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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Le nuove guerre spaziali tra Russia ed Usa tra satelliti spia e veti Onu

Mosca ha testato un'arma anti satellite, accusa Washington. Riportando l'attenzione su un nuovo campo di battaglia sopra le nostre teste

C’è una verità poco raccontata dietro la notizia dello schieramento in orbita di un’arma antisatellite da parte russa. Per fare chiarezza occorre tornare al 20 maggio scorso quando il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha spiegato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Unsc) la proposta di risoluzione guidata dalla Russia per sostenere il divieto di invio di qualsiasi arma nello spazio, peraltro appoggiata anche dalla Cina. Non è la prima volta che queste due nazioni suggeriscono un’idea del genere: alla fine di aprile, gli Stati Uniti e il Giappone avevano presentato una loro risoluzione che cercava, in modo più specifico, di vietare il dispiegamento di armi di distruzione di massa. Russia e Cina avevano richiesto però un emendamento che modificava il testo a favore di una mozione più simile a quella poi presentata e bocciata, focalizzata sul proibire il nucleare in orbita. L’emendamento russo-cinese mirava a “prevenire per sempre il posizionamento di armi nello spazio e la minaccia dell’uso della forza al di fuori dell’atmosfera terrestre” mentre la proposta capeggiata da Usa e Giappone mirava ad allargarne l’applicazione anche ad altri ambiti. Seppure condivisibile nei principi, l’idea americana e giapponese raccoglieva soltanto 13 assensi, l’astensione della Cina e il no russo, ricadendo nel veto. Il venti maggio, invece, soltanto sette paesi avevano votato a favore, sette contro, con la Svizzera che si è astenuta. Dopo questi fatti il rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, ha definito che è “profondamente deplorevole” che le nazioni occidentali nello Unsc non votino a favore della “preservazione dello spazio esclusivamente per uso pacifico” aggiungendo che “così facendo si sono finalmente tolti le maschere, si sono esposti e ci hanno mostrato quello che sono veramente.” Il viceambasciatore americano Robert Wood, durante la sua dichiarazione pre-voto, aveva dichiarato: “Gli Stati Uniti non sosterranno questa falsa risoluzione (…) da parte nostra continueremo a dimostrare come le attività spaziali possano essere condotte in modo responsabile, pacifico e sostenibile al fine di preservare i benefici dello spazio per le generazioni attuali e future; continueremo anche a puntare i riflettori sulle preoccupanti azioni della Russia nello spazio e su come queste divergono dalle dichiarazioni fatte qui al Consiglio di Sicurezza”.

Il mistero di Cosmos 2576, arma oppure spia?

Paul Meyer, ex ambasciatore canadese per il disarmo e membro dell'Outer Space Institute di Vancouver (Canada), intervistato dalla Associated Press, ha spiegato: “Esperti e rappresentanti di altre nazioni hanno espresso il loro sgomento per i battibecchi ascoltati a proposito di queste risoluzioni spaziali; l’atteggiamento negativo e litigioso tra le principali potenze spaziali del mondo le mostra più interessate a sottrarre punti ai loro avversari piuttosto che a impegnarsi in un dialogo costruttivo.” In realtà nessuno sta frenando la corsa ad armare lo spazio. Il 22 maggio un razzo SpaceX Falcon 9 statunitense ha lanciato la missione militare Nrol-146 per il National Reconnaissance Office (Nro), organo che ha il compito di progettare, lanciare e gestire la flotta statunitense di satelliti spia. Mentre sul fronte opposto, il voto negativo per fermare la risoluzione russo-cinese è arrivato pochi giorni dopo che gli Stati Uniti hanno accusato la Russia di aver lanciato un veicolo spaziale progettato per distruggere o disabilitare altri satelliti, ponendolo nella stessa orbita di un satellite americano, lo Usa-314, ritenuto da Mosca e Pechino un satellite spia.

