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Ansa
Calcio

Allegri, l'ex intoccabile della Juventus

Il tecnico sul banco degli imputati per il non gioco della squadra Perfetto nel gestire la tempesta, la sua Juve sta fallendo uno dopo gli altri tutti gli obiettivi di campo e i nervi sono tesi

La fine della corsa in Coppa Italia ha toccato nel profondo Massimiliano Allegri e le cronache dallo spogliatoio nel post partita lo confermano. Il tecnico bianconero avrebbe inveito contro i dirigenti dell'Inter, compreso Beppe Marotta cui è legato da un rapporto di lunga data, perdendo i freni inibitori prima di recuperarli per presentarsi davanti alle telecamere Insulti ("Siete delle merde") e minacce ("Tanto arriverete sesti") a contorno di una sfida che è dal fischio finale sotto il fuoco incrociato di critica e tifosi juventini per la pochezza del calcio espresso dalla Juventus a San Siro dove avrebbe dovuto vincere per garantirsi un posto in finale

Il nervosismo può essere comprensibile La Coppa Italia insieme all'Europa League rappresentavano gli unici due obiettivi reali di una stagione compromessa prima dallo scarso rendimento in campo, culminato nell'eliminazione precoce dalla Champions League perdendo 5 partite su 6, e poi dall'influenza delle vicende societarie e processuali da novembre in poi. Uno scudo dietro il quale Allegri si è potuto riparare in questi mesi, sia perché la proprietà ha appaltato a lui l'intera gestione dell'area tecnica, dovendosi occupare delle questioni extra campo, sia perché nell'arte di rimotivare il gruppo, compattarlo e far sì che non si perdesse è stato un maestro.

La magia, però, sembra essersi spezzata all'improvviso. Quella di San Siro è stata la quarta sconfitta consecutiva, campionato compreso. Il bilancio rimane negativo anche al netto della penalizzazione che c'è stata e probabilmente tornerà ad esserci alla fine della stagione. La Coppa Italia era il traguardo più vicino ed è sfumato. L'Europa League attrae ma fa anche paura perché il Siviglia è un avversario fortissimo ed abituato ad andare in fondo, dotato di un calcio molto più codificato di quello che la squadra di Allegri ha fatto vedere fin qui.

Il punto focale è questo: troppo brutta la Juventus di San Siro per non discuterne. Scelte sballate (iniziare senza attaccante e inserirlo nell'intervallo togliendo l'unico esterno che va sul fondo e crossa), condizione fisica declinante, motivazioni zero al contrario di quanto sarebbe stato logico attendersi. I tifosi hanno rimesso il tecnico livornese nel mirino come in autunno, prima che lo tsunami giudiziario li convincesse che non esisteva altro nocchiero possibile nella tempesta.

Un esonero non è nemmeno da prendere in considerazione, ma cosa fare per la prossima stagione? Allegri parla già al futuro, richiama la società sulla necessità di programmare per tempo pur sapendo che oggi è impossibile perché incombono sentenze e gli scenari non sono definiti. Potrebbe trovarsi alla guida di una Juve in parte ridimensionata, non è detto che sia cucita su misura per le sue abitudini. E' vero che in questa annata ha dato spazio e minuti in abbondanza - nell'emergenza - ai ragazzi usciti dalla Next Gen, ma Max rimane sempre e comunque un grande gestore prima che un allenatore da campo.

Arrivati a primavera, insomma, per la prima volta davvero la sua posizione non è più intoccabile per principio. Il contratto che lo lega fino al 2025 alla Juventus è pesantissimo dal punto di vista economico (oltre 30 milioni lordi), ma il nuovo progetto che nascerà dalle ceneri di un'annata terribile impone riflessioni senza alcuna preclusione. Soprattutto quando sarà noto il nome del direttore sportivo scelto da John Elkann per prendere in mano l'area sportiva. Fosse Giuntoli, oggi al Napoli, sarebbe difficile immaginare una convivenza lavorativa tra i due, divisi da troppe differenze nel modo di intendere e costruire calcio.

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Giovanni Capuano