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Ansa
Calcio

Spalletti e Napoli, la festa finita

Il divorzio tra tecnico e De Laurentiis, le frecciate a distanza, una piazza che osserva e si chiede perché non si possa provare a dare continuità allo scudetto rivinto dopo 33 anni. E sullo sfondo il timore della Juventus...

La festa è finita, andate in pace. O, almeno, provateci visto che di ricomporre la frattura che porterà al divorzio sembra non esserci verso. Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis paiono correre veloci verso il giorno dell'addio, a meno che entrambi non si stiano divertendo a seminare certezza poi smentite da quanto accadrà. Nemmeno la gioia ubriacante dello scudetto riportato in città 33 anni dopo l'ultima volta è un collante sufficiente a tenere insieme i pezzi e le personalità di due uomini che, si scopre oggi a stagione consumata, hanno vissuto di strappi per troppo tempo.

Napoli e il Napoli osservano esterrefatti e anche un po' increduli, perché apparentemente ci sarebbero tutti gli elementi per provare ad aprire un vero ciclo sotto il Vesuvio: la squadra è giovane e forte, lo stesso Spalletti ammette che allenarla ora è molto più semplice di quanto non fosse immaginarla un'estate fa, non c'è necessità di vendere per sistemare i conti e la concorrenza è alle prese con fasi storiche di assestamento. Invece no. Spalletti e il Napoli si lasceranno a fine campionato con buona pace di chi ancora sogna un colpo di scena.

Perché succede? Il tecnico giura che non si tratta di una decisione maturata all'improvviso, che contratto e soldi non contano e che non bastano uno screzio o un tentativo di pace per modificare situazione create col passare del tempo. De Laurentiis ammicca, non chiarisce, rimanda e sposta in là l'asticella anche se ha aperto il casting per il successore. Che sia stata la conferma comunicata via Pec ad aprile, esercitando una delle clausole del contratto firmato nel 2021, oppure una sensazione diffusa di non aver mai goduto della piena fiducia del presidente, magari si scoprirà più avanti.

Di sicuro ADL ha pensato alla sostituzione di Spalletti almeno un paio di volte in questi due anni di convivenza. Nella primavera scorsa, quando la corsa scudetto si era arenata in un periodo di crisi senza spiegazione, e anche nella coda dell'estate perché il Napoli dei miracoli non era partito col piede giusto e qualche tentazione era venuta. Poi la cavalcata trionfale, i mesi del silenzio presidenziale e l'emergere fragoroso della rottura a scudetto vinto.

La sensazione è che Spalletti starà fermo un anno per rifiatare e ricaricarsi. Lontano da tutto e da tutti, anche se Cristiano Giuntoli se lo porterebbe volentieri alla Juventus dove è atteso - De Laurentiis permettendo - per aprire il nuovo ciclo. Il direttore sportivo che ha costruito il Napoli scudettato aspetta a sua volta il via libera per chiudere con una stagione d'anticipo il suo rapporto di lavoro e trasferirsi a Torino. E' difficile immaginare che De Laurentiis conceda entrambi alla 'nemica' Juventus, scontentando la piazza che osserva quanto sta accadendo.

Più semplice che il ds abbia l'ok e l'allenatore semplicemente possa fermarsi, magari per farsi trovare pronto da una chiamata della Vecchia Signora tra un anno. A Torino c'è da sciogliere il nodo Allegri, col suo contratto pesantissimo (oltre 30 milioni lordi) che lo tiene ancorato alla panchina della Juventus ma con critiche sempre più feroci che gli vengono indirizzate e un certo malessere per cosa sta succedendo. L'allenatore livornese, indicato da Elkann come responsabile del progetto sportivo, non è stato coinvolto nella scelta di Giuntoli e non ha apprezzato. Ma perché il puzzle si completi subito mancano troppi tasselli.

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Giovanni Capuano