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(Ansa)
Salute

La scienza divisa sul rischio Covid negli stadi

Diversi studi sono stati effettuati, con risultati alterni. Intanto la Serie A si prepara a ripartire con capienza al 50% ed il Green Pass

Manca meno di un mese al 22 Agosto, data di inizio del campionato 2021/2022 di Serie A. Quest'anno la novità è che il governo Draghi ha stabilito che gli stadi non dovranno superare il 50% della loro capienza e gli spettatori dovranno mostrare il Green Pass per potervi accedere. Il decreto del governo prevede anche una norma sul distanziamento tra gli spettatori che potrebbe creare disparità tra le squadre: solo lo stadio della Juventus ha la distanza richiesta di un metro tra un seggiolino e l'altro; negli altri stadi la minore distanza si tradurrebbe in una diminuzione della capienza e dunque del numero dei tifosi.

Alla luce delle ricerche scientifiche non è facile dire se o meno queste decisioni siano giustificate: il problema dei rischi di contagio e della gestione degli eventi sportivi è tuttora molto studiata dagli scienziati, ma non ci sono ancora conclusioni definitive. Una delle ricerche in corso è quella del cosiddetto "Events Research Programme", commissionata dal primo ministro inglese Boris Johnson. La domanda alla quale stanno cercando di rispondere i ricercatori inglesi è se i grandi eventi possano svolgersi senza restrizioni e quale sia il loro impatto. A partire da Febbraio, fino a Maggio scorso, i ricercatori hanno raccolto dati in eventi sportivi, inclusa la finale della Coppa d'Inghilterra a Wembley, concerti dal vivo e teatri all'aperto. È emerso che solo 28 su 55mila spettatori erano positivi al Covid, di questi 17 erano stati infettati con tutta probabilità in altri eventi simili. Numeri piccoli, ma occorre considerare che il virus circolava poco nel periodo in cui sono stati raccolti i dati e solo il 15 per cento delle persone sotto studio avevano riportato i risultati dei tamponi.

All'attenzione dei ricercatori c'erano quei fattori che rivelavano rischio di trasmissione, per esempio la percentuale di anidride carbonica veniva usata per individuare zone con poca ventilazione o alta densità di affollamento. Altri fattori erano la distanza sociale o l'uso delle mascherine. Veniva fuori che in realtà gli spazi all'aperto avevano un grado di rischio nettamente inferiore di quello nei gabinetti, nei corridoi e nei luoghi in cui si sosta per bere. Esplicitamente, i ricercatori concludevano che stare seduti nello stadio espone a rischio basso, ma non così il trasporto pubblico, l'uso di toilette o la sosta al pub.

Considerando proprio questi ultimi eventi è chiaro che diminuire il numero di spettatori diminuisce i rischi di contagio proprio perché riduce le occasioni in cui si viene a contatto con il virus. Sono queste occasioni che non riguardano tanto lo stare seduti allo stadio ma l'usufruire di vari servizi in cui vi sono affollamenti e vi è bassa circolazione di aria. In questo senso, la norma della riduzione della capienza negli stadi è comprensibile, sebbene dovrebbe essere rivalutata nelle prossime settimane quando si avrà maggiore contezza dell'andamento dei contagi. Meno condivisibile, invece, è la norma della riduzione delle distanze, che di fatto può avvantaggiare alcune squadre rispetto ad altre. Un punto è chiaro per chi vuole seguire comportamenti corretti: se si va a un evento meglio assistere allo spettacolo ed evitare, per quanto possibile, bar, corridoi e toilette.

Intanto, in Inghilterra gli scienziati del "Events Research Programme" stanno studiando i dati raccolti a Wembley durante la finale degli europei di calcio contro l'Italia. Lo studio non prevede tamponi prima e dopo l'evento, un metodo che si è rivelato poco efficiente nella prima fase del programma. Sebbene questa fase sia promettente in termini di risultati, ancora non ottenuti, il 19 luglio il governo inglese ha deciso di terminare le restrizioni. Gli scienziati del programma hanno dichiarato il loro disappunto temendo un effetto negativo sulla popolazione: quello di far pensare a tutti che frequentare i grandi eventi non sia rischioso.

L'esempio dell'Olanda dovrebbe far riflettere: il 26 giugno il governo aveva cancellato le restrizioni, incluse quelle riguardanti gli eventi di massa, ma all'inizio di luglio è dovuto tornare indietro nelle sue decisioni. Le infezioni erano aumentate del 500 per cento.

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Luca Sciortino