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(Ansa)
Politica

La doppia faccia di Di Maio sulle parole di Medvedev

Da leader di Impegno Civico l'ex grillino parla di pericolo, minaccia, preoccupazione. Ma da Ministro degli esteri non ha fatto nulla

Da 24 ore il tema centrale della politica sono le parole di Dmitri Medvedev, l’ex presidente russo, ex primo ministro e negli ultimi mesi diventato forse il falco più estremista di tutto il Cremlino: «Europei, punite i governi per la loro evidente stupidità», ha tuonato Medvedev.

Immediata la reazione della sinistra che ha visto in queste frasi un’ingerenza nell’ormai prossimo voto in Italia attaccando per questo il centrodestra reo di essere (dicono loro) molto, troppo vicino per non dire amico, di Putin. E così è da 24 ore che tutti gli esponenti della sinistra ricordano l’amicizia Putin-Berlusconi, le frasi della Meloni (di diversi anni fa) sul leader russo, le magliette con Putin indossate da Salvini.

La questione è però molto più complessa e va analizzata con calma e lucidità.

Partendo da quello che è oggi il peso reale di Medvedev a Mosca; cioè se le sue parole sono davvero il pensiero del Cremlino o una pura e semplice opinione personale. Tutti i massimi analisti russi sono unanimi nel raccontare, dall’inizio della guerra con l’Ucraina non da oggi, come Medvedev sia di fatto finito in un angolo, lontano da Putin e dal suo cerchio magico di consiglieri più fidati. E la sua scarsa lucidità la dimostrano anche altre dichiarazioni di questo 2022 di Medvedev tra cui questa, indimenticabile, dello scorso 7 giugno: «Occidentali vi odio, vivo per farvi sparire». Insomma, Medvedev appare a tutti gli esperti un politico in crisi, poco lucido che cerca con queste dichiarazioni di riconquistare a Mosca la visibilità perduta.

C’è poi la politica italiana. Salvini ha respinto le polemiche e le accuse ricordando che alla fine «in Italia votano gli italiani». Anche Forza Italia e Giorgia Meloni hanno ribadito la loro posizione internazionale atlantista e pro Ucraina. Ma c’è una cosa strana che merita una riflessione.

Tra i più critici, tra i più decisi ad attaccare le parole di Medvedev e pressare il centrodestra c’è Luigi Di Maio. Il leader di Impegno Civico ha definito in tv e sulle agenzie «"Gravissime e pericolose le affermazioni di Medvedev. Sono parole inaccettabili, che ci preoccupano fortemente anche perché arrivano dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo. Non è un segnale di dialogo, non è un'apertura verso un cessate il fuoco, non è un tentativo di ritrovare la pace, ma sono parole inequivocabili di minaccia verso chi sta cercando con insistenza la pace”. Minacce, preoccupazione, parole gravissime e pericolose. Insomma, Di Maio è davvero preoccupato, per non dire spaventato. Parliamo ovviamente del Di Maio, politico, impegnato in slogan da campagna elettorale. Perché il Luigi Di Maio ancora in carica come Ministro degli Esteri non ha fatto nulla; avrebbe ad esempio potuto convocare l’ambasciatore russo a Roma per chiarimenti, o azioni simili. Invece nulla.

Insomma il Di Maio che sta alla Farnesina ritiene le parole di Medvedev frasi poco degne di attenzione; ma quando esce dal suo ministero e fa campagna elettorale ecco che le stesse frasi si trasformano in una minaccia al Paese.

Sappiamo tutti che Mosca prova, di nascosto, con mezzi poco leciti a difficilmente leggibili, da anni prova ad influenzare via social l’opinione pubblica. Lo ha fatto negli Usa, in Francia, proverà a farlo anche in Italia. Un pericolo serio e reale su cui l’intelligence e la Polizia Postale stanno lavorando. Questo dovrebbe preoccuparci. Non le parole di un politico russo diciamo così «colorito» che non spaventano nemmeno il nostro ministero degli esteri.

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Andrea Soglio