Luna
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Le ragioni per andare sulla Luna

Russia, India, Usa... dopo decenni gli occhi delle grandi potenze va al nostro satellite. Per ragioni economiche

Nel luogo in cui è atterrata la sonda indiana Chandrayaan-3, nel momento in cui tramonta il sole le temperature precipitano fino a minimi sorprendenti: ieri -248 °C. La Luna non ha un'atmosfera che trattenga il calore del suolo, ed ecco il motivo per il quale le missioni Apollo erano allunate altrove, intorno all’equatore, e nessun essere umano ha mai messo piede nel polo sud lunare. Un luogo che, secondo la Nasa, è davvero pieno di misteri. Non c'è quindi da stupirsi che sia in corso una nuova corsa allo spazio per raggiungerlo. Ma tant’è, i primi sono stati loro, gli indiani, dopo che il Luna-25 russo si è schiantato. Bravi questi scienziati dell’Isro indiano (la loro Nasa), che stanno anche pianificando una missione congiunta denominata Lunar Polar Exploration (Lupex) con il Giappone per esplorare le regioni in ombra o, come lo chiamiamo noi, il lato oscuro della Luna, entro il 2026.

I perché di tanto interesse – ma non certo improvviso – sono diverse: sappiamo che una delle ragioni per le quali interessa tanto il polo sud lunare è l’acqua e che i dati raccolti dal Lunar Reconnaissance Orbiter, una navicella spaziale della Nasa in orbita attorno alla Luna da 14 anni, suggeriscono che in alcuni dei grandi crateri permanentemente in ombra sia presente ghiaccio d’acqua che potrebbe potenzialmente essere usato per sostenere la presenza umana sul nostro satellite. E siccome la Luna, come abbiamo detto, non ha atmosfera, l'acqua esiste come solido o in forma di vapore. Del resto, la nonna della sonda allunata ieri, la Chandrayaan-1, era stata la prima a trovare tracce d’acqua sulla Luna nel 2008, ma stanti le sue prestazioni non aveva potuto dimostrare se il ghiaccio d'acqua fosse accessibile e nel caso anche estraibile. E questa domanda è rimasta senza risposta: esistono riserve d'acqua che possono essere estratte in modo economicamente affrontabile?

Gli scienziati sono molto interessati ad analizzare l’acqua ghiacciata del polo lunare perché non è contaminata dalle radiazioni solari e potrebbe essersi accumulata nel corso di milioni di anni, dato che fornirebbe loro campioni unici e utili per comprendere la storia dell’acqua nel nostro sistema solare e quindi anche portare a scoprire definitivamente sia l’origine della Luna, sia l’evoluzione della vita sulla Terra.

Ci sono poi i motivi più pragmatici: diverse nazioni stanno pianificando nuove missioni umane sulla Luna di lungo periodo e con la permanenza di un avamposto. Dunque gli astronauti avranno bisogno di acqua potabile e di servizi igienico- sanitari che quest’acqua potrebbe facilitare senza ricorrere alla spedizione dalla Terra, poiché è per vincere la gravità terrestre che si deve produrre una grande quantità di energia, con i relativi costi associati. Meno cose da spedire significano meno carburante necessario per ottenere un atterraggio di successo sulla Luna, almeno considerando che, a oggi, un chilogrammo di cose da portare sulla Luna – e un litro d’acqua sulla Terra ha quel peso - costa almeno un milione di dollari.

