stupro donne
(Ansa)
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In un mondo di cannibali (delle donne)

La Rubrica - Lessico Familiare

Qui il tema è delicato.

E non perché ci sono sette disumani appena maggiorenni in più da sottoporre a percorsi terapeutici di recupero oltre che alle consuete pene detentive. No, perché purtroppo è l’ennesima constatazione che, in punto di violenza di genere, le buone norme non bastano per arginare il grave fenomeno.

E non perché c’è una madre che dovrebbe essere arrestata insieme al figlio criminale che ha generato e che ha difeso arrivando a suggerirgli di buttare fango sulla giovane vittima ripetutamente abusata tanto da svenire più volte. No, perché è il solito leit motiv: donne che odiano le donne. Condito, nel caso di Palermo, da una notevole dose di arretratezza culturale e intellettiva visto che non mi risulta che se una ragazza sia “una poco di buono” sia normale abusarne.

Oppure dobbiamo inorridirci dinnanzi al fatto che decine di migliaia di individui, anche sotto profili falsi si siano precipitati ad iscriversi su Telegram per guardare, su un canale dedicato, il video della brutale violenza?

Ecco, come la mettiamo con questa pletora di soggetti che cerca eccitazione in un episodio brutale, avvenuto davvero?

Li arrestiamo tutti? O dovremmo chiederci se i video porno forniti ad libitum su internet, con tanto di categorie dedicate anche al sesso più violento e miserabile, abbiano mutato il DNA e i neuroni delle persone?

Come possiamo bloccare e risettare il popolo internet ormai assuefatto a immagini di degrado e devastazione fisica e che non hanno più alcun tipo di rispetto verso il corpo delle donne?

Eravamo 100 cani sopra una gatta... una cosa così l’avevo vista solo nei video porno

Sottofondo: Suite n.3 in Re Maggiore di Johann Sebastian Bach (per tutti: la sigla di Quark).

Nelle foreste pluviali di Papua Nuova Guinea vive una tribù antropofaga, i Korowai, i cui membri servono carne umana avvolta in foglie di banano. Risulta mangino ogni parte del corpo e siano particolarmente ghiotti del cervello, per loro una vera leccornia.

Nell’elitaria Costa Smeralda vive una tribù non autoctona che ivi si reca nella stagione più calda dell’anno e ama servire giovani e avvenenti donne seminude ricoperte di cioccolato, in genere su buffet ricchi di dolci. La portata umana viene esibita per stimolare l’appetito degli astanti, una sorta di offerta ai loro libidinosi Dei che si nutrono di questa forma di sacrificio.

Palermo: qui vive una tribù di giovanissimi predatori che fanno scempio di donne. Cacciano in piccoli branchi di sei/sette individui, seguono la preda, ne carpiscono la fiducia con l’inganno e poi la violano in ogni modo senza però ucciderla, almeno non fisicamente. In genere, dopo il banchetto, amano recarsi a ballare o divertirsi.

Nessuno degli appartenenti a queste tre tribù, dopo i predetti atti, esprime segni di risipiscenza, (a prescindere da una iniziale svista del Giudice nei confronti di tale Christian Maranoia ) ma c’è una ragione antropologica.

Per i Korowai il cannibalismo non è barbarie, ma una forma rituale di catarsi contro il male. Così, quando uno di loro muore, sono convinti sia stato assalito da uno stregone maligno, detto Khakhua. Per sconfiggerlo essi ritengono che, mangiando il cadavere della vittima, lo stregone venga annientato, distrutto, allontanato dall’anima di colui di cui si era impadronito.

Questi li capisco.

Gli altri sono semplicemente dei subumani, dei derelitti, dei vuoti a perdere che non meritano nemmeno di esistere.

Vorrei avere per vicini di casa un intero clan di Korowai piuttosto che uno che gode nel mercificare la donna e oggettivizzarla al pari di un bignè alla crema.

Personalmente, preferirei farmi mangiare il cuore da un guerriero antropofago piuttosto che avere un figlio che rovina per sempre una ragazza con dinamiche da pirahna, solo per divertirsi.

E agli stronzi azzimati del Golfo Aranci che ridevano e applaudivano all’orrido banchetto, li inviterei a caput cineribus aspersum, ovvero a cospargersi il capo di cenere.

Certo è che se l’evoluzione delle forme di socialità creata su Internet è questa, c’è poco da stare sereni.

Perché non saranno le manifestazioni di piazza o le campagne e le giornate a tema contro il bullismo e la violenza ad arginare ciò che ha causato il tardivo riconoscimento degli errori nella governance e nel vuoto normativo della rete, utilizzata dai nostri figli senza nessuna protezione.

Sarò pessimista, forse per colpa del caldo torrido di questo ultimo scorcio di agosto, ma l’oscenità del male sembra un’onda che si allunga e si potenzia.

E allora al diavolo il buonismo, lo sforzo di comprendere, la finalità emendante delle pene, gli alibi e le giustificazioni.

Al diavolo chi dice che l’uomo nasce buono e viene corrotto dal contesto in cui vive.

No: sono sempre più propensa a credere che questa terra sia quella che Dio diede a Caino.

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Daniela Missaglia

Avvocato matrimonialista e cassazionista, è specializzata in Diritto di famiglia e in Diritto della persona. Grazie alla sua pluridecennale esperienza è spesso ospite in trasmissioni televisive sulle reti Rai e Mediaset. Per i suoi pareri legali interviene anche su giornali e network radiofonici. Info: https://www.missagliadevellis.com/daniela-missaglia

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