L'amara profezia di Oscar Pistorius
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L'amara profezia di Oscar Pistorius

La Nike aveva scelto per lui questo motto: "I'm the bullet in the chamber", sono il proiettile nel caricatore... - Reeva Steenkamp, le foto - le immagini - Pistorius, il ritratto

Alla faccia di San Valentino, inutile ricorrenza per piccioncini. Al Capone aveva già cambiato la musica ne 1929, ordinando la ben nota strage dei suoi rivali. Qualche anno dopo ci pensa Oscar Pistorius, oltre che un atleta un simbolo dello sport mondiale, a macchiare di sangue rose e cioccolatini, uccidendo con quattro colpi di pisola la fidanzata. Che, secondo la versione ufficiale, sarebbe entrata nella casa di Pretoria dell’uomo-giaguaro, per fargli una sorpresa e Pistorius l’avrebbe scambiata per un ladro mettendosi a sparare all’impazzata, colpendola alla testa oltre che a un braccio. Perdonate il cinismo e la sensazione suffragata da nessun elemento: ma credere a questa drammatica versione ci riesce difficile, come veder volare la slitta con le renne.

Chiaro che aspettiamo sviluppi, pronti a ingoiarci quelle stille di dubbio velenoso. Suona come il massimo della macabra ironia lo slogan pubblicitario elaborato da Nike per Oscar Pistorius: “I am the bullet in the chamber” ('sono il proiettile nel caricatore'). Quando la vita e una pallottola vera in una stanza buia, superano la fantasia dei writer.

Il romanzo criminale di San Valentino, nella settimana in cui riprendono le Coppe Europee e normalmente ci sarebbe da parlare d’altro, ha anche una appendice tutta italiana, che sarà ancor più difficile raccontare all’estero di quei quattro colpi di pistola, senza essere travolti dalle risate amare. All’alba la Guardia Forestale sarda tira giù dal letto Massimo Cellino, presidente molto rock del Cagliari, e gli infila un paio di manette. La stessa sorte tocca prima di colazione al sindaco di Quartu, Mauro Contini e all’assessore Stefano Lilliu. L’accusa - tentato peculato e falso ideologico - sarebbe legata all'utilizzo di parte di soldi destinati al piano integrato d'area per la costruzione dell'impianto della società rossoblù.

Non sappiamo e non vogliamo mettere becco in tutto questo, come mai in linea di principio, si dovrebbe andare a frugare nei cestini della spazzatura di indagini in corso. Però è un dato che questa storia dello stadio di Is Arenas va avanti da troppo tempo, in mezzo ad una nebbia strana che si alza spesso il venerdì, quando il Cagliari deve (o dovrebbe) giocare in casa e la prefettura deve consegnare le chiavi dell’impianto. A volte si, altre no, Tar permettendo. E così da un paio di stagioni, tra partite in esilio e altre mai viste (quella con la Roma), tenendo conto che la regolarità del campionato diventa quasi l’ultimo dei problemi. Intanto dall’alto San Valentino, benedice innamorati e presunti delinquenti.

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Carlo Genta