Città 30 km/h
(Ansa)
News

Quell'inutile follia dei limite a 30km/h in città

Bologna ha già scelto di ridurre la velocità delle auto in nome dell'ambiente e della riduzione dei morti sulla strada mentre sul tema si discute anche in Parlamento. Ma i fatti raccontano altre cose

Chissà se Gianni Morandi ha in serbo una versione moderna di “Andavo a cento all’ora”, ma con il limite a 30, perché in Parlamento ci stanno provando facendo leva sulla sicurezza e sull’opportunità di “rigenerazione urbana”. Ma dietro c’è la solita voglia di mandarci tutti a piedi eliminando anche le ormai pochissime arterie a scorrimento veloce che le nostre città hanno mantenuto. In altre parole, il contrario di quanto è avvenuto in Cina negli ultimi trent’anni, che da tutti in biciletta oggi sono in auto, sovente elettrica e costruita entro i confini nazionali. Anche perché a colpi di piste ciclabili, Ztl e limitazioni ormai per attraversare una città come Milano in macchina o moto serve il triplo del tempo rispetto agli anni Ottanta. Sta di fatto però che due giorni fa è stato presentato alla Camera dei deputati un disegno di legge per le città a 30 km/h, denominato proprio “Città 30”.

Un po’ forti, diciamo tirate per i capelli, le cifre date in occasione della presentazione: 9 morti al giorno sulle strade e 500 feriti gravi – ok, ma su quali strade? – la metà dei quali sarebbero pedoni o ciclisti (ma in quale regione, in quale stagione, con quale meteo?) e in prevalenza a causa di episodi di eccessiva velocità dei mezzi a motore (come fossero tutti uguali). A supportare l’iniziativa Legambiente, Fiab, l’associazione Salva i ciclisti, Kyoto club e altre realtà ecologiste, il cui testo è stato accolto come proposta di legge da Partito democratico, Azione e Alleanza verdi sinistra, decisi a trasformare le nostre città in luoghi nei quali non si potrà andare a più di trenta all’ora.

Tuttavia, come sarà possibile non è dato saperlo e dal punto di vista dell’inquinamento sarebbe un disastro, stante che nessuna automobile è costruita per poter marciare a quella velocità se non usando la seconda marcia e quindi un numero di giri motore al minuto molto elevato, quindi più inquinante. Così come il rallentamento porterà alla permanenza delle vetture per più tempo nella stessa zona, peggiorando ancora le cose, oltre al fatto che i catalizzatori e i filtri antiparticolato non sono fatti per funzionare con tal parametri. Dunque, per l’inquinamento sarebbe un vero autogol, a meno che il parco auto non sia già tutto elettrificato.

Alla presentazione di Città 30 non sono mancati gli esempi e la magnificazione dei centri urbani europei che hanno adottato la misura, tuttavia paragonare l’austriaca Graz (330.000 persone) o la francese Grenoble (meno di 200.000 persone) a Milano o Roma è una stupidaggine sia dal punto di vista della mobilità urbana sia da quello della posizione geografica come nodi per la viabilità nazionale. Ed è contestabile anche il credere che con una riduzione delle velocità calino drasticamente gli incidenti, poiché esperienze inglesi dicono che semplicemente cambia il tipo di sinistro.

Potrà esserci certamente una riduzione di mortalità, ma lentamente sono stati misurati aumenti di traumi da caduta e non manca chi ora vorrebbe l’assicurazione obbligatoria per i monopattini, e chi, come a Parigi, ha proposto di vietarne la circolazione. Di fatto la proposta di Città 30 ribalta il concetto del limite di velocità urbano, da 50 kmh diffusi e 30 kmh laddove necessario, a quello più basso per tutto il territorio ad eccezione di dove sarebbe possibile innalzarlo a 50 kmh. Intanto però a Bologna, prima città italiana ad aver rallentato con il progetto “Bologna Città 30”, i cittadini lamentano la realtà dei fatti: è impossibile rispettare il limite, così come se si stringono le carreggiate a tre corsie per fare piste ciclabili, laddove il codice della strada consentirebbe anche 70 km/h si deve andare a 50. E il risultato sulla scorrevolezza della circolazione è devastante.

TUTTE LE ULTIME NEWS DI POLITICA DI PANORAMA

I più letti

avatar-icon

Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

Read More