Ghali sanremo
(Ansa)
Politica

Razzismo e regime. Sanremo ed il calcio sbugiardano gli allarmisti di sinistra

Sul palco dell'Ariston ed allo stadio Olimpico di Roma sono successe cose che smentiscono i racconti di una sinistra di un paese prigioniero di chissà cosa e che invece si dimostra libero, come pochi altri

Se c’è una parola abusata quella è «razzismo». Basta guardare quanto successo nelle ultime ore. Partiamo da Sanremo dove le polemiche per il secondo posto di Geolier hanno portato molti ad accusare il resto d’Italia di «avercela con i napoletani». A parte che stiamo parlando di un cantante che ha vinto la serata dei duetti ed è arrivato secondo nella classifica finale (non ultimo, secondo) e quindi viene difficile pensare che sia stato obiettivo di chissà quale trama razzista nordcentrica, quello che proprio stona è questo pensare al razzismo, in questo caso non per il colore della pelle ma per la provenienza geografica. Poche ore prima, sullo stesso palco, Ghali, rapper milanese di genitori tunisini, aveva cantato «Italiano Vero» di Toto Cutugno, diventando immediatamente idolo assoluto del mondo della sinistra. A parte che il passato dimostra che essere portato sul palmo delle mani dalla sinistra che un anno fa era tutta prona davanti a Chiara Ferragni, diciamo che non porta proprio benissimo (vista la situazione attuale della regina delle influenze), ma come si fa a definire l’Italia ancora un paese razzista quando sul principale palco del principale spettacolo dell’anno del paese ci sono ragazzi come appunto Ghali, o Mahmood o altri ragazzi italiani di seconda generazione perfettamente integrati e le cui origini contano meno di zero davanti agli applausi del pubblico. Razzismo…

Dal palco dell’Ariston allo stadio Olimpico di Roma dove centinaia, almeno, di tifosi hanno intonato il classico «devi morire» ad Acerbi, giocatore dell’Inter, ex laziale. Un coro che a Roma lo ha accompagnato altre volte e che gli fa ricordare la sua battaglia, vinta, con un cancro ad un testicolo. Il grido non ha comportato alcun tipo di provvedimento durante e dopo la partita. Andò diversamente ad Udine dove 12, dicesi 12, non un intero settore, insultò il portiere del Milan, Maignan con insulti razzisti ed il più classico dei «negro di m…». partita sospesa, responsabili identificati e condannati al raspo a vita, curva e società friulana penalizzate. A parte che uno degli identificati era un uomo di origine africane, nero pure lui (qui siamo al razzismo che diventa barzelletta, proprio) quello che non si capisce è quale sia il criterio. Il calcio di fatto accetta ogni tipo di insulto ed offesa tranne quelli razzisti. Di fatto si accetta l’antisportività, la violenza verbale, l’offesa gratuita, la maleducazione ma il razzismo, quello no, come fosse il peggiore, anzi, l’unico dei mali.

Politica, pura politica. Un tema che non esiste ma che viene utilizzato per questioni politiche, anzi, di politica di sinistra. A proposito…

Durante Sanremo il Pd ha manifestato fuori dalla sede della Rai contro la Tv Meloniana… il regime… A Sanremo abbiamo visto il trionfo dell’esatto contrario, della libertà assoluta, del «fluido» in tutti i sensi senza alcun tipo di limiti, e ci mancherebbe altro. Abbiamo visto tutti liberi di esprimere se stessi, persino su tematiche politiche che con la musica non hanno nulla a che vedere. In un regime, anche solo minimo, tutto questo non sarebbe mai potuto succedere.

L’Italia resta un paese libero e non razzista. Il resto sono chiacchiere che hanno stufato.

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Andrea Soglio