India, Luna
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Buona la seconda missione, l’India è sulla Luna

La missione è stata finora un successo al cento per cento, come ha ribadito in diretta Sreedhara Somanath, presidente dell’ente spaziale nazionale, che ha esclamato: «Atterraggio morbido sulla luna! L'India è sulla luna!»

Chandrayaan-3 è la prima sonda spaziale indiana ad atterrare vicino al polo sud lunare, facendo della nazione asiatica la quarta a sbarcare sul nostro satellite dopo Usa, Urss e Cina. Con una manovra perfetta la navicella spaziale si è posata dolcemente sul suolo selenico segnando una pietra miliare nella capacità scientifica indiana; lo storico touchdown è avvenuto alle 14:33 odierne (ora italiana), ovvero le 18:03 ora di Dehli.

Secondo l'Indian Space Research Organization (Isro) la missione è stata finora un successo al cento per cento, come ha ribadito in diretta Sreedhara Somanath, presidente dell’ente spaziale nazionale, che ha esclamato: «Atterraggio morbido sulla luna! L'India è sulla luna!», mentre il primo ministro Narenda Modi ha commentato: «Questo successo appartiene a tutta l'umanità e aiuterà in futuro le missioni lunari di altri paesi; sono fiducioso che tutti i paesi del mondo, compresi quelli del sud del mondo, siano in grado di ottenere il successo. Tutti possiamo aspirare alla luna e oltre».

La missione proseguirà con il dispiegamento a breve di un rover a energia solare chiamato Pragyan (“Saggezza” in sanscrito) che dovrebbe lasciare la sonda lander Vikram (Valore) che era contenuta nella Chandrayaan-3. La coppia robotica trascorrerà un giorno lunare (circa 14 giorni terrestri), esplorando il territorio con l'obiettivo di raccogliere dati scientifici sulla composizione della Luna prima che le batterie si scarichino dopo il tramonto. «L'intero paese è entusiasta di questa missione», ha detto alla testata specializzata “Space.com” Anil Bhardwaj, direttore del Physical Research Laboratory (Prl) indiano che ha costruito alcuni degli strumenti di bordo di Chandrayaan-3, «speriamo tutti di riuscire a far emergere nuova scienza da questa missione».

Quello di oggi è in realtà il secondo tentativo dell'India di atterrare vicino al polo sud della Luna, una regione in gran parte inesplorata e di immenso interesse sia per gli scienziati come per i sostenitori dell'esplorazione. Si ritiene che la regione del polo sud ospiti grandi quantità di ghiaccio d’acqua che, se accessibile, potrebbe essere estratto per produrre carburante per missili e supporto vitale per future missioni con equipaggio. Il primo tentativo, avvenuto nel settembre 2019, era fallito quando il lander Chandrayaan-2 si schiantò sulla Luna a causa di un problema tecnico.

Quasi quattro anni dopo, con molti aggiornamenti di progettazione e software, la navicella spaziale è stata lanciata a bordo di un razzo Lvm-3 il 14 luglio dallo spazioporto di Sriharikota, sulla costa orientale dell'India, mentre la sonda era entrata in un'orbita ellittica attorno alla Luna all'inizio di questo mese per poi eseguire diverse manovre per spostarsi su un percorso quasi circolare che l'ha portata fino a circa 150 chilometri sopra la superficie lunare.

Giovedì scorso (17 agosto), il duo Vikram-Pragyan si è separato dal modulo di propulsione della missione, che ora studierà la Terra dalla sua orbita attorno alla Luna. Il lander e il rover, che erano entrati in un'orbita lunare quasi ellittica, hanno quindi compiuto le manovre di avvicinamento e tra il 18 agosto e il 20 agosto per avvicinarsi alla superficie selenica quanto più possibile prima dell’allunaggio. Mentre erano ancora in orbita attorno alla Luna, nella giornata di lunedì 21 e martedì 22 agosto, i due hanno stabilito un contatto con l'orbiter di Chandrayaan-2 che gira ancora intorno alla Luna dal 2019 e che funzionerà come ripetitore di segnali da e verso la Terra.

Ora il lander Vikram è allunato a circa 70 gradi di latitudine sud. Questa posizione è vicina a dove la Russia aveva sperato che la sua prima missione lunare in 47 anni, Luna-25, atterrasse ieri lunedì 21 agosto. «Il successo odierno dell'India può essere attribuito a grandi cambiamenti avvenuti nel Paese quanto a strategia spaziale dopo l'incidente di Chandrayaan-2 del 2019», ha ricordato Bhardwaj, che spiega: «gli algoritmi di bordo che calcolano la velocità del veicolo spaziale in tempo reale durante la discesa sono stati rielaborati per consentire maggiore libertà di discostarsi dal protocollo previsto ma continuando comunque l'allunaggio».

Altre modifiche al programma che hanno contribuito a facilitare il successo della missione indiana includono una zona di atterraggio più ampia, delle gambe più robuste per Vikram per resistere a velocità d’atterraggio più elevate e motori che hanno regolato la discesa in modo perfetto. Infine, anche le immagini della luna che l'orbiter di Chandrayaan-2 ha inviato a casa dal 2019 hanno consentito di tracciare un quadro più chiaro del sito di atterraggio rispetto a quanto gli scienziati sapessero in precedenza. Similmente a quanto era stato fatto per lo sfortunato rover di Chandrayaan-2, sulle ruote del Pragyan sono incisi l'Ashoka chakra, un simbolo religioso di una ruota con 24 raggi raffigurato sulla bandiera indiana, e il logo dell'Isro. Quindi, quando Pragyan comincerà a muoversi sul suolo selenico, entrambi i simboli saranno impressi sulla superficie, mentre il lander Vikram è ora stato attrezzato per rilevare anche i terremoti lunari vicino al sito di atterraggio utilizzando un sismometro di bordo dotato anche di uno speciale termometro che registrerà le variazioni di temperatura del terriccio.

La missione Chandrayaan-3 è costata circa sei miliardi di rupie (70 milioni di euro e si sta svolgendo in un momento in cui diverse nazioni – in particolare Stati Uniti e Cina – stanno guardando alla Luna per future missioni con equipaggio. La Nasa, per esempio, mira a far atterrare gli astronauti vicino al polo sud lunare alla fine del 2025 o nel 2026 nella sua missione Artemis 3 e a costruire una o più basi nella regione poco dopo. Così Chandrayaan-3 potrebbe anche contribuire a stimolare il programma spaziale indiano, portando a risultati ancora maggiori in futuro e a importanti collaborazioni.

«Sarà un punto di svolta per la nuova generazione di scienziati», ha detto Bhardwaj, aggiungendo che il successo è importante per «gli scopi strategici e geopolitici del Paese e per spingere i giovani a fare qualcosa di diverso e unico». Quando il sole tramonterà sul sito di atterraggio, tra due settimane, esaurendosi l’energia, Vikram e Pragyan si fermeranno e difficilmente, stanti le basse temperature, riusciranno a riattivarsi.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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