Renzi, Grillo, Berlusconi: ed ora?
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Renzi, Grillo, Berlusconi: ed ora?

Per il premier il difficile arriva adesso: mantenere le promesse. Grillo invece è finito. Mentre Berlusconi deve cercare un successore all'altezza - Tutti gli eletti - Lo speciale -

Che cosa farà Berlusconi ora? E cosa Renzi? E Grillo? Per capire, meglio riepilogare. La fortuna aiutò Silvio Berlusconi e la fortuna aiuta Matteo Renzi. Entrambi hanno colto il momento. Il Cavaliere balzò sul treno del cambiamento dopo che Mani pulite aveva azzerato storia e classe dirigente dell’Italia repubblicana. E apparve agli italiani, che non avevano più punti di riferimento, come una speranza. Era un imprenditore di successo. Gli elettori pensarono che essendo ricco non sarebbe stato un ladro, e avrebbe raddrizzato l’azienda Italia con l’abilità e la spregiudicatezza con la quale aveva creato dal nulla un impero. Allo stesso modo, Renzi ha imposto la sua leadership offrendo un sogno a famiglie stremate da anni di crisi. Di carattere forte e anagraficamente giovane, alfiere di una dura battaglia contro privilegi e immobilismo, in tre mesi da presidente del Consiglio ha promesso molto e non tutto lo ha mantenuto, ma ha dato il segno della volontà di rinnovamento. 

Poi c’è Grillo. Ironico e all’apparenza non arrabbiato nel video col quale commenta la sconfitta. In un anno ha dilapidato 2 milioni e mezzo di voti mentre il Pd con Renzi ne guadagnava tre. Ecco il Grillo animato da una lieve, dolente auto-commiserazione, con una sola concessione all’insulto quando  dipinge quest’Italia di “pensionati” che non badano al bene dei figli e nipoti. Questa sarebbe L’Italia che “non” lo ha votato. Il guru del movimento, Casaleggio, “è in analisi”, e Grillo inghiotte una compressa di Maalox. Per curarsi l’ulcera. Ecco, è bello vedere Beppe Grillo che torna agli sketch. La tragedia rientra nei ranghi della commedia. 

E il leader di Forza Italia? Berlusconi ha l’arduo compito di riorganizzare il centrodestra tutt’altro che morto. Forza Italia e i suoi cespugli (compreso il Nuovo Centrodestra) totalizzano un terzo dell’elettorato, nonostante che nell’oltre 40 per cento di italiani che hanno votato Renzi vi siano con tutta evidenza anche parecchi (ex) berlusconiani spaventati da Grillo. Non sarà per nulla facile, perché un leader non nasce ogni giorno, e perché una delle caratteristiche dei leader è quella di non lavorare per la propria successione ma per l’immortalità. E Berlusconi è tuttora l’unico leader di centrodestra. C’è da augurarsi che voglia proseguire nel percorso delle riforme al fianco di Renzi, anche rischiando di produrre un sistema bipolare dal quale oggi sarebbe escluso ma domani certamente rientrerebbe (se i moderati avranno la lungimiranza di riunirsi di nuovo). Certo non sarà Berlusconi a cercare di andare al voto anticipato, lui ha bisogno di fare il tagliando alle truppe e dar vita a un futuro possibile con un successore adeguato. 

Grillo è finito. La forza propulsiva della sua protesta si è esaurita, affogata nel ridicolo e nella paura. Le parabole antisemite, le minacce paraviolente, le proposte visionarie, la vocazione autoritaria e l’incapacità di costruire, hanno reso il Movimento 5 Stelle non commestibile. Continuerà, Beppe, a fare opposizione, ma il cambiamento che proprio i 5 Stelle con lo scossone al Parlamento avevano catalizzato sta in mano ad altri, dipende da Renzi gestirlo con sapienza. Grillo non ha scelta: se finalmente sarà costruttivo, si sgrillizzerà. Se continuerà a distruggere, risulterà velleitario e perfino noioso. Sarà una forza d’opposizione importante, ma il suo incalzare alla lunga diventerà un morboso e sempre più appannato riflesso condizionato a uso dei naviganti del web.

Renzi ha azzeccato il modo di reagire al trionfo. Senza trionfalismi, con serietà. Determinato. Con la promessa di accelerare le riforme perché ora “non ci sono più alibi”. Gli italiani gli hanno dato la fiducia che chiedeva. Tocca a Matteo non deludere i suoi elettori. In fondo, oggi Renzi è l’unico vero leader della sinistra liberale europea di governo. Nel solco di una nobile tradizione della sinistra, il cattolicesimo riformista e liberale di Kennedy e Blair. Certo, qualcuno rimpiangerà Togliatti e Berlinguer, e negherà che esista una sinistra liberale. Ma sarebbe bello che l’Italia finalmente fosse un paese normale, in cui il bipolarismo significhi il confronto tra una destra e una sinistra entrambe pragmatiche. Entrambe moderne.  

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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