missile russo
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

I missili con cui la Russia bombarda l'Ucraina sono fatti con parti europee ed Usa

Il missile, di fabbricazione nord coreana, contiene parti arrivate dall'occidente. Con buona pace di sanzioni ed embargo

Secondo un rapporto dell'organizzazione investigativa Conflict Armament Research (Car), con sede nel Regno Unito, ha esaminato 290 componenti ritrovati nei resti di un missile balistico nordcoreano recuperati a gennaio a Kharkiv, in Ucraina, scoprendo che centinaia di parti erano state prodotte da aziende negli Stati Uniti e in Europa. I risultati segnano la prima identificazione pubblica della dipendenza della Corea del Nord dalla tecnologia straniera per il suo programma missilistico e sottolineano il problema che devono affrontare i governi occidentali a partire da quello statunitense, ovvero impedire che la microelettronica a basso costo di fabbricazione occidentale destinata all’uso civile finisca nelle armi usate da Pyongyang, Mosca e Teheran.

I ricercatori hanno scoperto che un ulteriore 16% dei componenti trovati nel missile erano collegati a società con sede in Europa e il 9% ad aziende con sede in Asia. Questi comprendevano principalmente il sistema di navigazione del missile e nel dettaglio possono essere ricondotti a 26 società con sede negli Stati Uniti, Cina, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Singapore, Svizzera e Taiwan. Del resto, l’anno scorso la stessa Car aveva stabilito che l’82% dei componenti all’interno dei droni d’attacco di fabbricazione iraniana lanciati dalla Russia all’interno dell’Ucraina erano fabbricati da società statunitensi. Eppure, oltre a pesanti sanzioni e controlli sulle esportazioni volti a limitare l’accesso alla tecnologia di produzione occidentale, alla fine del 2022 l’amministrazione Biden aveva anche istituito un’ampia task force per indagare su come prodotti statunitensi e occidentali, compresa la microelettronica di fabbricazione americana, finissero in Iran. Ma a oggi non è chiaro quanti progressi abbia fatto quella task force che non ha ancora risposto alle richieste di chiarimento inoltrate dal Consiglio di sicurezza nazionale. Il rapporto più recente di Car non nomina quali aziende siano coinvolte, anche perché il vero punto è che nei mercati liberi bisogna dimostrare che le specifiche imprese abbiano non soltanto prodotto i componenti, ma che li abbiano deliberatamente spediti in Corea del Nord. Invece, i componenti sono stati probabilmente dirottati da qualche parte nella vasta catena di approvvigionamento globale una volta che le aziende li hanno venduti a vari distributori internazionali.

La ricerca però mostra che la Corea del Nord è stata in grado di produrre i missili e di spedirli efficacemente alla Russia tra il 2021 e il 2023, e sulla base di tali date di produzione, i ricercatori affermano che il missile “non avrebbe potuto essere assemblato prima di marzo 2023”, mentre già nel gennaio dello scorso anno veniva utilizzato dalla Russia in Ucraina. Il fatto che la produzione missilistica della Corea del Nord sembri essere alimentata da parti originarie dell’Occidente sottolinea quanto sia difficile per gli Usa e i loro alleati controllare la destinazione dell’elettronica commerciale, in particolare i componenti dei semiconduttori che sono estremamente difficili da rintracciare una volta entrati nel mercato globale. Anche perché con lo stesso microchip si fabbricano anche prodotti consumer del tutto innocui.

Qualcuno non più tanto giovane ricorderà che negli anni Ottanta, causa sanzioni, in talune nazioni non era possibile trovare prodotti che invece in Europa erano diffusi, banalmente come le batterie ricaricabili al nickel-cadmio, praticamente il giurassico della tecnologia, i videoregistratori oppure taluni microprocessori che erano presenti in prodotti di consumo provenienti dal Giappone e che ogni tanto venivano “intercettati” e sparivano. Perciò Car ha dimostrato che la Corea del Nord ha sviluppato una solida rete di acquisizioni in grado di eludere, senza essere scoperti, i regimi sanzionatori in vigore da quasi due decenni. Non soltanto: Car afferma che il suo esame del missile nordcoreano dimostra che “la Corea del Nord è stata in grado di produrre armi avanzate, integrando componenti prodotti fino al 2023, nonostante le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in vigore dal 2006 che le vietano la produzione di missili balistici."

Oltre al danno e alla beffa, l’uso da parte della Russia di missili nordcoreani sul campo di battaglia in Ucraina potrebbe anche fornire a Pyongyang dati utili per migliorare le armi che non può ottenere se non perseguendo programmi di test che hanno già visto dozzine di lanci nel Mar del Giappone, e che comportano una crisi dei rapporti diplomatici con tutte le nazioni confinanti eccetto l’amica Russia. Peggio ancora, la Corea del Nord potrebbe anche cercare assistenza militare dalla Russia per aerei da combattimento, missili terra-aria, veicoli blindati, attrezzature per la produzione di missili balistici, materiale bellico e altre tecnologie avanzate, come ha detto il mese scorso il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby sostenendo anche che: “Ciò avrebbe implicazioni sulla sicurezza per la penisola coreana e la regione dell’Indo-Pacifico.” E mentre la Russia continua a ricevere forniture da Pyongyang e Teheran, l’amministrazione Biden non è stata in grado di inviare nuove armi ed equipaggiamenti all’esercito ucraino perché il Congresso non ha approvato i finanziamenti supplementari necessari.

Le pubblicazioni di Car le trovate qui: Conflict Armament Research

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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