cospito
(Ansa)
Politica

Sul caso Cospito lo Stato e la Giustizia non devono fare passi indietro

Giusto occuparsi e difendere la salute sua come quella di ogni carcerato. Ma per dare credibilità alla giustizia ed allo Stato bisogna avere certezza della pena e non cedere alle minacce ed alle violenze di piazza

Ci sono delle cose che non vanno mai dimenticate e devono fungere da «dogma» quando parliamo di ogni carcerato, compreso quindi Alfredo Cospito. La prima è che anche se delinquenti lo Stato ha il dovere di proteggere la loro salute. Quindi anche Cospito, in sciopero della fame da mesi, come l’ultimo dei carcerati ha diritto alle cure necessarie per proteggere la sua vita. Su questo il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato molto chiaro ,spiegando che tutto è stato e sarà fatto da questo punto di vista.

Il secondo dogma è la «certezza della pena». Troppo spesso in questo paese delinquenti, anche pericolosi, hanno potuto godere di privilegi, permessi, sconti di pena. Tutto questo mina le fondamenta dell’intero sistema giudiziario, screditandolo e facendolo danni enormi. E queste sono regole che dovrebbero valere sempre e per tutti.

Ci sono poi dei ragionamenti che riguardano il caso singolo.

Alfredo Cospito è un leader, un Capo riconosciuto non solo dal movimento anarchico italiano ma in tutta Europa. Per chi non conoscesse lui e la sua storia va ricordato che è stato condannato al carcere duro, il 41 bis, per l’attentato contro un dirigente dell’Ansaldo, Roberto Adinolfi, gambizzato per strada con la stessa tecnica usata negli anni ’70 dalle Brigate Rosse. Sempre sua la firma dell’attentato alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano. I giudici lo hanno condannato al carcere duro perché ritengono che possa ancora gestire, comandare, guidare proteste ed azioni pericolose. E gli incidenti di questi giorni, gli assalti, le buste con i proiettili, le manifestazioni e gli scontri con la Polizia in Italia ed in Europa dimostrano come l’opinione dei magistrati sia esatta e quindi di fatto come la loro scelta del 41 bis sia corretta.

In più; non è di certo davanti alle violenze ed alle minacce che lo Stato possa fare concessioni. La grazia richiesta da alcuni come eventuali ripensamenti devono arrivare in silenzio, in momenti di pace sociale, non nel bel mezzo di scontri e violenze.

C’è poi un’altra cosa che merita una sottolineatura.

Dalla parte di Cospito si è schierata una parte del mondo intellettuale, politico, legato in parte alla sinistra; persone, ex parlamentari che partendo dal caso di Cospito attaccano il carcere duro etc etc etc. La domanda che facciamo a questi è la seguente: non fosse stato un anarchico ma un esponente di destra avrebbero combattuto la stessa battaglia? La risposta è ovviamente No. Si sa infatti che la giustizia infatti per alcune persone non solo non dev’essere certa ma deve variare a seconda della posizione politica del condannato: pugno duro contro i fasci, guanto di velluto verso i compagni.

Per fortuna su questo caso il Governo, da Giorgia Meloni a Nordio, da Piantedosi ai leader dei partiti di maggioranza hanno scelto la linea della fermezza non perché «contro» qualcuno, ma perché a favore della Giustizia. La nostra, si sa, è malata, da anni. Per guarirla serve puntellare le fondamenta. Senza eccezioni.

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Andrea Soglio