F16
(Usaf)
Difesa e Aerospazio

Kiev vuole tutti gli F16, anche quelli che non ci sono

Mentre l'addestramento dei piloti ucraini è partito diventa evidente come la richiesta complessiva dell'Ucraina sia irricevibile. Con le conseguenze sul mercato dei caccia, a vantaggio degli F35

I piloti ucraini potrebbero iniziare l'addestramento per pilotare gli aerei da combattimento F-16 di fabbricazione statunitense “entro alcune settimane come entro alcuni mesi”, ha detto martedì 22 maggio il portavoce del Pentagono, il brigadiere generale Patrick Ryder, annunciando un nuovo passo verso gli sforzi per rafforzare la sicurezza a lungo termine dell’Ucraina. Stante che alcuni istruttori militari di Kiev sarebbero negli Usa da marzo, fin qui è tutto molto vago, salvo la voce sempre più insistente e mai smentita del fatto che la formazione potrebbe avvenire anche in Europa. Troels Lund Poulsen, ministro della Difesa ad interim della Danimarca, ha dichiarato al giornale “Politico” che l'addestramento potrebbe iniziare a luglio, e che il suo Paese starebbe guidando l'iniziativa insieme a Usa, Regno Unito, Belgio, Polonia e Paesi Bassi, ovvero, a parte la Gran Bretagna, di chi conosce l’aeroplano.

“La mia aspettativa è che entro la fine di giugno lo avremo ufficialmente deciso”, ha detto Poulsen ai giornalisti riuniti a Bruxelles “probabilmente è uno sforzo che richiederà fino a sei mesi prima di vedere un pilota ucraino essere pronto. Ed anche se Zelensky non lo ammette, a oggi armare l'Ucraina con gli F-16 è inteso come uno sforzo a lungo termine per rafforzare le sue capacità militari e i suoi legami con la comunità internazionale, non come potenza di fuoco aggiuntiva nella tanto attesa controffensiva primaverile del paese.

Oggi arriva invece una cofnerma del quando e del dove. Danimarca e Paesi Bassi guideranno l’organizzazione occidentale per addestrare i piloti ucraini sui velivoli F-16 entro pochi mesi. Lo ha affermato il segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin. Oltre alla leadership degli olandesi e dei danesi, secondo Austin alle nazioni che parteciperanno ai programmi di formazione dei piloti parteciperanno inizialmente anche Belgio, Norvegia, Portogallo e Polonia. Il "comitato" delle nazioni europee dovrà decidere sull'approvvigionamento dei jet, insieme ai piani per la manutenzione, il sostegno e le munizioni. Per contrastare efficacemente la Russia in aria, l'Ucraina avrà bisogno di una "quantità sostanziale" di caccia di quarta e quinta generazione e anche questo richiederà "un notevole periodo di tempo", ha detto il generale americano Mark Milley, capo del personale militare, mettendo in guardia la politica sul fatto che “in guerra non ci sono armi magiche, un F-16 non lo è. La decisione sulla dotazione di F-16 si basa su una visione di lungo periodo”.

Ad oggi in Europa ci sono alcuni degli F-16 americani presso il 31° Fighter Wing di stanza ad Aviano e il 52° Fighter Wing presso la base aerea tedesca di Spangdahlem, mentre il personale istruttore potrebbe essere richiamato dal 162° Stormo dell'Air National Guard (Arizona), che ospita il programma internazionale di addestramento sul velivolo.

Gli F-16 Fighting Falcon possono trasportare fino a due bombe da 2.000 libbre, quattro missili aria-aria e due serbatoi di carburante da 2.400 libbre, e i velivoli sono progettati per combattimenti aerei e attacco al suolo e possono localizzare bersagli con qualsiasi condizione atmosferica. Nulla quindi che possa in tempi brevi portare alla fine della guerra. La domanda a questo punto è: dove prendere i caccia?

Gli Usa dispongono di una flotta di oltre 800 jet, che comprende varianti F-16C monoposto ed F-16D biposto, alcuni tuttavia con un’età di circa trent’anni. L'Air Force dal canto suo sostiene che gli ufficiali ucraini potrebbero imparare ad impiegare gli F-16 in quattro mesi, anziché i 18 mesi previsti, attuando un programma speciale. Nonostante ciò, il ministro della Difesa Oleksii Reznikov scrivere in un tweet: “I piloti ucraini non vedono l'ora di iniziare il loro addestramento, ora saranno in grado di sostenere i loro commilitoni sulla terra e sul mare per vincere la guerra”. Il portavoce dell’Aeronautica Militare ucraina, il colonnello Yuri Ihnat, pensa che il numero adeguato di velivoli per sostituire la flotta di costruzione sovietica sia di ben 150 unità, ma la disponibilità degli F-16 è inferiore e gli Usa si limiteranno a sostenere i Paesi alleati che vorranno destinare i vecchi F-16A e B agli ucraini, ovvero quelli che senza aggiornamento se la vedrebbero male contro i jet russi più avanzati. Creando mercato per gli F-35.

Gli F-16 più vicini ai confini ucraini sono romeni, ma Bucarest aspetta che la Norvegia dismetta una trentina di esemplari per rinforzare le sue capacità. Tra chi vola con gli F-16 c’è il Portogallo, ma ne ha pochi e non può cederli, idem la Slovacchia, che però ne possiede una decina della versione “Viper” e la Bulgaria li sta aspettando. Resta la Forza aerea Polacca, che potrebbe mandare a Kiev una decina dei suoi quasi cinquanta aeroplani F-16C e D, oppure ospitare i suoi piloti per velocizzarne la formazione. Tutti gli altri Fighting Falcon europei destinati alla radiazione, ovvero di Belgio, Danimarca, Olanda e Norvegia, hanno un numero di ore di volo talmente alto che non sarebbe possibile dichiararli idonei senza prima aver effettuato un lungo programma di revisione e aggiornamento. Ma potrebbero costituire una fonte utile di pezzi di ricambio, oppure essere ridestinati anche se taluni erano in predicato di essere ceduti a società provate che forniscono servizi di addestramento, come la celebre Draken International.

Più a sud, la Grecia non sembra voler accelerare la dismissione in favore dei Rafale, ed anzi ha in corso l’aggiornamento di alcuni lotti. Tirando le somme, in Europa potrebbero “avanzare” circa 90-100 velivoli F-16 ma non subito, bensì entro un paio di anni, quando le consegne degli F-35 che li rimpiazzano saranno state effettuate. L’Italia ebbe in servizio 34 caccia F-16 dal 2003 al 2012 acquisiti in leasing dagli Usa, e oggi con l’Aeronautica Militare e Leonardo ha realizzato la Scuola internazionale di addestramento di Decimomannu (Ifts), luogo dove certamente i piloti ucraini potrebbero transitare ma soltanto per una parte della formazione da fare sui 22 M-346 disponibili.

Certamente un’occasione per ampliare il nostro mercato dimostrando gli addestratori Made in Italy ai futuri alti ufficiali ucraini, facendo un investimento a lungo termine. E al Consiglio Nato in programma a Vilnius il 31 maggio, tutti questi temi saranno in cima all’agenda.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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