Il nome dell’unità russa è Cosmos 2576 ma oltre a questo si conosce ben poco anche dell’effettiva capacità bellica e delle modalità di missione previste, ma al sito: SatTrackCam Leiden (b)log: The Russian KOSMOS 2576 launch of May 16, and USA 314: another 'inspector satellite'? [UPDATED] è possibile seguirne le orbite e confrontarle con quelle degli equipaggiamenti occidentali. Dopo questi fatti il Comando delle forze spaziali Usa ha dichiarato che la Russia ha anche collaudato un’arma anti-satellite e di aver anche creato la prima unità operativa dedicata all’intercettazione e distruzione dei satelliti avversari.

La realtà è che Stati Uniti, Russia e Cina stanno rapidamente dispiegando in orbita oggetti con capacità nuove e spesso sconosciute, progettati per disabilitare, degradare o distruggere i veicoli spaziali avversari. Ma a parte la recente amplificazione mediatica, la situazione è tale da almeno tre anni, infatti si ritiene che Mosca abbia collaudato uno di questi veicoli spaziali nell’agosto 2022, quando uno dei suoi satelliti sembrava aver rilasciato un proiettile in direzione di un altro veicolo spaziale. E allora il Dipartimento di Stato americano aveva affermato che il possibile test “mostrava le caratteristiche di un'arma spaziale” e che erano stati tracciati anche satelliti cinesi che “trascinavano” altri veicoli spaziali in orbite definite “cimiteriali”, ovvero laddove non potevano provocare danni e quindi funzionare da bersagli.

Naturalmente la preoccupazione maggiore risiede nel mistero legato alla possibilità che anche soltanto una delle nazioni operanti nelle nuove “guerre stellari”, abbia dotato questi satelliti di ordigni nucleari piccoli o grandi che siano, ponendo di fatto sulle teste di tutti una minaccia. Così ecco che gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno allertato reparti della US Space Force dedicandoli a prendere di mira i satelliti avversari e conducendo esercitazioni di addestramento di combattimento simulato in orbita. Del resto da sempre Stati Uniti e Russia sono interessati a porre satelliti di sorveglianza nelle basse orbite per tenere sotto controllo le reciproche attività e proprio la Space Force ha lanciato recentemente satelliti della rete Space Domain Awareness (Sda), per rispondere rapidamente alle minacce in orbita e consentire la rapida ricostituzione di eventuali sistemi spaziali persi in caso di conflitto spaziale.

Nel giugno 2021 partì infatti il primo piccolo satellite Sda, lo Odyssey, una missione iniziata sotto l'Air Force nel maggio 2019 con il nome di Rapid Space Launch Initiative (Rsli), ma Odyssey era poi rientrato nell'atmosfera terrestre, bruciando, il 18 dicembre 2022. La seconda missione si chiamava Tactically Responsive Space-3 (TacRS-3), conosciuta più comunemente con il nome in codice del satellite in fase di lancio, Victus Nox. Nel settembre 2022, la Millennium Space Systems di Boeing è stata scelta per costruirlo mentre Firefly Aerospace selezionata per fornire il veicolo di lancio. La missione aveva raggiunto con successo il suo obiettivo partendo il 14 settembre 2023. Victus Nox è stato soprannominato un esperimento operativo progettato per fornire capacità alle forze spaziali Usa e pare abbia completato molteplici manovre in ambito Sda, rimanendo poi nella sua attuale orbita a circa 435 chilometri di altitudine. Tutto fa quindi supporre che la missione fosse quella di spiare il predecessore di Cosmos 2576, ovvero “Cosmos 2553” e che ora il nuovo satellite serva a Mosca per spiare, e forse anche poter attaccare, quello americano. Ovviamente, nonostante le proposte di nuove risoluzioni delle Nazioni Unite, nessuno si fermerà e gli Usa hanno già annunciato che la costellazione Victus Haze sarà implementata nel 2025.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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