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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Ecco cos'è successo dentro l'aereo delle Frecce Tricolori schiantatosi a Caselle

Quanto accaduto al pilota della Pattuglia Acrobatica è un evento rarissimo che ti lascia meno di due secondi per decidere cosa fare (per la sicurezza tua e dei civili)

C’è un tipo di emergenza che ogni pilota teme più delle altre. Non importa quale tipo di aeroplano stai pilotando, militare, civile, piccolo o grande. E’ la piantata del motore in decollo quando di motore ne hai soltanto uno. Non che sia meno grave se succede quando stai volando in quota, ma in decollo hai ancora poco spazio tra te e il suolo, hai ancora troppo poca velocità da sfruttare per dirigerlo, per salire un po’ e guadagnare anche soltanto un paio di secondi. Insomma hai poca energia. Se poi sei in formazione, con lo sguardo incollato al tuo leader, con i tuoi riferimenti da mantenere, è ancora più complicato. L’incidente di ieri a Pony 4 è stato uno di questi casi e soltanto l’inchiesta tecnica (e non quella giudiziaria), potrà forse dirci perché il motore dello MB339A PAN ha perso potenza proprio in quel momento. Si parla di birdstrike, cioè della possibilità che un volatile, o più di uno, sia entrato nella presa d’aria del turbogetto Rolls-Royce Viper 632 soffocando il compressore, distruggendo le palette delle giranti, insomma distruggendolo. Così da dentro senti che qualcosa è cambiato, guardo gli strumenti e questi sono sinceri, non hai più potenza, che chiami portando avanti la manetta senza più sentire la reazione rassicurante e potente alla quale sei abituato. E allora guardi avanti, ti rendi conto che sei ancora dentro l’aeroporto ma sai anche che sotto di te la pista è finita, che puoi soltanto tenere dritto il tuo aereo e cercare di farlo cadere ancora dentro l’aeroporto, così nessuno si farà male. Poi pensi a te, le tue mani hanno già fatto un incredibile numero di cose in un secondo, e l’ultima è quella di tirare la maniglia del seggiolino eiettabile Martin-Baker, un istante infinito, ma ti hanno addestrato e sai che non è più l’ultima possibilità che hai, ma l’unica. Tiri e diventi tu un proiettile.

Se è stato birdstrike bisogna chiedersi perché ci sono uccelli negli aeroporti. In tutti, quindi poteva capitare a uno dei tanti aeromobili che quel giorno sarebbero partiti da Caselle. Non c’entrano nulla le manifestazioni, che si tenevano altrove e dove le regole impongono traiettorie libere dal pubblico e procedure che noi italiani abbiamo sviluppato dopo la tragedia di Raimstein. Quello che è accaduto a Pony 4 poteva succedere a qualsiasi altro pilota e se l’aeroplano fosse stato più grande, di famiglie distrutte ne dovremmo piangere di più.

Piuttosto chiediamoci perché una strada perimetrale così vicina alla testata pista di un grande aeroporto non sia interrata, come avviene da altre parti, chiediamoci se non sia una discarica abusiva o lo sfalcio dell’erba a chiamare gli uccelli. Ecco, imparare da quanto è accaduto perché, ancora una volta, se dal punto di vista dell’esperienza ogni generazione di persone può lasciare qualcosa a quella successiva, in fatto di etica giocoforza si ricomincia sempre da zero. Ed è per questo che ora è il momento del dolore, del cordoglio e del silenzio.

Ps. Nella carriera di un pilota quanto successo ieri può non succedere mai, anzi, spesso non succede mai. Soprattutto è ancora più improbabile che accada a quell'ora in quell'aeroporto. Una casualità ed una possibilità su un miliardo...

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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