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(Ansa)
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Il piano per riforestare l’Europa dopo due anni è fermo al palo

L’obiettivo è arrivare a tre miliardi di nuovi alberi piantati entro il 2030 ma dopo due anni ne sono stati piantati lo appena 0,8%. L’Italia è tra i pochi ad essersi mossa e nei giorni scorsi ha stanziato il più cospicuo budget di sempre per piantare nuovi alberi in città

Nel pieno della prima ondata della pandemia, nel giugno del 2020, l’Unione Europea lanciò uno dei piani più ambiziosi per contrastare la crisi climatica e il surriscaldamento delle città europee: piantare tre miliardi di nuovi alberi entro il 2030. A due anni di distanza quel piano è fermo al palo con appena 2,6 milioni di alberi piantati, pari allo 0,8% del totale.

Per essere in pari con il programma dovremmo essere a 600 milioni di alberi già in terra e piantarne altri 300 milioni all’anno da qui al 2030. È vero che i primi anni richiedono una fase di progettazione e scelta dei luoghi adatti alla riforestazione, ma certamente i risultati a due anni di distanza dovrebbero creare non poco imbarazzo a Bruxelles che sulla lotta ai cambiamenti climatici ha scelto di essere in prima fila mondiale. L’Italia, per fortuna, è tra i pochi Paesi ad aver mosso qualche passo e ad aver, proprio negli ultimi giorni, schiacciato il piede sull’acceleratore.

CHI SI È MOSSO E CHI NO

Se pensate che l’efficiente Nord Europa stia trainando la riforestazione del continente vi sbagliate. In Scandinavia non è praticamente stato piantato un solo albero oltre quelli già previsti prima del 2020 e, stando al contatore ufficiale, in Germania ne sono stai piantati dieci (nel Brandeburgo). Avete letto bene, dieci alberi in due anni.

Se il piano europeo non è completamente fermo lo si deve a Italia, Francia e soprattutto alla Repubblica Ceca che da sola ha piantato la metà dei nuovi alberi finora messi a dimora: 1,3 milioni. La sola città di Praga ha piantato ben 190 mila nuovi alberi. L’Italia ne ha piantati finora oltre 300mila con l’Emilia Romagna in testa, mentre il Lazio ad esempio sul contatore è ancora a zero. La Francia invece viaggia veloce verso il milione di nuovi alberi piantati. Tutti gli altri non sono praticamente mai partiti.

COME FUNZIONA IL CONTATORE

Il piano Ue per riforestare il Vecchio continente è molto complicato ed è anche molto complicato entrare nel famoso contatore dei nuovi alberi messi a terra. Questo perché il progetto prevede che vadano contati solo gli alberi piantati “oltre l’ordinaria amministrazione”. Non vi rientrano cioè quelli nei piani già stanziati dai singoli Paesi negli anni precedenti al 2020. Per esempio l’Italia staccò nel 2019 un assegno da 30 milioni di euro con il decreto Clima per piantare alberi nelle città metropolitane nei due anni successivi (gli ultimi progetti sono oggi in fase di ultimazione) ma sono alberi che non rientrano nel conteggio europeo.

“Gli obiettivi quando si parla di alberi vanno guardati dopo cinque anni”, spiega a Panorama Alessandra Stefani, direttore generale per l’Economia montana e le foreste del Ministero per le politiche agricole e forestali. “Io sono ottimista e penso che l’Europa ce la farà ad arrivare a tre miliardi di alberi entro il 2030”, aggiunge fiduciosa. Stefani fa parte del Comitato per lo sviluppo del verde pubblico e ha seguito di persona i progetti presentati dalle città metropolitane negli ultimi anni. “Uno degli aspetti più complicati è decidere dove piantare gli alberi una volta studiate le immagini satellitari, perché molti terreni sono in concessione o sono agricoli o sono di privati con cui bisogna fare dei contratti ad hoc perché manutengano gli alberi dopo che sono stati piantati”. Ed è una cosa che richiede tempo.

