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Tutti contro Airbnb, che cambia puntando su affitti a lungo termine e noleggio auto

Dagli Usa all'Europa si moltiplicano regole più stringenti per combattere le derive degli affitti a breve termine, simbolo dell'exploit di Airbnb. Costretta a guardare verso servizi ed esperienze nuove, tutte da scoprire

Andare a vivere in una casa sognata per qualche mese, ma anche noleggiare l'auto desiderata ma impossibile da avvicinare per un tempo limitato. Sono due delle future possibilità a disposizione di chi utilizzerà Airbnb, l'azienda statunitense che sta cambiando pelle di fronte alle stringenti norme sugli affitti brevi in vigore (o in procinto di esserlo) in diversi paesi di Usa ed Europa. Se da una parte la società nata nel 2008 quasi per caso - mettendo cioè un materasso a disposizione come posto letto per chi cercava un alloggio a San Francisco - ha consentito a molte persone di visitare città in maniera più economica rispetto ad altre soluzioni, dall'altro lato è evidente come la stessa Airbnb abbia accelerato la gentrificazione di interi quartieri, con prezzi lievitati e aree inavvicinabili per tanti residenti (vecchi e nuovi), oltre a generare l'impoverimento culturale dei centri cittadini, diventati un unico, lungo, elenco di immobili in affitto a breve termine per fare cassa. Tanto che molte famiglie e società hanno fatto incetta di appartamenti nelle zone migliori delle città per assicurarsi un business senza apparenti punti deboli.

Mentre in Italia si studia la legge per regolamentare gli affitti brevi e alcuni sindaci hanno introdotto norme per frenare il fenomeno con l'intento di ridurre gli esorbitanti costi per chi è a caccia di una casa, un punto di svolta è arrivato da New York, che il 5 settembre scorso ha cambiato le carte in tavola con la Local Law 18, legge che obbliga gli iscritti a Airbnb a registrarsi presso il comune e rispettare tre requisiti per continuare a ospitare sconosciuti in arrivo nella Grande Mela: il proprietario dell'immobile deve vivere nella proprietà affittata, deve essere presente durante il soggiorno degli ospiti, che non possono essere più di due. Prevedibili quanto immediate le proteste di Airbnb, che parla di una politica che non risolverà la crisi immobiliare di New York e che ridurrà il numero di turisti in città, frenati dal conseguente aumento dei prezzi degli hotel. Il risultato, però, non ammette repliche, perché in poche settimane l'azienda ha perso gran parte degli annunci nei quartieri più ambiti (tenendo a mente che nel 2022 solo a New York gli affitti a breve termine hanno portato 85 milioni di dollari nelle casse di Airbnb). Al di là di quanto accadrà negli States, la mossa dell'amministrazione newyorkese, ha accelerato la voglia (o l'obbligo?) dell'azienda di guardare oltre. Anche perché segue la possibilità di offrire un alloggio per pochi giorni limitata a determinati quartieri stabilita a Dallas (Texas), la necessità per gli host di ottenere una licenza per continuare l'attività introdotta a Memphis (Tennessee) o la soglia di 120 giorni all'anno di affitto a breve termine stabilita dall'amministrazione parigina, che scende a 90 giorni a San Francisco e a 30 ad Amsterdam.

In una intervista al Financial Times, Brian Chesky, cofondatore e amministratore delegato Airbnb, ha anticipato i nuovi obiettivi, parlando di affitti a lungo termine e noleggio di automobili. “Andremo oltre il nostro core business, con un grande cambiamento, perché dobbiamo offrire qualcosa che coinvolga la vita delle persone non una o due volte l’anno, ma per parte della quotidianità”. E con il 18% di prenotazioni sulla piattaforma che riguardano gli affitti di appartamenti per più di 30 giorni, il terreno su cui puntare è fin troppo evidente. “Il mondo post-pandemia ha creato un settore di mercato non riconosciuto, che sono gli affitti per uno, due o tre mesi. Perché le persone oggi lavorano in smart working e possono farlo soggiornando dove vogliono per l’intera estate”, dice convinto Chesky. Che a domanda diretta, senza sbilanciarsi troppo, ha detto di avere “una lunga lista di idee da trasformare in esperienze da fare durante il viaggio”, a cominciare dalla prenotazione del cibo. Perché se la macchina è il primo fattore che si lega agli spostamenti, mangiare bene viene subito dopo. Vedremo, dunque, cosa proporrà Airbnb, che presenterà le nuove opzioni a partire dal 2024.

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Alessio Caprodossi