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(Ansa)
Calcio

Cardinale, la voce del padrone

Il proprietario del Milan e la visione di un club destinato a cambiare pelle nei prossimi mesi. Il numero uno di RedBird sogna un calcio italiano all'avanguardia e ha messo tutto nelle mani di Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic accanto a lui sul palco, Giorgio Furlani in platea. Non "proxy" come Zlatan e nemmeno centrale nel racconto che Gerry Cardinale ha fornito a Londra sulla sua esperienza da proprietario del Milan, la visione futura, i passi fatti e quelli da compiere nei prossimi mesi. A più di un occhio attento non è sfuggito il dettaglio. Del resto è stato proprio il numero uno di RedBird a indicare Ibrahimovic, formalmente solo un senior advisor della proprietà senza alcun ruolo formale nel club, come l'uomo in possesso della "autorità per essere la mia voce con tutti a Casa Milan". Non Milanello, spogliatoio o campo. Casa Milan, dove ci sono gli uffici che guidano l'azienda compreso quello di Giorgio Furlani che del Milan è amministratore delegato.

Sorprende, ma fino a un certo punto. Che intorno al club rossonero si stia muovendo molto in questo lungo inverno è ormai chiaro a tutti. Tante missioni in Medio Oriente dove - parole dello stesso Cardinale - c'è capitale che può essere attratto in un progetto che ha enormi margini di crescita. Il confronto-scontro sul nuovo stadio, i passi formali per trasferire tutto a San Donato Milanese ma anche il canale di comunicazione lasciato aperto con Milano e le sue istituzioni perché l'atto definitivo di rinuncia a San Siro non è mai stato fatto.

E poi le questioni tecniche che a Cardinale sembrano essere quelle meno interessanti. E' l'accusa che gli viene formulata dai tifosi, per nulla entusiasti di vincere lo "scudetto del bilancio" mentre i concittadini e rivali dell'Inter volano verso la seconda stella. "Sostenibilità" è, però, la parola chiave che il capo di RedBird ripete come un mantra cercando di spiegare che non si tratta di austerity, cordoni della borsa chiusi, ma di paziente lavoro per aumentare i ricavi e da lì potersi permettere anche maggiori spese. Può non piacere, però è l'unica strada percorribile non solo dal Milan ma dal calcio italiano ed europeo in generale.

L'intervento di Gerry Cardinale a Londra, poche ore prima della trasferta del Milan all'Olimpico contro la Lazio e all'inizio del percorso che dovrebbe portare la squadra a giocarsi l'Europa League fino in fondo, certamente non può aver regalato stabilità nell'ambiente. Cardinale ha messo tutto e tutti in discussione, annunciato cambi nello staff, dichiarato apertamente il malcontento per alcune criticità della stagione. Lasciato intendere, insomma, che a maggio si tirerà una riga e si faranno valutazioni molto serie ed approfondite. E' l'uomo che lo scorso 5 giugno ha licenziato Paolo Maldini in mezz'ora di incontro a porte chiuse, figuriamoci se potrà avere problemi a muoversi con lo stesso piglio.

Quello che si è compreso è che l'aver tenuto Zlatan Ibrahimovic fuori dall'organigramma del Milan è stato un puro atto formale. Tornano in mente le voci di chi spiegava che la mossa era necessaria per non creare attriti con gli attuali dirigenti. Fosse così, c'è da immaginare che la rivoluzione estiva sarà prima di tutto nei corridoi e uffici di Casa Milan, quelli dove - parole di Cardinale - Zlatan è la voce unica della proprietà al di là di mandati e deleghe.

Quella che sarà terminata per quel giorno sarà stata la sua seconda stagione piena da proprietario del Milan. I rumors su una cessione del club non lo sfiorano. Non esiste exit strategy, giura, anche se è a caccia di capitali per pagare a Elliott il prestito iniziale a, come ha detto a Londra, "restare alla guida del Milan". Gli scettici ricordano che non è semplice trovare soci di minoranza che sborsino centinaia di milioni di euro per non decidere. Però il modo di operare dei fondi made in USA nel calcio non è ancora completamente conosciuto anche se si è compreso a pieno come non ci sia alcun scostamento dalla legge numero uno: si mettono soldi per guadagnare soldi. Non per perderli come tradizione del business del pallone.

Cardinale ha raccontato di essere rimasto un anno e mezzo in disparte a studiare il sistema in cui è atterrato. E di ritenere di poterlo rendere virtuoso e profittevole, moltiplicando il suo appeal per i potenziali investitori. Vuole che il Milan vinca, ma anche che la Serie A cresca nel suo insieme perché il competitive balance è la base di tutto. Su questo ha bisogno un ripasso. Dal 2001 a oggi in Italia solo quattro squadre hanno conquistato lo scudetto: Juventus (11), Inter (6), Milan (3) e l'ultimo Napoli, evento quasi storico. In Europa con la Champions League dal 2011 non è andata meglio e lo stesso nelle leghe più ricche e avanzate. Significa che la sua visione deve scontrarsi con la realtà e che fuori dal Milan, la sua voce del padrone, dovrà essere mediata dai pensieri degli altri che mettono denari e pensano di voler decidere di testa propria.

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Giovanni Capuano