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ANSA/ETTORE FERRARI
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Dov'è finita l'opposizione di sinistra

Al populismo sfrenato il PD risponde con un populismo di rimando. Non basta dire “compreremo i pop corn” per godersi lo spettacolo

Dove sono finiti tutti? Tutti quelli che in questi anni hanno considerato il Movimento 5 stelle un partito di sprovveduti e i leghisti un gruppetto di facinorosi?

Dove erano mentre l’ex parlamentare Alessandro Di Battista mandava velate minacce a Mattarella? Mentre il Presidente della Camera Fico ascoltava l’inno nazionale con le mani in tasca con quell’aria dimessa del cittadino in fila alla posta e soprattutto quando il Prof. Giuseppe Conte è stato scelto come futuro premier con un programma scritto da altri e un curriculum tutto da verificare?

A volerla fare l’opposizione, ci sarebbe materiale in abbondanza. E invece il silenzio in cui si muovono le nuove forze di governo è quasi connivente. Non c’è altro, oltre alla loro voce e solo Forza Italia che in qualche maniera ha tenuto a battesimo l’alleanza Lega – Movimento che oggi alza la voce di fronte all'impostazione del contratto di governo, annunciando voto contrario alla fiducia.

Dov'è la sinistra?

Ma manca tutto un pezzo di politica dai radar. Pd, Leu e persino Potere al Popolo, dove sono finiti? Non parliamo della sinistra, perché bisognerebbe chiedersi se i partiti eletti (Pd e Leu) possano ancora definirsi tali, ma se non altro di quel pezzo di emiciclo che si è presentato come forza di centro sinistra, ma che in 80 giorni non è stata in grado neppure di riunirsi per analizzare la sconfitta e l’attuale fase politica, che è oggetto di discussione in tutta Europa tranne che nelle nostre assemblee di partito.

Il Pd si è avvitato nella solita e sterile discussione sul segretario da sacrificare sull’altare delle colpe, prima Renzi, adesso Martina. Nelle Direzioni e nell’assemblea che si sono tenute dal 4 marzo, è mancata completamente un’analisi della sconfitta, ma soprattutto un piano di azione per questi mesi di opposizione che si prefigurano all’orizzonte. Tanto che qualcuno dei delegati all’ultima assemblea se l’è presa seriamente contro i dirigenti troppo persi nelle logiche di partito per rendersi conto di quello che sta accadendo nel Paese.

Di quelli di Leu non si hanno che sporadiche notizie. Questo weekend dovrebbero tornare a riunirsi per decidere cosa fare da grandi. Ma sinceramente, dal partito che accoglie gli ex Presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini, ci saremmo aspettati almeno un sussulto di sdegno contro il calpestio ripetuto delle prassi istituzionali e della figura di Mattarella in queste ultime settimane di “contrattazione” tra Salvini e Di Maio.

La calma piatta che accompagna questa fase non fa che lasciare uno spazio sterminato alla fantasia politica dei due attori in campo. L’opposizione dovrebbe invece puntellare azioni, dichiarazioni, fatti e criticare ferocemente la scelta di un premier terzo, con zero esperienza amministrativa e nessuna reputazione europea che dovrebbe rappresentare l’Italia all’estero senza alcun curriculum politico in importanti partite europee.

Cosa ci vuole per svegliare dal sonno le opposizioni? Probabilmente un terremoto politico che sgombri dal campo tutto il vecchio che in questi anni, anziché deridere il Movimento e di conseguenza i suoi elettori, avrebbe dovuto interrogarsi sul perché si perdevano i consensi proprio nelle periferie a vantaggio dei grillini.

Basta con il populismo di rimando

Salvini su un punto ha ragione: questo è il governo del popolo contro le élite. Perché a guardare i flussi elettorali gli altri hanno preso i voti nei quartieri bene e tra quelle fasce di cittadini che non si preoccupano troppo di come arrivare alla fine del mese.  

Al populismo sfrenato abbiamo sentito alcuni pezzi del Pd rispondere con un populismo di rimando. Non basta dire “compreremo i pop corn” per godersi lo spettacolo e aspettare, forse, lo sfacelo (che non è affatto detto che arrivi). Un pezzo della classe politica si sta tirando fuori e invece il suo elettorato chiede impegno, presenza, politica e finalmente serietà. Meno slogan e più pensiero.

Per questo l’avviso continua a essere lo stesso: AAA Opposizione cercasi disperatamente.

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Sara Dellabella