Frecce Tricolori
(Ansa)
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Gli assurdi attacchi contro le Frecce Tricolori

La tragedia di Caselle ha dato spazio ai noti critici spaventati forse dai componenti delle Frecce Tricolori, esempio di giovani sani che forse non piacciono ad una certa politica

Torno su quanto accaduto a Caselle sabato 16 settembre ed all'apparecchio delle Frecce Tricolori perché si continuano a leggere grandi menzogne riguardo il ruolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Che dal dopoguerra in poi l’Italia non sia più stata una nazione per aviatori è ben noto, fatichiamo ad avere compagnie aeree, le nostre scuole di volo arrivano a malapena al pareggio di bilancio e degli oltre cento aeroclub nazionali, enti morali, ben pochi hanno flotte e un numero sufficiente di soci per andare avanti. Insomma, la base del tessuto aeronautico nazionale andrebbe rinnovata esattamente come molte strade, scuole e vecchie leggi. Ma mentre certi “brand” italiani divenuti celebri e orgoglio nazionale ce li siamo giocati facendoli fallire o vendendoli, con le Frecce Tricolori non lo si può fare, sono parte dello Stato, che poi siamo noi cittadini. E non deve essere un incidente, peraltro probabilmente legato a un evento che nulla c’entra con l’airshow, ma dal diabolico destino di subire un’avaria al decollo vicino a una strada che passa accanto alla testata pista di un grande aeroporto, a cancellare l’espressione di cento anni di storia aeronautica nazionale. Pensiamoci un attimo: il 5 agosto 2016 un cargo della DHL finì fuori pista a Bergamo Orio al Serio fermandosi proprio in mezzo alla superstrada. Erano le 5 della mattina, e soltanto per quello non fu una strage. Eppure, sette anni dopo, nessuna strada perimetrale esterna in corrispondenza di una testata pista è diventata tunnel. A Milano Linate l’8 ottobre 2001 il relitto dell’aeroplano della Sas finì dentro al deposito bagagli. Se quella costruzione non ci fosse stata nulla lo avrebbe fermato dall’incrociare viale Forlanini.

No, le Frecce sono altro, sono un esempio di come si diventa con l’impegno e la dedizione allo studio e alla propria passione, di dove non si arriva con le scorciatoie e con le amicizie. Un posto di lavoro al quale si viene chiamati quando, stando ai reparti operativi, spesso neppure lo si immagina. E da quel momento si assume un ruolo pubblico unico al mondo. Circa due anni fa, incaricato come speaker della manifestazione aerea in programma a Genova, insieme con il Direttore dell’airshow attendevo i piloti della PAN per una riunione tecnica presso la direzione dell’aeroporto Cristoforo Colombo. Si presentarono due di loro perché il resto della formazione era andato a visitare i piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico Gaslini, dove si fermarono ben oltre l’orario previsto. La sera successiva all’Airshow di Loano 2022, dopo aver volato, la formazione intera ancora in tuta di volo si stava rilassando nella hall dell’albergo quando un ragazzino sui dieci anni si avvicinò con fare timido. Tutti loro, immediatamente, organizzarono la foto di gruppo con lui dedicandogli il tempo libero a loro disposizione. Così, come in altre occasioni, i piloti con la tuta azzurra sono stati nelle scuole, agli open day degli aeroclub, dove molti di loro sono nati come piloti tra i 17 e i 19 anni. Per non parlare dei sorvoli delle città fatti durante il lockdown, che fecero sentire di nuovo popolo gli italiani attoniti. Non è soltanto una prerogativa degli italiani amare la PAN, negli Usa i componenti delle pattuglie dell’Usaf, i Thunderbirds, e della Marina, i Blue Angels, sono gli eroi dei giovani appassionati esattamente come per gli amanti del calcio lo possono essere Thibaut Courtois o Emiliano Martinez. Poiché in questo Paese ci dimentichiamo spesso che c’è un modo involontario d’insegnare, ovvero dando l’esempio. E certo questo spesso manca a cominciare da onorevoli e senatori, forse chi di loro vuole cancellare le Frecce non ha mai provato quella passione per alcunché.

C’è poi un parallelismo tutto italiano tra calcio, aviazione e Formula 1: la maggioranza dei nostri connazionali accorre in massa a vedere gli airshow (gratuiti) come vanno a vedere il GP di Monza o la Motorbike, ma non sanno neppure che proprio pochi giorni fa l’Italia ha ospitato l’Europeo di acrobazia in aeroplano e le più importanti gare continentali di volo in aliante. Eventi ai quali la stampa sportiva non dedica un rigo. A meno che non ci scappi il morto. Ciò porta al manifestarsi di un fenomeno: certi sport raccolgono sponsorizzazioni a raffica e divengono noti, mentre su altri nessuna azienda investe. Ma grazie al cielo le Frecce superano questa logica, sono sempre puramente loro, costituite da elementi che hanno fatto la scelta di servire il Paese, ovvero sono al nostro servizio nella Forza Armata, ma costituiscono l’obiettivo a cui aspirano i ragazzi che seguono i Pony al posto del calcio, identificandoli proprio come la nostra Serie A dell’aviazione. Ne abbiamo altre di serie A, come la nazionale di paracadutismo multi campione del mondo e quella di deltaplano, da 8 mondiali consecutivi e 11 in totale. Così se anche uno soltanto di quei ragazzini, viste le Frecce Tricolori, esprime la volontà di divenire parte dell’aviazione a qualsiasi titolo, tutto ciò che da contribuenti spendiamo per portarle nel cielo è ampiamente giustificato. Non soltanto: “avere le Frecce Tricolori” è per i sindaci e le comunità locali una grande occasione. Funziona così: un giunta comunale fa richiesta all’Aero Club del territorio, questo valuta la fattibilità e attraverso l’Aero Club d’Italia porta l’istanza all’Aeronautica Militare. Se la Manifestazione viene approvata, con tanto di nomina di un direttore, a fronte di un investimento necessario per la logistica e l’assicurazione, l’indotto generato sul territorio è almeno cento volte quella cifra e, come abbiamo già detto su questo giornale, l’erario recupera ampiamente attraverso l’Iva sul venduto anche le spese sostenute. E chi guarda le Frecce Tricolori non paga alcun biglietto.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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