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(Getty Images)
Politica

La reazione scomposta post Abruzzo mostra tutti i limiti del Campo Largo

Dopo la sconfitta i vari partiti aderenti alla coalizione si stanno rinfacciando colpe e responsabilità mostrando quanto questa unione sia basata sul nulla

La forza di una squadra la si vede soprattutto quando si perde; regola calcistica che vale benissimo anche in politica. Il giorno dopo la sconfitta in Sardegna il centrodestra si è riunito per analizzare il risultato, incontro in cui è stato trovato l’accordo sulle candidature gradite da tutti per Abruzzo, Basilicata ed altre elezioni amministrative locali. Una reazione immediata, chiara, per mettere a tacere le polemiche interne legate alla scelta (sbagliata) di Truzzu in Sardegna. Fine delle trasmissioni.

Da ieri mattina, dal momento in cui Marsilio e la maggioranza hanno festeggiato e salutato il successo (largo) in Abruzzo la sinistra ha mostrato e sta ancora mostrando oggi tutte le debolezze e le divisioni interne. Ce n’è davvero per tutti i gusti.

Cominciamo da Calenda che dopo aver detto «Mai con i grillini» ha aderito al Campo Larghissimo salvo poco fa dire che questa alleanza del tutti-insieme-contro-la-destra non esiste e non ha senso di esistere. Passiamo al Movimento 5 Stelle dove ancora oggi c’è chi ammette (on. Gubitosa ad Agorà, Rai3) che «l’alleanza strutturale con il Pd non esiste» e che «di volta in volta si valuta un programma e poi il nome… altrimenti non abbiamo nessun problema ad andare da soli. Stare insieme tanto per stare insieme non fa per noi…». Andiamo avanti con il Pd che sta mostrando soddisfazione per il voto di ieri: «siamo cresciuti di 4 punti e siamo il primo partito dell’opposizione», giusto per ribadire quale sia la priorità dei del: superare il M5S, il resto si vedrà.

Non parliamo poi degli opinionisti di sinistra: per due settimane ci hanno tediato sul successo in Sardegna, spiegando che il «vento era cambiato ed il governo allo sbando…» (ricordate la famosa: abbiamo sconfitto con le matite i manganelli…) che «il voto in Sardegna era la bocciatura della Meloni» oggi, dopo 14 giorni, hanno ammesso che due settimane fa il centrodestra anche in Sardegna ha preso più voti (49% contro 42%) e che la vittoria della Todde è stata solo legato allo scontento verso Truzzu per una manciata di voti (forse da riconteggiare). Insomma, hanno detto prima bianco e poi nero… E non poteva mancare la madre di tutte le scialuppe di salvataggio: ritorniamo al proporzionale.. Si, il grido di chi si rende conto che non esistendo una coalizione coesa contro il centrodestra chiede una modifica della legge elettorale. E poco importa se questo comporterebbe un ritorno all’ingovernabilità, quello che conta è trovare il modo di non far vincere ancora Meloni-Tajani-Salvini.

Ultimo dato, giusto per spiegare come stiano le cose nel Campo Largo o Larghissimo. Mancano dieci giorni alla presentazione delle liste e dei candidati per le elezioni regionali in Basilicata; il nome del candidato di sinistra è ancora sconosciuto, ci sono infatti frizioni tra Pd e M5S, frizioni che riguardano anche la scelta del candidato per il Piemonte. Si andrà probabilmente ad una spartizione delle poltrone, una a me ed una a te, per la rabbia degli altri partiti che non vengono nemmeno presi in considerazione (ma che diventano preziosi quando si tratta di contare i voti).

Giorgia Meloni ieri, festeggiando la vittoria in Abruzzo, ha detto: «Non conta quanto sia largo il campo ma quanto sia coeso». Semplice, chiaro, efficace e soprattutto vero.

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Andrea Soglio