Il piano terapeutico tedesco che prescrive l'idrossiclorochina
Un'analista di laboratorio nello stadio Dortmund il 3 aprile 2020 (GettyImages).
Salute

Il piano terapeutico tedesco che prescrive l'idrossiclorochina

Firma la petizione su Change.org: https://www.change.org/PanoramaClorochinaCovid19

Mentre continua la raccolta firme per l'Aifa, Panorama ha trovato il medico che in Germania ha stilato un protocollo per il Covid basato sul farmaco antimalarico. Intanto, un senatore ha depositato un'interrogazione parlamentare in cui chiede di tornare a usare la molecola per curare il virus.

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«In Germania è il medico e non le autorità ad avere libertà di terapia e facoltà di prescrizione! Ed è giusto che sia così». Quando il dottor Jürgen Arnhold sente che, se operasse in Italia, il suo piano terapeutico per il Covid sarebbe vietato, esplode. «In Germania l'idrossiclorochina non è mai stata vietata ed è regolarmente presente sul mercato» sottolinea.

Mentre la petizione per l'Aifa sta raggiungendo quota 8.400 firme, Panorama è riuscito a svelare il mistero del Dicamoquin. Nelle ultime settimane sulle chat dei medici, su Twitter e sui siti complottistici, in particolar modo in Veneto, compare il nome di questa fantomatica medicina tedesca, spesso scritta in modo sbagliato, ossia Decamoquin. Il farmaco, al cui interno sarebbe «nascosta» l'idrossiclorochina, «verrebbe somministrato molto in sordina» e non se ne troverebbe «notizia nemmeno in internet perché hanno oscurato i siti».

La realtà è molto più prosaica. A Königstein im Taunus, una cittadina di neanche 16.000 abitanti in Assia, a 20 km da Francoforte, esercita un urologo, il dottor Jürgen Arnhold. Proprietario di una clinica privata, ha messo a punto con la locale farmacia un preparato galenico per la cura del Covid. Il Dicamoquin, questo il nome del farmaco, contiene tre principi attivi: idrossiclorochina, dipiridamolo e camostat mesilato.


Il dottor Jürgen Arnhold.


Il preparato è prodotto e venduto dalla Burg-Apotheke di Königstein, dove lavorano i farmacisti Uwe-Bernd Rose e Christian Beck, che compaiono come consulenti nell'Informativa specialistica intitolata «Approccio terapeutico al Coronavirus/SARS-CoV-2/COVID-19». Il documento (vedi in fondo alla pagina), è datato 28 aprile 2020. Il suo autore, il dottor Arnhold, raccomanda l'uso dell'idrossiclorochina e della clorochina nelle varie fasi della malattia.

Agli asintomatici positivi Arnhold consiglia l'ormai famoso Dicamoquin, alternato a clorochina. La stessa raccomandazione vale per i positivi con sintomi da lievi a moderati in quarantena, ai quali viene proposta l'opzione di una «terapia medica ambulatoriale», che prevede anche l'impiego dell'antivirale Remdesivir e dell'antibiotico azitromicina. Più o meno analogo il suggerimento terapeutico per i malati con manifestazione clinica grave ricoverati in ospedale.

Il dottor Arnhold, che è stato anche all'Anderson Cancer Hospital di Houston, spiega: «L'idrossiclochina è generalmente meglio tollerata della clorochina. Tuttavia, come agente monoterapeutico mostra pochi effetti. In combinazione con gli altri due farmaci invece risulta sensata».

Nel momento in cui Panorama gli chiede se la sua medicina è autorizzata, il dottor Jürgen Arnhold risponde piccato: «Secondo la legge tedesca sui farmaci, il farmaco Dicamoquin (vedi foglietto illustrativo in fondo alla pagina) è un farmaco su prescrizione medica che può essere prescritto da qualsiasi medico».

Ed è registrato nella farmacopea tedesca? Risposta di Jürgen Arnhold: «In Germania tutti i farmaci soggetti a prescrizione medica sono soggetti al Regolamento operativo della farmacia e sono quindi assolutamente legali, anche senza essere registrati nella farmacopea».

Quando Panorama gli fa osservare che l'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, consiglia di utilizzare clorochina e idrossiclorochina solo «in programmi nazionali di emergenza in pazienti ospedalizzati sotto stretta supervisione», l'urologo tedesco risponde in modo cauto ma esplicito: «La raccomandazione dell'Ema è solo parzialmente accettabile da me in quanto medico».

Arnhold è invece reticente di fronte alla richiesta del numero di scatole di Dicamoquin che sono state vendute e del numero di medici che l'hanno prescritta. «Sulle cifre di vendita e sulle prescrizioni di altri medici» dice, «non posso dare alcuna informazione». Il dottore tedesco conferma invece che altri suoi colleghi prescrivono il farmaco antimalarico ai malati Covid: «L'idrossiclorochina è usata anche da altri medici tedeschi, ma non sono in possesso di statistiche».

Pur potendo essere acquistata, secondo quanto risulta a Panorama, in Germania l'idrossiclorochina per uso Covid non è però rimborsabile dalle casse malattia. E il medico che la prescrive se ne assume ogni responsabilità.

Commenta Andrea Mangiagalli, il medico promotore della raccolta firme in Italia: «Ad ogni modo, la morale di questa storia è molto interessante. La Germania non solo consente la libera prescrizione di idrossiclorochina, ma addirittura permette ai suoi medici di preparare galenici dispensabili con ricetta medica che contengono idrossiclorochina assieme ad altri principi attivi».

In Italia, invece, il farmaco resta vietatissimo. «I dati per la clorochina sono deludenti e attualmente non è un'opzione terapeutica» ha dichiarato il 28 ottobre Nicola Magrini, Direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco. «I dati hanno sempre confermato effetto nullo e possibili effetti indesiderati cardiaci, i dati di efficacia sono assolutamente carenti e alcuni ricercatori hanno anche messo in dubbio i modelli preclinici, cioè animali». E sulle terapie in uso ha aggiunto: «Nella fase domiciliare, la cosa migliore da fare è la vigile attesa: non assumere farmaci, trattare solo i sintomi febbrili (se la temperatura supera i 38°/38,5°)».

Eppure anche da noi qualcosa si muove: il 27 ottobre il senatore di Forza Italia Andrea Cangini ha depositato un'interrogazione parlamentare con cui chiede al ministro della Salute Roberto Speranza se non sia opportuno «tornare a utilizzare l'idrossiclorochina, così come fu fatto all'inizio della pandemia».


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Elisabetta Burba