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Mancini si presenta in Arabia Saudita (dimenticando l'Italia)

Ufficiale la nomina come ct della nazionale saudita, nelle sue parole la cancellazione delle conseguenze che lo strappo di Ferragosto ha lasciato sui tifosi (delusi) azzurri

La prima di Roberto Mancini da selezionatore dell'Arabia Saudita, con ingaggio record e obiettivo doppio di portare i sauditi al Mondiale del 2026 e a vincere la Coppa d'Asia del gennaio successivo, è stata in linea con tutto quello che è successo in questo folle mese di agosto. Ha parlato come se il suo fosse stato uno strappo normale, l'ormai ex commissario tecnico dell'Italia. Come se le sue dimissioni a due giorni da Ferragosto e a meno di un mese dal doppio, fondamentale, impegno della nazionale contro Macedonia del Nord e Ucraina fosse da trattare come routine nel mondo del calcio.

Tutto intorno la polemica e le critiche, da lui respinte sdegnosamente usando un'immagine se possibile ancora più aspra delle altre: "Sono stato trattato come il mostro di Firenze". No. Non è così. Semplicemente in tanti, la maggioranza, hanno faticato a comprendere i motivi del divorzio (i soldi) e quasi nessuno ha accettato il modo in cui è stato presentato. Quasi un tradimento. Eppure anche il primo Roberto Mancini saudita si è circondato di immagini, suoni e suggestioni tricolori: il ricordo del trionfo di Wembley, la promessa di fare la storia per l'Arabia Saudita come se quell'Europeo non fosse qualcosa in più che un semplice obiettivo lavorativo raggiunto.

"Sono orgoglioso di essere qui e di poter svolgere questo ruolo" ha detto nella sua presentazione a Riad: "Nel nostro lavoro è sempre difficile ripartire, quando ho preso la guida dell'Italia l'ho fatto tre giorni prima di giocare contro l'Arabia Saudita. Vero che conoscevo i giocatori italiani ma i prossimi 10 giorni saranno molto importanti. Ho già iniziato a vedere video di molti elementi, avremo delle amichevoli prima delle qualificazioni mondiali, dovremo lavorare duramente ma avremo tempo per farlo"

E poi la ricostruzione per cercare di smentire le versioni di un Mancini in discussione con l'Arabia Saudita e i suoi dirigenti già a inizio estate: "Ho iniziato a parlare con la Federazione a metà agosto ed è normale che alcuni dei miei assistenti non sapessero di questa situazione, per questo non sono ancora qui. C'è chi deve sbrigare delle cose in Italia, ma siamo abbastanza per cominciare a lavorare". Sul lavoro che lo aspetta: "Conoscevamo già la squadra, abbiamo visto le partite dei Mondiali e sappiamo che ci sono diversi giocatori interessanti. È chiaro che servirà tempo, ma siamo sicuri che lavorando bene e duramente possiamo insegnare alla squadra ad attaccare bene e segnare tanto. Non è facile in questo momento, ma penso che col nostro lavoro potremo farcela".

La scelta di far allenare da Roberto Mancini la nazionale saudita è solo uno dei tasselli dell'enorme sforzo economico che viene fatto in questa estate sul pallone: "Questo mercato ha un potenziale tra i più grandi al mondo, è normale che molte stelle vengano qui. Se vuoi prendere un buon giocatore, lo devi pagare: è importante che nella lega saudita siano arrivati campioni, anche pagati molto, perché aiutano i giocatori di qui a crescere. Il nostro obiettivo è di tornare a vincere la Coppa d'Asia dopo 27 anni. Abbiamo tempo per prepararci, sappiamo che ci sono top team come Giappone, Sud Corea, Australia, ma ci andremo per vincere".

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Giovanni Capuano