La cura all'osteoporosi che arriva dallo spazio (ed è fatta con il vino)
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Scienza

La cura all'osteoporosi che arriva dallo spazio (ed è fatta con il vino)

A bordo della Stazione spaziale internazionale verrà sperimentato un bio collagene estratto dal vitigno dell'Aglianico che potrebbe trasformarsi in una medicina per tutti quelli che soffrono della malattia che rende deboli le ossea (in Italia sono oltre 5 milioni).

Non sarà certo come bere un buon bicchiere di vino rosso, ma non si può avere tutto. L'Aglianico è pronto a entrare ufficialmente nella dieta degli astronauti, e non per un capriccio enogastronomico. Il bio collagene che si estrae dai vitigni che tingono di viola le campagne di Basilicata, Campania e Puglia, potrebbe infatti rivelarsi una nuova – e inaspettata – speranza per la cura dell'osteoporosi. Una malattia che (fonte ministero della Salute) oggi affligge circa cinque milioni di italiani e che rappresenta una delle patologie più frequenti per gli uomini che camminano nello spazio.

Per verificare la bontà della terapia bisognerà però andare lontano. Molto lontano. Praticamente nello spazio. Sarà infatti a bordo della Stazione spaziale internazionale che, nel corso della prossima missione, verrà condotto l'esperimento finale.

Tutto l'occorrente è racchiuso in una scatola cubica di soli 10 centimetri di lato che fungerà da incubatrice. All'interno troveranno ospitalità tre microinfusori che serviranno a iniettare in modo controllato e preciso le sostanze nutrienti contenute nel bio collagene in una linea di cellule ossee.

Una sorgente di calore permetterà poi di mantenere la coltura ad una temperatura di 37 gradi durante tutta la durata del test, che sarà eseguito in modo autonomo ed automatico, e richiederà dalla terra solo l'invio di comandi di alimentazione elettrica. Se le cellule risponderanno positivamente agli stimoli, dovrebbe verificarsi un rallentamento dell'apoptosi, ossia la morte precoce delle cellule che costituiscono l'impalcatura scheletrica. Fenomeno assai evidente in un ambiente caratterizzato da microgravità e assenza di peso. A questo punto, il bio collagene ricavato dall'Aglianico potrà diventare parte integrante dell'alimentazione degli astronauti, particolarmente esposti all'invecchiamento e all'indebolimento delle ossa, come detto, e la sua applicazione potrà essere estesa anche ai malati «terrestri».

Lo studio, nato dalla collaborazione tra la società spaziale Ali (Aerospace laboratory for innovation) e la Nanoracks Europe con la collaborazione del dipartimento di biologia dell'università Federico II di Napoli, guidato dal professor Geppino Falco, parte da un assunto: il «resveratrolo», che si trova nelle uve Aglianico, può garantire un effetto rigenerativo sulla fisiologia delle cellule ossee, prolungandone la vita.

La realizzazione ingegneristica dell'esperimento spaziale è stata effettuata in collaborazione tra Ali e il Marscenter, storica società aerospaziale napoletana che a un anno esatto dalla sua rinascita (era stata chiusa nel 2009) già vede concretizzarsi il primo «impegno» extraterrestre.

«Sono particolarmente orgogliosa dell'iniziativa», dice a Panorama.it Veronica La Regina, amministratore delegato Nanoracks Europe, «perché coinvolge interessi non solo del settore spaziale, per definizione abituato a volare, ma anche di attori che si avvicinano allo spazio per la prima volta». Marcello Spagnulo, presidente Marscenter, si è soffermato invece sul valore strategico della collaborazione e sulla necessità di «ricreare un polo di ricerca, sperimentazione e ingegneria per il settore della space economy, cioè uno dei più efficaci motori di crescita economica del prossimo futuro, che vada ben oltre il confine del comparto spaziale in senso stretto».

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Simone Di Meo