C'è razzismo nel dating online?
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C'è razzismo nel dating online?

Secondo uno studio, nei siti di incontro il colore della pelle influisce sulle scelte di cuore

Quanto è diffuso il razzismo sui siti di dating? Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha provato a rispondere a questa domanda, rivelando che in Rete le probabilità di contatto sono maggiori tra le persone che possiedono un'origine etnica comune.

Per stabilire quanto i pregiudizi influiscano sulle nostre scelte romantiche, lo studio del professor Kevin Lewis, sociologo presso la University of California, ha preso in esame le interazione di oltre 126mila utenti della piattaforma OKCupid. Per due mesi e mezzo, sono stati monitorati i comportamenti di individui eterosessuali che dichiaravano di appartenere a uno dei seguenti gruppi: neri, bianchi , asiatici orientali, spagnoli/latino americani e indiani.

Sebbene negli ultimi 30 anni negli USA i matrimoni misti siano raddoppiati, l'analisi pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS evidenzia come il colore della pelle abbia ancora un certo peso nella selezione del partner. In termini generici, i risultati possono essere così riassunti: le persone tendono ad avvicinare i soggetti della loro medesima etnia, mentre diffidano di chi ha radici geografiche e culturali differenti.

Andando un po' più nello specifico si scopre che "la maggior parte degli uomini (tranne quelli di colore ) evitano di contattare le donne di origine afro, mentre le ragazze asiatiche sono per lo più scansate da tutti gli uomini (asiatici compresi)". Che esista una dose di discriminazione lo si capisce poi da un altro dato: "Nonostante anche il gentil sesso sia maggiormente propenso a restringere la scelta in base all'etnia di appartenenza, le donne rispondono con maggiore regolarità agli individui di carnagione bianca".

Stando alle statistiche interne di OKCupid, i maschi bianchi ottengono più repliche ai messaggi di qualsiasi altro gruppo, mentre le donne bianche, asiatiche e ispaniche rispondono a uomini non bianchi meno di una volta su quattro.
 
Secondo Lewis questi fenomeni possono essere inquadrati in quella che lui chiama la discriminazione preventiva: "Gli utenti non esprimono interesse verso coloro che possiedono un differente background geografico-culturale perché, sulla base di alcuni pregiudizi razziali, ritengono che queste persone non saranno mai interessate a loro".

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Davide Decaroli