servizio di rilevamento in corso».

Molti comuni si erano spinti anche oltre…

«Le autovetture private noleggiate dai comuni unitamente alla apparecchiatura c.d. “scout speed”, seppure dotate della livrea di Polizia Locale, possiedono una targa ordinaria come quella delle nostre automobili private, anziché quella assegnata specificamente dalla legge a quelle in dotazione alle polizie municipali che iniziano, come notorio, per YA. Anche su questo la Cassazione è intervenuta sostenendo che gli apparecchi di rilevamento possono essere installati solo su vetture destinate esclusivamente alla Polizia Municipale».

Avvocato, a tanto erano giunti i comuni?

«Estremizzando, per far comprendere meglio ai cittadini, sarebbe come se la Polizia Stradale o i Carabinieri appaltassero alle guardie giurate private i posti di blocco da fare con macchine della loro ditta…».

Si tratta di un aspetto del tutto sconvolgente.

«Le amministrazioni locali, per il tramite dei Comandi di Polizia Municipale riportano, all’interno dei verbali -per come abbiamo potuto constatare- che l’autovettura (privata) che ha effettuato il rilievo fosse nella completa disponibilità della Polizia Municipale: tuttavia, a bordo, oltre ad un Vigile urbano c’è anche il proprietario della ditta che ha vinto l’appalto o un “civile” suo dipendente. Ora, ci chiediamo, come sia possibile che un “civile” venga ammesso a bordo di una auto nella piena disponibilità della Polizia Municipale quando questo è espressamente vietato se non in caso di arresto in flagranza di reato?».

La magistratura è finalmente intervenuta per far luce su questa intricata vicenda.

«Vicenda che, ricordiamolo, nulla ha a che fare con la sicurezza stradale ma che invece appare finalizzata a ben altri interessi che accontentano le brame di spesa dei comuni e la scaltrezza imprenditoriale. Una politica questa che d’estate paralizza le nostre strade con limiti che sembrano non aver senso per la ridotta capacità di queste davanti all’enorme numero di autoveicoli e d’inverno appare ridicola imponendo la percorrenza a 50 km orari in luoghi deserti che originariamente avevano un limite prefissato di 90 km».

Adolfo Santoro, avvocato iscritto al Foro di Paola (Cs) con studio in Diamante (nota località turistica della Riviera dei Cedri, in provincia di Cosenza) sta patrocinando numerosi automobilisti che si sono visti recapitare multe per migliaia di euro, con tanto di decurtazione dei punti dalla patente di guida.

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Egidio Lorito