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(Ansa)
Salute

«I ricoverati di Covid di oggi sono non vaccinati»

Il primario di rianimazione del Gemelli di Roma spiega che 19 ricoverati su 20 sono non vaccinati

«Nella mia terapia intensiva ci sono 20 ricoverati, il 95 per cento di questi non sono vaccinati» ci spiega Massimo Antonelli primario di rianimazione al Policlinico Gemelli di Roma
Il Covid continua a circolare e colpisce soprattutto i giovani non vaccinati. È questo l'identikit dei pazienti che sono attualmente ricoverati in terapia intensiva divisi in no-vax ed indecisi. Quando queste persone arrivano in condizioni critiche nelle terapie intensive difficilmente ammettono di essere contrari al vaccino perché hanno sperimentato sulla propria pelle la pericolosità del virus. Un virus che continua ad essere sottovalutato da una minoranza della popolazione strumentalizzata dalla disinformazione con effetti a volte letali che ogni giorno sono sotto gli occhi di tutti. Il Covid se agli inizi ha fatto strage di anziani oggi viaggia indisturbato tra i non vaccinati.

Ci sono ricoverati in terapia intensiva?

«Non sono mai scomparsi nemmeno lo scorso anno quando a fine agosto praticamente ne avevamo pochissimi. Adesso ce sono almeno 20 nel mio reparto».

Qual è il target di età dei pazienti ricoverati in terapia intensiva?

«I pazienti ricoverati sono molto più giovani di prima anche perché le vaccinazioni hanno messo in gran parte al riparo le persone della fascia di età più fragile al di sopra dei settanta anni. La maggior parte ha un'età che oscilla tra i 33-35 anni e 50-55 anni. Quindi ampia ma di persone nettamente più giovani, dei quali il 95 per cento non vaccinati. Mentre quelli vaccinati sono in genere portatori di altre patologie e forme di fragilità».

Lo scorso anno che tipo di pazienti finiva in terapia intensiva?

«La tipologia di pazienti che finisce in terapia intensiva è sempre la stessa. Sono tutte quelle persone che hanno una grave forma di insufficienza respiratoria che va dal trattamento iniziale con ventilazione fino ad arrivare a condizioni estreme che richiedono supporto attraverso la respirazione extra corporea collegata in questo momento nel nostro reparto a tre pazienti».

I pazienti del suo reparto non vaccinati cosa le dicono?

«Alcuni non vaccinati sono in imbarazzo, altri dicono che non hanno fatto in tempo a fare il vaccino ma che si erano prenotatI. Diciamo che adesso non ci sono persone che ammettono di essere no-vax. È davvero difficile che qualcuno nel nostro reparto si faccia vanto di non aver fatto il vaccino perché la maggior parte di queste si trova in condizioni molto serie e quindi si rende conto delle tante sciocchezze che si sentono in giro sulla innocuità del Covid. Capiscono che non è così perché si sono trovati in una situazione dove ovviamente rischiano la vita. Alcuni sono negazionisti altri no-vax e pensano che il vaccino è il mostro che può dare delle conseguenze molto gravi. Il piccolo particolare però è che le persone che hanno avuto il Covid in modo serio sanno bene che ci sono spesso conseguenze e forse non sappiamo ancora se in modo permanente».

Quali sono le previsioni per settembre-ottobre si prevede un incremento dei casi?

«Senza altro i vaccini funzionano questo è un dato di fatto, perché altrimenti non avremmo una situazione come quella attuale. Sennò ci sarebbero stati più pazienti ospedalizzati quindi i vaccini proteggono, sono efficaci e ci evitano di trovarci nelle condizioni precedenti. È logico pensare che maggiormente la popolazione sarà vaccinata tanto minore sarà la circolazione del virus e il numero pazienti in ospedale sarà modesto. Poi però c'è da considerare il rientro a scuola in presenza, quanti giovani sono riusciti a vaccinarsi e quanti del personale scolastico stanno rispondendo alla campagna vaccinale del generale Figliuolo che sta promuovendo insistentemente».

Ci sarà una terza dose di vaccini?

«Questa è buona domanda. È molto probabile che occorra una terza dose ma su questo ancora non c'è una piena chiarezza ed un definitivo orientamento a livello scientifico. Dal punto di vista clinico avrebbe un senso però è anche vero che la ricerca degli anticorpi potrebbe evidenziare delle situazioni molto diversificate. La terza dose potrebbe essere razionale e non escludo che ci si possa arrivare in futuro un po' come è avvenuto per l'influenza con il vaccino periodico per coprire le eventuali mutazioni del virus».

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Linda Di Benedetto