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(Ansa)
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Gli stupratori di Catania sono egiziani. La verità non è razzista e nemmeno chi lo dice

Da tre giorni il mondo dell'informazione e della politica si divide sull'uso di parole come extracomunitari o stranieri. Oggi, addirittura il Corriere della Sera, ammette che i dati di fatto vanno raccontati. A prescindere

Extracomunitari. Extracomunitari clandestini. Stranieri. Termini che continuano ad essere presenti sui principali vocabolari e dizionari della lingua italiana ma il cui utilizzo da tempo sembra essere vietato. Lo stupro da parte di un branco di giovani egiziani ha riaperto l’annosa questione sul politically correct secondo cui soltanto usare o scrivere certi termini sia di fatto una cosa razzista. Non bisogna, non si deve. L’atteggiamento della sinistra, politica e dell’informazione, su quanto accaduto a Catania ne è esempio lampante: bisogna limitarsi a dire che si tratta di baby gang, senza specificare il paese di provenienza degli stupratori, senza dire che sono, appunto, extracomunitari. E quando si fosse mai costretti a dirlo, bisogna immediatamente scrivere ed aggiungere che «comunque ci sono giovani italianissimi che fanno lo stesso».

Un atteggiamento sbagliato e dannoso che se da tempo i giornali «di destra» segnalano oggi, per la prima volta viene sdoganato con una domanda che sa tanto di «mea culpa» nientepopodimeno che dal Corriere della Sera, nella massima espressione della rubrica quotidiana di Massimo Gramellini. Non raccontare o nascondere il fatto che questi ragazzi siano stranieri, extracomunitari, egiziani fa nascere «il timore - se non la certezza - di alimentare il pregiudizio razzista induce ad ignorare un dato di fatto…»

Dato di fatto. Gli stupratori della notte di Capodanno in Piazza Duomo a Milano erano stranieri. Gli stupratori di Catania sono, anzi sarebbero fino a condanna definitiva, stranieri. Sono dati di fatto e bisogna smetterla ad aver paura di scriverlo e dirlo, non perché siamo razzisti ma perché forse si può andare ad analizzare la situazione particolare di questi gruppi di ragazzi, capire cosa li muove, conoscerli semplicemente per evitare che loro stessi o altri lo facciano di nuovo.

Avere il coraggio di dire le cose come stanno, dire semplicemente e pienamente la verità è fatto soprattutto per cercare di risolvere i problemi, uno dei tanti che l’immigrazione senza regole porta con se e, di conseguenza per salvare altre ragazze da uno stupro. Vi pare poco? Per me no.

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Andrea Soglio