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(Ansa)
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Universal molla TikTok; scoppia la guerra tra musica e tecnologia

Scontri commerciali tra major discografiche e social, clonazioni di musica, immagini e arte da parte dell'intelligenza artificiale: il rischio concreto è un Far West senza regole e certezze per nessuno

Non c'è mai stata tanta musica a disposizione di tutti come oggi. Milioni e milioni di canzoni (in buona parte interpretate da gente senza nessun talento, è bene ricordarlo) che viaggiano alla velocità della luce sui social, sulle piattaforme video e su quelle streaming. Strofe. autotune e refrain per tutti, anche cliccando gratis, senza nemmeno pagare un abbonamento mensile.

Un business colossale? No. Non c'è nessun rapporto tra la quantità di musica che gira e i ricavi generati dalle royalties. Lo si sapeva da tempo ma nelle ultime ore la rottura tra Universal e Tin Tok ha sancito definitivamente la natura del problema. E così, uno dei giganti della musicamondiale, ha deciso di ritirare il proprio catalogo dal social. Stop quindi alle canzoni di Taylor Swift, Justin Bieber, Billie Eilish, Drake, Elisa, Mahmood, Elodie, giusto per fare qualche nome eclatante.

Le principali questioni sul tavolo sono essenzialmente due: un compenso adeguato per artisti e cantautori, la protezione degli artisti umani dagli effetti imprevedibili dell’intelligenza artificiale. In altre parole, l'accusa di Universal è: TikTok sta cercando di costruire un business basato sulla musica, senza pagare un giusto valore per la musica aggiungendo che "nonostante la base massiccia di utenti, TikTok rappresenta solo l'1% circa dei nostri ricavi totali".

Sul fronte italiano è di queste oreun accordo transitorio tra Meta (Instagram, Facebook) e Siae: la trattativa per l’utilizzo del repertorio Siae si è conclusa con una proroga di quattro mesi. Quindi, le canzoni italiane saranno ancora presenti sulle piattaforme Meta, inclusi i brani del Festival di Sanremo 2024 che inizia il 6 febbraio. Ma il futuro è ancora tutto da scrivere...

C'è dunque una questione di valore della musica e una questione che riguarda le incognite del futuro legate all'irruzione dell'intelligenza artificiale nel music business. Oggi si possono creare canzoni rimescolando con un algoritmo le melodie e gli accordi utilizzati nei pezzi più famosi di Pink Floyd, Bowie, Taylor Swift, Eminem e Beatles. Se poi si utilizza una delle varie App a disposizione, diventa anche possibile e relativamente semplice clonare gli artisti riproducendone la voce con l'intelligenza artificiale.

Il risultato è un pezzo totalmente fake con le sonorità, ad esempio dei Pink Floyd, e la voce clonata di Roger Waters o David Gilmour che inizia a girare vorticosamente in rete. Ovvio che se tutto questo non venisse regolamentato sarebbe la fine del mercato discografico per come lo abbiamo conosciuto finora. Un caos assoluto in cui chiunque si appropria di tutto senza riconoscere nulla ai legittimi prioritari del copyright. Una follia, anche dal punto di vista artistico con un'invasione di musica fake che renderebbe labile il confine tra creazione dell'uomo e manipolazione digitale. Un disastro.

Come ha dichiarato a Panorama.it Charlie Rapino, un professionista che ha ricoperto tutti i ruoli all'interno dell'industria discografica, «È chiaro che copiare e clonare va sanzionato dal punto di vista della proprietà intellettuale. Dopo di che, se parliamo di qualità, l'intelligenza artificiale può agire solo su cose già esistenti. Quindi , ha un enorme limite: non può immaginare l'idea».

La questione AI non riguarda ovviamente solo la musica ma tutte le arti creative, dalla pittura alla fotografia al lavori degli illustratori e degli stilisti, per questo sarebbe indispensabile che tutta l'industria creativa, italiana ed europea, elaborasse una strategia comune.

Per questa ragione, ieri, un'ampia coalizione di oltre duecento Associazioni e organizzazioni dei settori creativi e culturali europei (musicale, audiovisivo, letterario, delle arti visive; editori di libri, di giornali, di musica, editori scientifici e tecnici; produttori di musica registrata, di film e televisivi; editori audiovisivi online e offline, distributori e agenzie fotografiche.) ha chiesto alla Unione Europea "di approvare con urgenza l'AI ACT per regolamentare il ruolo dell'intelligenza artificiale in Europa e contribuire a stabilire uno standard globale per il funzionamento dei sistemi di Intelligenza Artificiale. Ciò favorirebbe un ambiente in cui i diritti e le libertà commerciali sono rispettati, promuovendo al contempo la concessione di licenze di contenuti creativi a modelli di AI dando il via a opportunità di partnership e innovazione". Occorre fare bene e in fretta.


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Gianni Poglio