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(Ansa)
Politica

La sinistra scende in piazza divisa e senza Pace

Tra Milano e Roma dal Pd al M5S per finire con Azione oggi è il giorno delle manifestazioni con diverse visioni e contraddizioni sulla pace

Una, cento, mille piazze. Per una, cento, mille sinistre. Gli oppositori al governo ricadono in ordine sparso tra Milano e Roma, in un coro in cui le parole d’ordine si confondono, i distinguo sul nemico sfumano i contorni della protesta, e dove in buona sostanza la manifestazione di oggi per la Pace diviene l’ennesimo palcoscenico dei protagonismi, il teatro mediatico da cui lanciare messaggi politici che poco hanno a che vedere con il conflitto in Ucraina.

In linea di massima ci sono due tipi di Pace proclamati oggi. Quella di Roma, e quella di Milano. Quella anti-armi, e quella pro-armi. La pace rivendicata nella capitale anche dal Partito Democratico è quella dal concetto più inafferrabile. Una definizione appositamente ritagliata dagli organizzatori in maniera vaga per consentire a tutti di starci dentro. “Cessate il fuoco subito” e “negoziamo per la pace” può voler dire tutto e nulla. E infatti sui sampietrini romani sfilano Enrico Letta e i sindacati, De Magistris e Potere al Popolo, antiamericani e comunistoidi, l’associazionismo cattolico e ovviamente Giuseppe Conte, cui il Pd non può consentire di prendersi da solo la scena. Così Enrico e Giuseppe sfilano senza bandiere da separati in casa, anzi separati in corteo, gareggiano per avere un rapporto privilegiato con i pacifisti. E si lanciano occhiate a distanza, sapendo che una parte dei rispettivi partiti non disdegnerebbe una liason politica nell’immediato futuro.

L’altro pezzo di opposizione intende la Pace in maniera decisamente più filo Nato, e manifesta a Milano sotto le bandiere del Terzo Polo (con qualche aggiunta dem, come il sindaco di Bergamo Gori). In un sostegno senza riserve a Kiev che probabilmente da Roma suonerà come una posizione guerrafondaia (come se la guerra l’avesse scatenata la Nato e non Putin). Ma anche nella piazza milanese, dietro i proclami contro l’invasione russa, si muovono le pedine della politica: sul selciato con Calenda e Renzi scenderà anche Letizia Moratti, appena dimessa dalla vicepresidenza della Regione Lombardia e subito arruolata dai centristi come possibile candidato nella corsa alle regionali. Sotto le bandiere ucraine, che saranno sventolate a Milano senza remore, accorreranno le intellighenzie centriste, da Casini a Cottarelli, per immaginarsi insieme nei prossimi appuntamenti politici.

In definitiva, la Pace sarà declinata oggi in modi molto diversi. Troppo diversi per partiti che pretenderebbero di stare uniti per costituire un’alternativa al centrodestra. Dietro l’appuntamento pacifista, però, si nasconde l’occasione per strizzare l’occhio al proprio elettorato (più o meno pacifista, più o meno atlantista). In questa commedia, vale la pena di notare come i due nuovi santini del centrosinistra che verranno in qualche modo portati in processione, i due volti “nuovi”, sono Conte e Moratti. L’uno ex avvocato del Popolo, fino a ieri accusato di aver fatto esplodere il governo Draghi. L’altra, ex ministra di centrodestra, fino a ieri inchiodata al suo passato berlusconiano. Ancora una volta, riemerge a sinistra la sindrome del Papa straniero. Osannato, sotto le bandiere della pace, in una coalizione sfiancata dalle guerre interne.

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Federico Novella