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Calcio

Il futuro della Juventus senza Allegri

L'eliminazione dall'Europa League sancisce il fallimento sportivo del biennio allegriano. Ora da pensare il futuro, con una nuova dirigenza e il nodo dell'allenatore da sciogliere al di là dell'oneroso contratto che lo lega fino al 2025

La sconfitta di Siviglia, maturata in una notte piena di contraddizioni e di treni per la finale di Europa League lasciati passare senza salirci, chiude di fatto la stagione della Juventus. Non ci sarà nessun trofeo da alzare al cielo, per il secondo anno consecutivo. E al netto delle vicende extra campo, ci sarà da leccarsi le ferite e riflettere perché per il secondo anno di fila i bianconeri non sono quasi mai stati competitivi: niente corsa scudetto e questa volta anche l'autunno di Champions League è stato da dimenticare con alcuni passaggi grotteschi come il crollo in Israele.

Era il secondo anno di Massimiliano Allegri e i contorni del fallimento sono tali da obbligare a una riflessione sul futuro del tecnico livornese. I tifosi non lo vogliono più, la critica ha messo nel mirino la scarsa proposta di gioco della sua Juventus e anche i risultati sono venuti meno. A tenerlo legato alla panchina rimane il filo robustissimo di un contratto fino al 2025 che al lordo pesa per 30 milioni di euro oltre al momento di una società in cui la parte sportiva dovrà essere ricostruita dopo lo tsunami invernale dell'azzeramento della dirigenza e dei processi sportivi.

Allegri a Siviglia si è difeso puntando il dito sui dettagli mancati per battere gli spagnoli, sull'assenza di esperienza internazionale dei suoi giocatori, ricordando che anche altre squadre chiuderanno con "zero tituli" e buttando lì che non era facile sistemare tutti i problemi in poco tempo. Una strategia comunicativa con molte falle. Ad esempio, segnalando che la rosa della Juventus costa più del doppio di ingaggi e cartellini rispetto a quella del Siviglia dove gli uomini del match sono stati scarti della Serie A. Oppure mettendo in fila bianconeri, spariti in campo, con un pedigree internazionale di alto livello: Di Maria e Paredes campioni del mondo, Rabiot nazionale francese, Chiesa e Locatelli sul tetto d'Europa a Wembley, Danilo Szczesny e Cuadrado veterani di mille battaglie e Bremer che ha messo piede nella Seleçao.

L'utilizzo di tanti giovani è un dato di fatto e un merito, perché la crescita dei vari Fagioli, Miretti, Illing Junior è stata evidente, ma non può essere l'alibi per aver giocato una doppia semifinale complessivamente deludente. E nella quale si è evidenziato il limite di gioco di una squadra pensata per essere speculativa e che in questo modo si è comportata sempre: mettendo insieme strisce di vittorie quando la difesa è stata impermeabile, perdendo troppo (15 sconfitte su 53 partite giocate) non appena è mancato il controllo.

Si può ripartire da Allegri? Difficile. Ma non sarà semplice nemmeno passare oltre, non solo per la questione economica. La Juventus attende di conoscere il proprio futuro sportivo e societario. Se il prossimo capo dell'area tecnica sarà Giuntoli è facile immaginare che voglia avere voce in capitolo nella scelta del tecnico e della filosofia del prossimo ciclo. Obiettivo? Trasformare radicalmente il dna bianconero.

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Giovanni Capuano