La storia di Pitti è la storia della moda italiana
(Photo by Mondadori via Getty Images)
Moda

La storia di Pitti è la storia della moda italiana

Alla vigilia della 104esima edizione di Pitti Uomo ne ripercorriamo i momenti salienti che hanno trasformato per sempre il pret-a-porter

Les jeux sont faits. Tutto è pronto per la 104esima edizione di Pitti Uomo. Una quattro giorni dedicata alla moda e al lifestyle - dal 13 al 16 giugno - dove divertisti, «ma anche puntare il tutto per tutto, scommettere su sé stessi e sulla propria strategia, considerare l’avversario e i partner, uscire dalle sicurezze, tentare qualche azzardo, essere individualisti o fare gioco di squadra. Riflettere, sparigliare, bluffare magari, mescolare, mischiare, mettere giù le carte» come ha raccontato Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine.

Anche superati i 70 anni, Pitti non perde il suo slancio visionario e, facendo fede alla sua ricca storia, guarda al futuro della moda con ottimismo. La kermesse fiorentina nasce agli inizi degli anni Cinquanta quando ancora in Italia non esisteva una vera e propria industria dell’abbigliamento. La moda era ancora fatta dai sarti che confezionavo i loro capi su misura per una clientela curata. È però in quegli anni che inizia a delinearsi la figura del «buyer» tra cui spicca il nome di Giovanni Battista Giorgini, una delle prime figure a credere nel potenziale della moda italiana. Ed è proprio da una sua intuizione che il 12 febbraio 1951, alla presenza di sei importati compratori americani, si svolge la prima sfilata a Firenze.

Complice il successo di quella prima sfilata, dal 1952 al 1982, la Sala Bianca di Palazzo Pitti diventa palcoscenico memorabile di sfilate grazie alle quali la moda italiana diventa un fenomeno mondiale, per dimensione economica e influenza d’immagine. «Tanti degli uomini, ma anche delle donne, che hanno fatto della moda maschile un soggetto creativo sono passati da Firenze. In scenografie sempre diverse, classiche o audaci, mano nella mano con la città di Firenze e i suoi luoghi prestigiosi, i creatori hanno potuto immaginare le sfilate più folli al servizio delle loro collezioni» ha raccontato lo storico della moda Olivier Saillard.

(Ansa)

Negli anni, a esordire a Palazzo Pitti vediamo nomi come Armani, Albini e Missoni. Il prét-a-porter, in tutte le sue colorate sfumature, cambia e si evolve, ma manca un tassello. Ecco allora che nel settembre 1972 si tiene per la prima volta Pitti Uomo, la rassegna di abbigliamento e accessori maschili. Nata essenzialmente per la promozione della migliore industria italiana sui grandi mercati esteri, la fiera acquisisce via via una statura internazionale, tanto che oggi «Pitti Uomo è per la moda maschile quello che Cannes e Venezia sono per il cinema» (Saillard).

Il 1975 è poi il momento di Pitti Bimbo, e il 1977 vede la nascita di Pitti Filati - una vera e propria avanguardia per il tempo - mentre il 1978 inaugura il salotto di Pitti Casa.

Negli anni Ottanta, Pitti è ormai troppo grande per la Sala Bianca e si sposta così a Fortezza da Basso, dove va in scena anche oggi. Nel 1988 la società Centro Moda cambia nome e identità, diventando Pitti Immagine e perseguendo una strategia racchiusa in una serie di parole chiave: «Servizi, internazionalizzazione, apertura ai fenomeni contemporanei, eventi, cultura della moda e comunicazione».

La fine del Secondo Millennio rappresenta un periodo denso di accelerazioni. A Firenze si afferma un modello fieristico vincente, basato su selezione dell’offerta, varietà delle collezioni, strategie innovative e integrate di marketing e comunicazione. Fortezza da Basso si evolve e diventa una moderna cittadella delle esposizioni, dove coesistono mura rinascimentali, edifici settecenteschi e padiglioni high tech. E si apre la Stazione Leopolda, dove si realizzano gli eventi di comunicazione più spettacolari.

Anche i primi anni Duemila portano grandi novità. A partire dal debutto della kermesse sul web, all’inaugurazione di Fragranze (2004) e Taste (2006). Arrivando al presente, con quasi 800 collezioni di moda maschile, lifestyle e genderless, Pitti Uomo rappresenta un appuntamento imperdibile per i protagonisti internazionali del sistema moda. I dati di affluenza finale dell’edizione 103 ramno fatto registrate in termini assoluti circa 13.500 compratori, in rappresentanza di 6.500 aziende di vendita e distribuzione (boutique, dettaglio, multimarca, department e specialty stores, catene, piattaforme specializzate di e-commerce), con un aumento del 210% rispetto al gennaio 2022: gli italiani sono stati oltre 9.000 (+ 190%), gli esteri circa 4.500 (+260%) e rappresentano il 33% del totale.

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Mariella Baroli