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(Ansa)
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Sindaci-mafia: storia di un rapporto nascosto ma esistente

Le polemiche attorno al caso Decaro a Bari riportano alla luce quella trama voluta o obbligata che unisce i due poteri in molte città d'Italia

In un solo anno e mezzo dal 1 gennaio 2022 al 30 settembre 2023, ben 18 comuni sono stati sciolti per mafia.Un dato inquietante che evidenzia in maniera drammatica l’influenza della criminalità organizzata nelle amministrazioni comunali, soprattutto nei comuni del Mezzogiorno. Un condizionamento spesso reso possibile grazie agli amministratori pubblici da sinistra a destra, che invece di difendere gli interessi dei cittadini, finiscono per diventare succubi del potere criminale, mettendo a rischio la legalità e il benessere delle comunità che dovrebbero rappresentare e tutelare.

Sindaci e Amministratori Pubblici: Succubi dei Clan e Compiacenti

Uno degli esempi di questo fenomeno è rappresentato dal comune di Orto Nova (Foggia) sciolto per mafia perché il sindaco Domenico Lasorsa (eletto nel centrosinistra) con gli amministratori locali sarebbero stati “succubi dei Clan e compiacenti”. Stesso destino è toccato al comune di Neviano (Lecce) nel Salento, sciolto per infiltrazioni mafiose e che ha visto condannare lo scorso marzo a dieci anni di reclusione l’ex sindaco Antonio Megha (eletto nelle file del centrodestra) accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Ma il fenomeno non è circoscritto a singoli casi ma si estende dalle coste della Calabria, fino al litorale laziale.

A Cosoleto, Reggio Calabria, l'amministrazione comunale è stata identificata come un vero e proprio "feudo della temibile cosca di 'ndrangheta degli Alvaro-Penna" (con forti interessi criminali nella Capitale e nel litorale a sud di Roma), a causa dell'intricata ed estesa rete di rapporti parentali e/o di frequentazioni tra amministratori ed esponenti della criminalità organizzata. Il 10 maggio 2022, l'indagine della Dia, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha portato all'arresto di 34 persone, tra cui il sindaco Antonino Gioffré (eletto con lista civica), accusato di scambio elettorale politico-mafioso, poi tornato in libertà dopo 15 mesi di arresti domiciliari.La stessa triste storia si è ripetuta a Sparanise in Campania, comune sciolto per infiltrazioni della camorra dopo che la Dda ha messo nel mirino 20 persone tra cui il sindaco di Sparanise Salvatore Martiello (eletto con una lista civica).In Sicilia ad Alcantara il quadro non è meno cupo. Dopo un’operazione che ha portato a 7 arresti, tra cui quello del sindaco Bruno Pennisi e del vice sindaco Clelia Pennisi, il Consiglio dei Ministro ha deciso lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. E non si tratta di un problema solo meridionale. Anche nel Lazio nei Comuni di Anzio e di Nettuno, l’ombra della ‘Ndrangheta ha oscurato la democrazia locale. Dopo l’operazione denominata Tritone, che ha portato all’arresto di 65 persone a seguito di un’indagine della Dda di Roma sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle due amministrazioni locali guidate da Sindaci di centrodestra quali Alessandro Coppola e Candido De Angelis, il Governo ha deciso lo scioglimento dei comuni per una risposta ferma contro il crimine organizzato.

Come è possibile osservare dalla cronaca che abbiamo riportato, le motivazioni che portano allo scioglimento dei comuni variano, ma il filo conduttore è sempre lo stesso: rapporti ambigui, favoritismi nell'assegnazione di appalti, gestione irregolare dei servizi pubblici e dissesto finanziario usato a vantaggio dei boss.

«Si arriva allo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose per acclarato condizionamento sulla libera determinazione degli organi elettivi incapaci di barriere ed anticorpi per respingere mire ed appetiti malavitosi»-commenta Antonio Reppucci che ha ricoperto in passato l’incarico di prefetto a Cosenza, Catanzaro e Perugia ed attualmente è commissario straordinario del comune di Nettuno sciolto per infiltrazioni mafiose».

Cosa accade nei comuni infiltrati dalla mafia secondo la sua esperienza?

«Spesso si viene a creare nei comuni un sistema affaristico che ammorba la società con omertà diffusa, silenzi, indifferenza e disattenzione che consentono a mafia, camorra e ‘ndrangheta e altre espressioni criminali di penetrare estendersi ed ingrandirsi consolidando affari ed interessi. La politica per essere credibile deve stare lontano da certi ambienti. La mafia è pervasiva ed invasiva, coinvolge e corrompe affiancandosi spesso alla politica degenerata in massoneria».

Com’è cambiata la mafia?

«La mafia o ‘ndrangheta da primitiva si è fortemente modificata e rinnovata con una straordinaria capacità di infiltrazione sul tessuto produttivo. La lotta al crimine organizzato purtroppo non interessa la pluralità, ma pochi cittadini e qualche rara associazione ma la società civile deve fare la propria parte non deve essere assente»

Cosa fanno i sindaci compiacenti?

«A volte, i sindaci, per evitare a problemi si avvicinano ai Clan assumendo e concedendo loro favori. Personalmente, ho ricoperto il ruolo di commissario in 30 comuni, di cui 10 sciolti per infiltrazioni mafiose. È difficile che chi amministra non sia a conoscenza delle famiglie criminali, soprattutto nei piccoli comuni. Durante il mio servizio in Calabria con le forze dell’ordine, abbiamo censito 161 famiglie legate ai clan della 'Ndrangheta su 81.000 abitanti., il che significa praticamente che ogni comune aveva un clan. Gli amministratori, anche se non hanno contatti diretti, dovrebbero comunque diffidare da figure sconosciute. Molte volte, non è il mafioso ad apparire in comune, ma agisce attraverso professionisti, avvocati e commercialisti; talvolta si è riscontrata persino la complicità di poliziotti e magistrati. Se il sindaco nutre dei dubbi, deve sempre cooperare con le forze di polizia, perché quando individui che non hanno alcun titolo di possesso si presentano con ingenti somme di denaro da investire, sorge inevitabilmente il sospetto».

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Linda Di Benedetto