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(Ansa)
Industria

Auto elettrica, un mercato in crisi

I dati negativi presentati in settimana da Tesla confermano una situazione davvero difficile; come complessa è la soluzione delle mille difficoltà esistenti

Un mercato con il fiatone e dominato da un clima di attesa: è questa l’istantanea del settore delle auto elettriche, alle prese con una transizione complicata. In base ai dati della società di consulenza britannica Rho Motion le vendite globali di veicoli completamente elettrici (Bev) e plug-in (Pheb) sono aumentate del 31% nel 2023 a quota 14,2 milioni, con una netta frenata rispetto alla crescita del 60% messa a segno nel 2022 e a quella di oltre il 100% nel 2021. Per quest’anno Rho Motion prevede una crescita globale delle vendite di veicoli elettrici compresa tra il 25% e il 30%, dunque in ulteriore rallentamento, mentre l’azienda di analisi Canalys si aspetta che il mercato globale dei veicoli elettrici si espanderà “solo” del 27,1% nel 2024, raggiungendo i 17,5 milioni di unità.

Il freno tedesco

Secondo la società di ricerche J.D. Power, le vendite in Europa di veicoli elettrici sono aumentate nel 2023 di un misero 17% rispetto al 2022, a causa del calo delle immatricolazioni in Germania, il più grande mercato europeo delle auto a batterie, dove una serie di tagli significativi nelle sovvenzioni ha fatto crollare le consegne. Nel corso del 2023 sono stati registrati in Germania 524.219 una crescita dell'11,4% delle auto Bev e un calo del 51,5% delle Phev. Esclusa la Germania, l'aumento delle vendite di vetture elettriche in Europa è stato pari al 32 %. Le immatricolazioni in Cina sono cresciute del 36% mentre negli Stati Uniti e in Canada hanno fatto un balzo del 46%.Per quanto riguarda solo le auto elettriche pure, le Bev, le vendite sono aumentate lo scorso anno del 50% negli Stati Uniti e in Canada e sono cresciute rispettivamente del 27% e del 15% in Europa e Cina.

Parlare di crisi, con questi tassi di sviluppo, è esagerato. "Il ritmo sta rallentando, ma è quello che ci si aspetta in mercati in crescita come questo", ha detto all’agenzia Reuters il responsabile dei dati di Rho Motion Charles Lester. "Non si può raddoppiare ogni anno." Ma non ci sono solo ragioni fisiologiche dietro questo rallentamento. La realtà è che dopo aver saturato la domanda degli automobilisti più orientati alle novità tecnologiche e attenti all’ambiente, le case automobilistiche non stanno offrendo auto elettriche abbastanza convenienti per la classe media, che non vede particolari vantaggi a passare alla nuova tecnologia con tempi di ricarica lunghi, prezzi elevati ed energia non più conveniente. I potenziali clienti aspettano almeno che prodotti più appetibili arrivino sul mercato.

Manca il prodotto economico

Una situazione che riguarda in particolare l’Europa. Gli analisti dell’organizzazione non governativa Transport and environment puntano il dito sull’incapacità (o la mancanza di volontà) da parte delle aziende europee a proporre vetture economiche: “L'attenzione sproporzionata delle case automobilistiche verso modelli più grandi e più premium ha portato a un prezzo elevato delle auto elettriche in Europa. Mentre il prezzo medio delle Bev è diminuito in Cina di oltre il 50% dal 2015 grazie, in parte, a una maggiore attenzione veicoli elettrici a prezzi accessibili per il mercato di massa e all'integrazione della catena di approvvigionamento, il prezzo medio europeo delle Bev è aumentato di 18 mila euro”. Transport and environment fa notare come dal 2018 in Europa sono stati lanciati 40 modelli elettrici dei segmenti A e B (cioè più piccoli) rispetto ai 66 dei segmenti più grandi, in particolare grossi e costosi Suv. Così mentre in Cina ci sono 75 modelli di auto elettriche a meno di 20 mila euro, in Europa ce n’è uno solo. Il prezzo medio in Europa rimane elevato anche nei segmenti compatti: 34 mila euro per il segmento A, 37.200 per il B e 48.200 per le compatte del segmento C. Con questi prezzi le auto elettriche non sono competitive in termini di costi rispetto alle vetture a benzina. A questo problema si aggiungono le politiche fiscali nell’Ue che non favoriscono l’elettrificazione delle flotte aziendali.

C’è poi da considerare che lo sviluppo tecnologico delle batterie (sempre più capienti e rapide a ricaricarsi) fa invecchiare molto presto le auto elettriche: un altro fattore, la perdita potenziale di valore, che tiene lontani i consumatori e le società di noleggio, scottate anche dai tagli ai prezzi delle nuove Tesla.

Se quindi a frenare la crescita delle vendite è la mancanza di vetture a buon mercato (e senza incentivi, come mostra il caso tedesco, il boom si spegne), il rischio per l’industria europea è che siano le case cinesi a colmare questo vuoto. Nei prossimi mesi le case europee dovrebbero lanciare alcuni modelli economici, come la Citroen e-C3, la Dacia Spring e la Renault 5, con prezzi di 20-25 mila euro. Ma intanto i cinesi iniziano a produrre in Europa: lo farò la Byd in Ungheria e forse qualche altro produttore cederà ai richiami del governo italiano e verrà a fabbricare auto elettriche da noi. E se il mercato cinese inizierà a dare segni di stanchezza, l’Europa sarà invasa.

Wall Street negativa

Il cambiamento di clima sull’auto elettrica investe anche il mercato borsistico. Tesla, il maggior produttore mondiale di auto puramente elettriche (se consideriamo anche le plug-in la numero uno è la cinese Byd) sta subendo un crollo in borsa: come sottolineava giovedì 14 marzo Gabriel Debach, Italian market analyst di eToro, “Tesla ha continuato la sua recente tendenza al ribasso, perdendo il 4,5% (25 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato) dopo che l’analista di Wells Fargo ha declassato il titolo a Sell (vendi) from Hold (tenere). L’analista ha anche tagliato il suo obiettivo di prezzo da 200 a 125 dollari, circa il 27% al di sotto dei livelli attuali”.

L'analista di Wells Fargo Colin Langan ha scritto che Tesla è una società di crescita “senza crescita”. Langan prevede che la crescita di Tesla rimarrà piatta quest'anno e poi diminuirà nel 2025 con l'aumentare della concorrenza e gli inevitabili ulteriori tagli dei prezzi della casa americana. Anche la banca svizzera Ubs ha declassato le sue previsioni per Tesla. Gli analisti hanno affermato che le preoccupazioni stanno aumentando man mano che la domanda di veicoli elettrici rallenta e che i rivali cinesi prendono una quota sempre maggiore del mercato globale.

Debach aggiungeva giovedì scorso che “le pressioni che gravano su Tesla stanno avendo ripercussioni sull'intero settore dei veicoli elettrici. Tra i titoli quotati a Wall Street in questo settore, si è verificata una correzione media ad oggi di circa il 36,5% dall'inizio dell'anno. Questo trend negativo rischia di aggravarsi, con il titolo Fisker in calo di oltre il 44% a seguito di voci di una possibile bancarotta”.

Siamo insomma di fronte ad un mercato che dalla fase di boom sta iniziando a passare ad una fase di consolidamento, con prospettive di quote di mercato più ragionevoli. E con possibili vittime di eccesso di ottimismo all’orizzonte.

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Guido Fontanelli