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(Ansa)
Economia

L'auto elettrica della discordia

Questo veicolo può creare fibrillazioni nei rapporti di Berlino con Parigi e Washington. Ecco perché

Che Berlino non auspichi rotture con la Cina non è mai stata una novità. A renderlo ulteriormente manifesto è la questione dei potenziali dazi alle auto elettriche cinesi. Come riportato da Politico, la Commissione europea aveva avviato un’indagine il mese scorso sui veicoli elettrici importati da Pechino. “I mercati globali sono ora inondati di auto elettriche cinesi più economiche. E il loro prezzo è mantenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali”, aveva dichiarato il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per poi aggiungere: “Questo sta distorcendo il nostro mercato”.

Caldeggiata da Parigi, l’inchiesta sulle auto elettriche cinesi potrebbe portare ad un aumento delle tensioni commerciali tra l’Unione europea e il Dragone. E l’ipotesi di dazi da parte dell’Ue è stata accolta con freddezza da Berlino. “Non ne sono molto convinto, per dirla educatamente”, ha detto a tal proposito il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, la settimana scorsa. “Il nostro modello economico non dovrebbe basarsi o fare affidamento sul protezionismo, ma sull'attrattiva dei nostri prodotti”, aveva aggiunto. Una linea, questa, che era già stata adottata, pochi giorni prima, dal ministro dei Trasporti tedesco Volker Wissing. “In linea di principio non penso molto alla costruzione di barriere sul mercato”, aveva dichiarato rispetto all’idea di dazi europei contro le auto elettriche cinesi. “Dobbiamo assicurarci di produrre i nostri veicoli elettrici in modo competitivo, per la Germania e per i mercati mondiali”, aveva proseguito, citando rischi per l’economia tedesca.

Insomma, quella sui dazi alle auto elettriche cinesi rischia di essere l’ennesimo dossier in grado di spaccare l’Unione europea al suo stesso interno. Un elemento che potrebbe avere degli impatti anche sulle relazioni transatlantiche. Già dai tempi di Barack Obama i rapporti tra Washington e Berlino sono attraversati da turbolenze su vari fronti. Inoltre, non va trascurato che la questione dell’auto elettrica è ormai entrata pienamente nella campagna elettorale per le presidenziali statunitensi del 2024. Lo sciopero in corso dei metalmeccanici americani contro Ford, Stellantis e General Motors è, almeno in parte, dovuto proprio alle crescenti preoccupazioni, nutrite dai colletti blu nei confronti dei veicoli elettrici.

Donald Trump è andato subito all’attacco, criticando le politiche di Joe Biden favorevoli a queste auto. L’ex presidente ritiene, in particolare, che tali politiche avvantaggeranno soltanto la Cina e che, al contempo, danneggeranno il comparto automobilistico del Michigan. Biden, dal canto suo, ha cercato di correre parzialmente ai ripari, varando misure che possano ridurre l’impatto socioeconomico del passaggio all’elettrico. Resta tuttavia il fatto che molti metalmeccanici americani continuano ad essere preoccupati, mentre a Washington il focus è sul cercare di evitare una dipendenza dalla Repubblica popolare cinese nel settore. Non è quindi escluso che, in futuro, l’auto elettrica possa creare ulteriori attriti tra Stati Uniti e Germania. Gli americani non hanno d'altronde mai digerito i forti legami economici tra Berlino e Pechino.

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Stefano Graziosi