Ma il calcio italiano è davvero così in crisi?
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Ma il calcio italiano è davvero così in crisi?

Nelle coppe europee saremmo al momento il paese con più club qualificati (6) con la Germania: come leggere questi numeri?

Depressi o ottimisti? Lo strano autunno del calcio italiano oscilla tra due stati d'animo opposti e difficilmente conciliabili. Ci sono quelli che "il bicchiere è sempre mezzo vuoto", convinti che il nostro movimento sia sull'orlo dell'abisso, e quelli che - anche a rischio di andare controcorrente - si ostinano a pensare che la notte non sia poi così buia. E che gli altri, con qualche evidente eccezione, stiano più o meno come noi: malino, se non malissimo.

Dibattito reso ancor più legittimo dai risultati del campo che, per essere interpretati, avrebbero bisogno di un ottimo psichiatra. Chi siamo noi? Quelli presi a pallate dal Bayern Monaco, simbolo del calcio che non possiamo raggiungere, o quelli capaci di strappare risultati qua e là come formichine operose? Attitudine che avevamo completamente perso in tempi non remoti e che ci è costata la dolorosa retrocessione nelle gerarchie europee. Averla recuperata è segnale di consapevolezza o conferma di quanto siamo deboli?

Ranking Uefa: Italia sul podio stagionale con Spagna e Germania


Ritardi strutturali e risalita nel ranking Uefa

Che alcune realtà siano oggi assolutamente fuori dalla nostra portata è quasi banale da scrivere. Bayern Monaco, Real Madrid, Barcellona e forse Chelsea vincerebbero contro le nostre migliori squadre 99 partite su 100. Loro, però, rappresentano l'elite del calcio mondiale e non è tutto a quel livello. Gli ultimi incroci dicono, ad esempio, che appena si abbassa l'asticella anche noi possiamo essere competitivi: la Roma ha imposto il pari al Manchester City in casa sua e gli inglesi si erano fatti eliminare anche dal Napoli di Mazzarri. La Juventus è arrivata a un sospiro dalla finale di Europa League da giocare in casa ed è stata capace di maltrattare il Chelsea campione d'Europa. Lo stesso ha fatto l'ultimo Milan decente di Allegri prima di smaterializzarsi. Dunque c'è vita anche nella Penisola del pallone.

Come strutture, fatturati, marketing e progetti siamo indietro anni luce, ma fortunatamente il calcio non si ferma lì. Abbiamo una situazione non dissimile a quella della Germania di dieci anni fa, con la differenza che il campo sta raccontando che non siamo scivolati improvvisamente dalla nobiltà al grado di plebe, ma rappresentiamo pur sempre un pezzo importante di borghesia. "Guai a sminuire i nostri risultati", dicono gli ottimisti. "Numeri che non dicono nulla", ribattono gli autoflagellanti.

Verso l'en plein di qualificate?

Provando a prendere un parametro oggettivo, possiamo dire che a 180 minuti dalla fine dei gironi di qualificazione siamo l'unica nazione che, se i gruppi fossero terminati oggi, porterebbe a febbraio l'intero contingente: 6 su 6. C'è una squadra qualificata (Fiorentina), due che sono a un passo (Inter e Napoli) e le altre (Roma, Juventus e Torino) con il proprio destino saldamente nelle mani e le chances da giocarsi in casa propria. A oggi 5 passerebbero il turno e una sola (Juventus) sarebbe retrocessa in Europa League con l'ambizione eventuale di poterla vincere. Non è uno scenario da buttare via e, considerato che ai preliminari estivi non abbiamo perso nessuno, ci rende un esempio unico in Europa.

Gli altri stanno facendo numericamente peggio di noi. Tutti hanno dovuto abbandonare per strada almeno un pezzo (Spagna, Germania, Inghilterra e Portogallo per restare ai campionati di riferimento) e tutti rischiano grosso anche in questo passaggio. Ci sono 10 squadre già certe dell'eliminazione a due turni dalla fine: nessuna italiana, una spagnola (Athletic Bilbao ad oggi fuori anche dalla Europa League) e una portoghese (Rio Ave). L'Inghilterra è vicina al dimezzamento del contingente di Champions League viste le difficoltà di Liverpool e Manchester City, il Portogallo potrebbe passare da 6 a 2 squadre (attuale situazione, un disastro) e la Germania da 7 originarie a 6.

Non è solo fredda contabilità da burocrati. Se i gironi finissero oggi, l'Italia sarebbe la nazione insieme alla Germania con il maggior numero di superstiti: 6. Altri campionati considerati emergenti come Francia, Olanda e Russia ne avrebbero la metà esatta, mentre il Portogallo sarebbe condannato a una primavera davanti al televisore (2 su 6). Non pervenuti gli altri.

La delusione Roma e le difficoltà della Juve

Poi c'è l'altra faccia della medaglia, quella che fa dire ai pessimisti che è tutto sbagliato (e tutto da rifare). La Roma ha incassato 9 gol in due gare dal Bayern e all'Allianz ha rispolverato tratti del vecchio catenaccio, tradendo il proprio dna di squadra che gioca sempre per vincere. La Juventus è stata salvata da due minuti di sana follia dopo essere stata sull'orlo del precipizio contro i modesti greci dell'Olympiacos e l'umiliazione sarebbe stata insopportabile ricordando la beffa di Istanbul di un anno fa. In generale non abbiamo ancora l'idea di un gioco europeo, gli altri sembrano correre di più e sopportare meglio fatiche e pressioni. Dobbiamo crescere e la strada non sarà né corta né facile da percorrere. Però la nostra foto è anche nei numeri. Se gli altri corrono e alla fine, almeno contro le squadre umane, spesso vinciamo noi bisogna essere ottimisti o pessimisti?

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Giovanni Capuano