Le molecole d'acqua potrebbero anche essere scomposte in atomi di idrogeno e di ossigeno ed entrambi essere utilizzati come propellenti per lanciare razzi. Significherebbe poter fare “il pieno” all’astronave prima di rientrare. Per questi motivi all’umanità serve sapere quanto ghiaccio c’è sulla Luna e in quali condizioni si trova, se è possibile rendere potabile l’acqua che se ne ricaverebbe. Il polo sud lunare ha anche un’altra caratteristica interessante: alcune zone rimangono soleggiate per periodi lunghi, anche 190 giorni terrestri consecutivi, e questo li rende luoghi adatti per l’installazione di pannelli solari. Questi, contrariamente a quanto avviene sulla Terra, non sarebbero afflitti da neve, vento o pioggia, ma potrebbero essere colpiti da piccoli asteroidi e pietre che precipitassero sul satellite, seppure la gravità sia sei volte inferiore quella terrestre. Il luogo si trova anche vicino ai bordi di un cratere immenso, largo 2500 km e profondo 8 km, praticamente uno dei posti più antichi del sistema solare che conosciamo, e quindi suscita grande interesse scientifico.

Per fare tutte queste attività si dovranno usare nuovi rover (automobili lunari) e sperimentare equipaggiamenti che alla fine degli anni Sessanta non potevano essere costruiti. Così le condizioni sono perfette per collaudare quanto potrebbe servire per sopravvivere anche su Marte. La missione indiana prevede anche l’analisi dell’esosfera, ovvero di una sorta di atmosfera estremamente rada nella quale sono presenti particelle sciolte e molta polvere accumulata nel corso di miliardi di anni.

Il business lunare

Così le ricadute degli studi da fare, degli esperimenti e dei materiali da usare porteranno a una nuova “economia lunare” per la quale gli investimenti in corso, anche se grandi, rappresentano soltanto una piccola frazione. Per esempio, se Chandrayaan-3 avrà successo, gli analisti si aspettano che il settore spaziale indiano trarrà vantaggio dalla reputazione di un’ingegneria a costi competitivi. L’Indian Space Research Organization (Isro) aveva un budget di circa 74 milioni di dollari per la missione, cifra recuperabile in pochi anni. La Nasa, in confronto, spenderà quasi 93 miliardi di dollari per il programma lunare Artemis fino al 2025, ma nel momento in cui questa missione avrà successo, aumenterà il profilo di tutti coloro che vi sono associati, quindi anche l’Italia che partecipa con l’Agenzia spaziale europea.

La Russia, che ha visto precipitare il Luna-25, sta perdendo affidabilità, ma è una conseguenza prevedibile del fatto che Mosca anno dopo anno sta riducendo le spese per l'esplorazione spaziale, tanto che Roscosmos, l’agenzia russa, non ha ancora comunicato se e quando ripeterà la missione. Ciò preoccupa i cinesi, che sono partner dei russi per le missioni lunari dal 2021, quando Roscosmos decise di lasciare il programma Artemis. Dal canto suo, Pechino ha effettuato il primo atterraggio morbido sul lato nascosto della Luna nel 2019 e ha in programma altre missioni garantite da un investimento di circa 12 miliardi di dollari fatto nel 2022.

Tutta questa attività sta già sviluppando ricadute tecnologiche e occupazionali, come dimostra per esempio la società SpaceX di Elon Musk che sta sviluppando il razzo Starship per la sua attività di lancio di satelliti e per trasportare gli astronauti della Nasa sulla superficie lunare con un contratto da tre miliardi di dollari. Le aziende spaziali statunitensi Astrobotic e Intuitive Machines stanno costruendo lander lunari che dovrebbero essere lanciati verso il polo sud della Luna entro il 2024, facendo un’esperienza che consentirà di migliorare sensibilmente la tecnologia e le prestazioni della mobilità elettrica terrestre. Aziende come Axiom Space e la Blue Origin di Jeff Bezos stanno sviluppando successori della Stazione Spaziale Internazionale finanziati privatamente, con Axiom che ha già raccolto 350 milioni di dollari da investitori sauditi e sudcoreani.

Certamente lo spazio rimane un’attività rischiosa, ma se oggi possiamo contare su batterie ricaricabili, celle a combustibile, display digitali e materiali avanzati lo dobbiamo alle esperienze dei programmi Gemini, Apollo, Skylab e a quanto stiamo facendo sulla Stazione Spaziale Internazionale.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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