Sanzioni europeo
(Ansa)
Economia

Via alle nuove sanzioni (senza gas e petrolio ma con il carbone) con pesanti ricadute sull'Italia

Niente accordo sul petrolio di Mosca, figuriamoci sul gas. per non parlare degli effetti negativi su alcune filiere, come quella del legno

C’è anche il carbone nella lista dei beni oggetto del quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia approvato dall’Unione europea, ma il blocco non scatterà da subito: il divieto di acquistare, importare o trasferire carbone e altri combustibili fossili solidi nell'Ue, nel caso in cui arrivino o siano esportati dalla Russia, sarà effettivo a partire da agosto 2022. Le importazioni di carbone dalla Russia all'Ue attualmente valgono circa 8 miliardi di euro l'anno.

Nel pacchetto è poi previsto il divieto di accesso ai porti dell'Ue per le navi che battono bandiera russa, con deroghe per i prodotti agricoli e alimentari, gli aiuti umanitari e l'energia. Viene vietato anche il trasporto su strada operato da imprese russe e bielorusse, che non potranno trasportare nulla nell'Ue, neppure in transito. Anche in questo caso sono previste deroghe per alimenti, derrate agricole - grano incluso - farmaci, trasporti a fini umanitari. È inoltre vietato esportare in Russia alcune tipologie di merci, come carburante per aerei, computer di ultima generazione, semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature da trasporto. È proibita l'importazione di merci come legname, cemento, fertilizzanti, liquori (vodka), frutti di mare e simili.

Se si è trovato l’accordo sul carbone, anche se i divieti scatteranno con qualche mese di ritardo per onorare i contratti già in essere, la strada sembra in salita per il petrolio e a maggior ragione per il gas. Lunedì prossimo alla riunione del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue "non si discuterà" di un possibile embargo al petrolio russo. Come ha rivelato un funzionario all’Ansa, "abbiamo appena completato il quinto pacchetto di sanzioni, che ha aggiunto misure economiche e individuali alla Russia. Ma il petrolio richiede l'unanimità tra gli Stati membri e l'Europa è dipendente dall'energia russa, dunque si tratta di una questione complicata dal punto di vista tecnico e politico”.

Tuttavia, anche le sanzioni già approvate creano non poche difficoltà a diversi comparti produttivi. Lo stop all’import di legname, ad esempio, colpisce direttamente le aziende italiane del settore. “Il blocco totale delle importazioni di legname da quei territori” comporterà “per la nostra filiera pesanti ricadute che andranno ad aggravare una situazione già complessa per l’approvvigionamento di materia prima legnosa, per il caro energia e per le grandi difficoltà di export verso i mercati direttamente coinvolti nel conflitto”, sottolinea Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo. “Le decisioni prese a Bruxelles per mettere in ginocchio l’economia russa sono sacrosante e totalmente condivisibili, ma questo non ci esime dal porci il problema di come affrontare e gestire le conseguenze che inevitabilmente ci saranno anche sulla nostra filiera. Pavimenti di legno, imballaggi industriali, pallet sono settori che rischiano di trovarsi senza più materia prima disponibile, con ordini inevasi e blocco delle produzioni”.

Per questo FederlegnoArredo chiede “al governo italiano un fondo ad hoc per la filiera che sostenga le aziende impattate e di adoperarsi fin da subito per rafforzare il prelievo di legname italiano, materia prima di cui siamo ricchi: nonostante ciò, siamo colpevolmente dipendenti dall’estero. Siamo inoltre al lavoro sui tavoli europei per confrontarci con le altre associazioni di categoria, allo scopo di trovare soluzioni efficaci e comuni. Già da mesi stiamo lavorando per proporre alla Commissione europea l’attuazione di uno strumento di difesa commerciale che impedisca almeno l’esportazione di tronchi dall’Ue verso i paesi terzi. Ci auguriamo che adesso, più che mai, arrivi una risposta positiva in tal senso”.

In difficoltà anche le realtà del comparto valvole e rubinetteria. “Dal punto di vista economico, molte nostre aziende hanno forti interessi in Russia, dovuti a un alto tasso di esportazioni verso la Federazione. Inoltre molte imprese italiane del settore, in particolare nel valvolame e nella raccorderia, sono coinvolte in attività commerciali che si sono fermate”, spiega a Panorama.it Sandro Bonomi, presidente di AVR, Associazione italiana costruttori valvole e rubinetteria, che fa parte di Anima Confindustria. “Questa situazione comporta una riduzione dei volumi di vendita e produzione. Oggi diventa difficile anche organizzare le spedizioni verso la Russia, con camion che partono dall'Italia e spesso non superano la frontiera. Dal punto di vista commerciale, non fabbricando prodotti ad uso militare, come AVR dobbiamo cercare di supportare il nostro business con tutte le nazioni, rispettando le disposizioni europee e statunitensi in questa condizione di estrema difficoltà. Oggi possiamo solo limitarci a monitorare la situazione".

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Chiara Merico