IL NUOVO PIANO ITALIANO

La buona notizia è che l’Italia nei giorni scorsi ha messo il turbo in quanto a riforestazione delle città con un piano che dovrebbe avere effetti concreti nei prossimi anni sulla mitigazione delle ondate di calore dovute ai cambiamenti climatici. Si tratta del piano con la maggiore dotazione economica stanziata sinora in Italia, 330 milioni di euro finanziati grazie al Pnrr, che pianterà oltre sei milioni di alberi entro il 2024 nelle 14 città metropolitane italiane. Una volta piantati gli alberi le città dovranno monitorarli e ovviamente curarli o sostituirli in caso non attecchiscano o muoiano.

I Comuni quindi non tireranno fuori un euro di tasca propria ma hanno 60 giorni di tempo per presentare i progetti, che sono stati anche semplificati rispetto alle richieste del decreto Clima che aveva costretto le amministrazioni locali a fornire una montagna di documenti e a rimettere più volte mano ai progetti.

Per dare un esempio della portata del piano appena avviato la città di Milano avrà a disposizione 5,9 milioni di euro per piantare 138mila alberi entro i primi di dicembre del 2022. A Roma e Napoli sono stati messi a disposizione quasi 9 milioni di euro ciascuna per ripopolare il verde urbano con oltre 200 mila alberi a testa. Solo entro i prossimi nove mesi.

Gli alberi sono stati scelti accuratamente città per città in modo da ripopolare le specie locali e salvaguardare le tipicità dei territori italiani. “Sono stati scelti alberi che hanno la capacità di rispondere ai cambiamenti climatici” spiega ancora Alessandra Stefani sottolineando come da anni oramai gli alberi si stiano “spostando” verso Nord e abbiano sempre più difficoltà a crescere in pianura e nelle zone calde.

I BENEFICI DEL COOLING EFFECT

Il beneficio che porta piantare alberi è enorme. Un ettaro di foresta urbana assorbe in media 17 chili all’anno di Pm10 oltre a tutti gli altri inquinanti che viaggiano nell’aria che respiriamo. Questo non solo migliora l’aria della città ma ha un impatto sulla salute dei cittadini.

C’è poi il cosiddetto “cooling effect”. Un viale alberato da solo mitiga la temperatura fino a 30 metri di distanza e una foresta urbana arriva a stemperare il calore fino quasi a 200 metri. Nelle estati torride che avremo davanti con un innalzamento anche di solo 1,5° avere più alberi in città farà la differenza. “Questo progetto avrà sicuramente un effetto sui cambiamenti climatici nei prossimi anni”, ci dice Stefani, “considerate che gli alberi emettono anche vapore acqueo nell’aria che diminuisce il calore”. “È provato che gli alberi aumentano il benessere psicofisico dell’uomo”, aggiunge, “quando siamo vicini a un albero il battito cardiaco ad esempio rallenta, oltre al fatto, non da poco, che le piante aumentano la bellezza delle città in cui viviamo”.

Già perché gli alberi hanno anche un valore economico. Il loro posizionamento influisce sulla qualità dell’aria degli immobili che li circondano, aumentano con l’ombra la vivibilità delle strade e incrementano il valore economico di un quartiere.

Negli Stati Uniti esiste da molti anni un software che consente di calcolare il valore di un singolo albero. Si chiama iTree e viene utilizzato per studiare il migliore posizionamento del verde in città. Chiunque può utilizzarlo prima di piantare un singolo albero e vedere i benefici che avrà nel corso degli anni: quanto Pm10 assorbito, quante emissioni non finite nell’aria e quanti soldi risparmiati in termini di energia.

Che la temperatura globale salirà di 1,5° nei prossimi anni è praticamente certo. Chi amministra le nostre città oggi può fare qualcosa di concreto per mantenere vivibili i quartieri in cui abiteremo. E ai cittadini spetta di verificare che lo facciano nel modo migliore, già nei prossimi mesi.

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Andrea Battistuzzi