Giorgia meloni conferenza stampa
(Ansa
Politica

Meloni: "Non sono ricattabile" e mette a tacere gli allarmisti

Scagionato Salvini su Verdini, dura con Pozzolo e Degni. Il capo dello stato non le manda a dire nella conferenza di inizio anno, rimandata per motivi di salute

Il premier è tornato sotto i riflettori. Sfoggiando, diciamo così, una guida sportiva. Nella conferenza stampa di inizio anno (doveva essere di fine anno, è stata rinviata per problemi di salute), ha pestato sull’acceleratore sul fronte della politica interna, ma scalando le marce sui rapporti con l’Europa. Probabilmente non si poteva fare di più, per evitare di ribaltarsi in partenza d’anno. Chi si aspettava uno “show a tutto campo” dopo la convalescenza, forse si era semplicemente illuso. Il capo del governo si è mostrato combattivo sulle polemiche di breve periodo e sui temi identitari, come ad esempio la natalità: cautela, piuttosto, sui grandi temi europei con cui dovrà misurarsi nei prossimi mesi.

Insomma, non sono stati esattamente “botti di inizio anno”, ma qualche mortaretto è partito, soprattutto verso chi, periodicamente, solleva allarmi democratici. Per esempio è stato rimesso al suo posto Giuliano Amato, che non si sa su quali basi ha suonato le campane a morto per la libertà nel nostro Paese. Ed è stata lanciata la staffilata contro Schlein e Gentiloni, rimasti “silenti” dopo le dichiarazioni politicizzate del magistrato della corte dei Conti Marcello Degni. Dunque Meloni ha risposto senza giri di parole sulle polemiche dell’oggi, auspicando la sospensione del deputato “pistolero” Pozzolo, giudicato “irresponsabile”. Anche se la presa di posizione più interessante è quella sul premierato, probabilmente uno dei fascicoli più corposi del 2024, “La madre di tutte le riforme”: sul tema, Meloni ha tirato dritto, respingendo in toto l’accusa di voler limitare i poteri del Capo dello Stato. E dimostrandosi pronta di affrontare un referendum, pur mettendo le mani avanti memore degli inciampi renziani: “Non sarà un voto su di me”.

Parallelamente, sui rapporti con la commissione europea, in una fase delicata come questa, non c’è stata la volontà di gettare ulteriore benzina sul fuoco. Il passo di lato è già stato fatto, con lo stop alla ratifica della modifica del Mes: una scelta difesa oggi davanti ai giornalisti con la necessità di ritoccare uno strumento “obsoleto”. Ma per il resto, è regnata la prudenza: sulla scelta di candidarsi personalmente in Europa non c’è ancora il verdetto. E restano da sciogliere i nodi delle strategie in vista del voto europeo: interpellata, Giorgia Meloni ha assicurato che non ci saranno alleanze con la sinistra, precisando però che in sede di formazione della Commissione potranno essere prese scelte diverse. Con ciò dribblando le frizioni sulla difficile armonia tra la Lega sovranista e la Forza Italia moderata. E non è ancora chiaro come Fratelli d’Italia si rapporterà con il fronte della “destra-destra” europea, che pure sta crescendo nei consensi. Prendere posizione adesso, prima dell’Epifania, avrebbe generato soltanto problemi. C’è tempo: il 2024, anno politicamente decisivo, è appena cominciato.



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Federico Novella