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(Getty Images)
Difesa e Aerospazio

Il terremoto, un problema in più per l'esercito di Taiwan (con la testa sempre alla Cina)

Taiwan, militari in allerta per il terremoto, Pechino offre aiuto ai “connazionali”, ma Taipei pensa ad altro

Le forze militari terrestri e aeree di Taiwan sono state allertate per fornire aiuto alla popolazione civile dopo il terremoto di magnitudo 7.4 che la scorsa notte, ora italiana, ha colpito l’isola, con epicentro al largo della costa est. La presidente Tsai Ing-Wen, ha affermato che i militari hanno il compito delle operazioni di salvataggio delle persone intrappolate tra le macerie degli edifici crollati o fortemente danneggiati. L’agenzia Bloomberg riporta anche il fermo e l’evacuazione della maggiore fabbrica mondiale di semiconduttori (Tsmc), e al momento non è dato sapere quando potrà riprendere la produzione.

Le strutture militari, tutte di costruzione piuttosto recente, non hanno subito gravi danni, ma l’operabilità delle piste di decollo civili e militari nell’est dell’ex Formosa devono ancora essere ispezionate e dichiarate utilizzabili per poter inviare e ricevere aiuti da una parte all’altra del Paese, nonché per far atterrare velivoli elle nazioni che hanno offerto assistenza. Tra queste la reazione cinese è stata immediata ma ha espresso ancora una volta la considerazione di Taiwan come di un territorio appartenente alla repubblica Popolare. Il messaggio di Pechino parla di “condoglianze e vicinanza ai connazionali” specificando di essere disposti a “fornire assistenza d’ogni tipo”. Al momento la reazione taiwanese non è andata oltre l’educato apprezzamento, ma è possibile che la proposta venga declinata per timore di aumentare ulteriormente la presenza cinese sull’isola, poiché certamente gli aiuti da parte cinese arriverebbero su convogli militari e l’evento costituirebbe per Pechino un’occasione imperdibile per infiltrare ancora più agenti nella cosiddetta “Provincia Ribelle.”

Seppur costantemente osservata da satelliti cinesi, Taiwan conserva nelle strutture ricavate nei rilievi montuosi alcune basi la cui potenzialità non può essere determinata con esattezza e questo costringe la Cina a preparare l’invasione con ancora maggiore lentezza di quella necessaria per sviluppare una tattica efficace. Proprio la morfologia dell’isola, particolarmente montagnosa nella parte orientale, in caso di attacco consentirebbe a Taiwan di resistere a un’invasione, nonché, dominando lo stretto di Taiwan, il braccio di mare che la separa dalla Cina dove transita quasi la metà del traffico marittimo di merci di tutto il mondo, di controllare un punto critico da dove giocoforza devono passare anche le forze militari cinesi. Una catena di radar a lunga distanza fornisce poi una situazione aggiornata sulla presenza di forze navali per centinaia di chilometri di oceano verso sud e verso est, e questi impianti non paiono essere stati danneggiati dal sisma.

In generale, da quando la crisi con Pechino si è acuita, la scelta tattica delle forze militari dell’isola è stata quella di dotarsi di sistemi d’arma leggeri e più facilmente occultabili, nonché di droni dispiegabili rapidamente e di varie tipologie. Dalla fine del 2022 sono stati acquisiti migliaia di sistemi aerei senza pilota di piccolissime dimensioni, del peso di circa due chili, ampiamente usati anche per compiti di protezione civile, ma anche droni di categoria medio-grande armabili con sensori tattici, bombe e razzi. Nel novembre 2020 il Dipartimento di Stato americano approvò la vendita a Taiwan di quattro Uav armati MQ-9B Sea Guardian destinati alla Marina militare, e delle relative apparecchiature per circa 600 milioni di dollari, ma soltanto due anni dopo ne fu ufficializzato l'acquisto con consegne a partire dal 2025, quando però potrebbe essere troppo tardi.

Nonostante gli aiuti militari ricevuti dagli Usa e gli acquisti diretti fatti dalle aziende statunitensi, il divario con la potenza militare cinese resta enorme, per questo Taipei continua nell’addestramento dei suoi soldati e marinai, così come nell’educare la popolazione a eventuali atti ostili da parte cinese. Non a caso, seppure il terremoto di ieri sia stato il più violento degli ultimi 25 anni, gli allarmi – anche tsunami – sono scattati immediatamente e la popolazione ha messo in pratica quanto aveva sperimentato in fatto di evacuazione proprio in occasione delle esercitazioni militari compiute da quasi un anno fa e poi periodicamente, per proteggersi da una possibile invasione e dagli effetti di un’incursione aerea. Quanto ai possibili tsunami, le autorità dei singoli 23 distretti, su consiglio del Centro nazionale di sismologia di Taiwan, hanno allertato la popolazione imponendo l’evacuazione temporanea delle zone costiere del Paese, nonché il rischieramento delle forze navali.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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